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Impianto rifiuti Empoli, Cgil: "Rimettere la discussione su binari costruttivi"

"Si vedano i progetti, ci si confronti con tecnici non solo dei proponenti ma soprattutto terzi, si coinvolgano associazioni e cittadini che animano i comitati e hanno mostrato competenze utili"

Come CGIL empolese-valdelsa riteniamo indispensabile rimettere la discussione sul ciclo dei rifiuti sui binari dell’approfondimento e della discussione costruttiva, sperando ve ne siano ancora le possibilità. Ci sono alcuni punti che a seguito del dibattito che ha coinvolto il territorio riteniamo importante sottolineare:

1. la CGIL è da sempre interessata ad affrontare il tema della chiusura del ciclo dei rifiuti. Dalla raccolta differenziata, al riciclo, allo smaltimento e riduzione del residuo indifferenziato. Registriamo che la discussione empolese è rimasta zoppa anche per l'assenza di un piano strutturato della Regione che oltre a dare degli obiettivi avrebbe dovuto dire come intendeva raggiungerli. Invece il piano manca e ci si è limitati a chiedere alle società che gestiscono rifiuti di aderire ad una manifestazione di interesse, cioè di chiedere a loro come pensano di chiudere il ciclo dei rifiuti, non proprio una politica di piano. Invece l’intervento attivo della Regione sarebbe indispensabile per capire se un impianto ad Empoli dovrebbe servire per l'Ato centro o per tutta la Regione, e per capire come
legare le sue ipotetiche dimensioni con l'impegno regionale a ridurre il residuo indifferenziato nei prossimi anni.

2. la CGIL ritiene, così come indicato dalla UE, la discarica la peggior soluzione possibile per smaltire i rifiuti. Sia che venga fatta qua, sia che venga fatta in altri territori. Occorre ridurre i rifiuti e costruire impianti moderni sicuri ed efficaci per il loro smaltimento senza incenerimento. La trasformazione del residuo indifferenziato in combustibile ci sembra una strada interessante e sicuramente il futuro da governare.

3. la manifattura e i distretti industriali sono un elemento di produzione di lavoro stabile e tenuta sociale. Siamo contrari alle chiusure aziendali e alle delocalizzazioni, questo significa ancora legare le produzioni al territorio. Siamo per il progresso che produca miglioramento della vita e del lavoro. È il lavoro a dare dignità alle persone, purché sia un lavoro fatto con dignità. E purtroppo troppo spesso non è così soprattutto negli appalti. Siamo per la definizione di impianti che puntino sull'innovazione tecnologica e non puntino sullo sfruttamento intensivo del lavoro, che puntino cioè sulla sua valorizzazione qualitativa anche con una prospettiva di riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. La nostra idea è un modello di sviluppo che punti sulla qualità delle produzioni e del lavoro.

Un nuovo modello di sviluppo sostenibile, passa anche da rendere strutturale nel concreto il concetto di Economia Circolare, provando ad immaginare dei veri Distretti di Economia Circolare nelle aree industriali del nostro territorio per fare sistema tra ciò che è di interesse pubblico e ciò che è di interesse privato, dove il territorio e con essi i cittadini tutti sia che siano lavoratori, pensionati, studenti, professionisti, imprenditori diventino centrali nelle decisioni. Rispetto all'attuale discussione, nel momento in cui ci è stata prospettata l'ipotesi abbiamo risposto seguendo queste linee di analisi: Siamo interessati a un confronto che possa affrontare il tema della chiusura del ciclo dei rifiuti potenzi il tessuto industriale, definisca innovazione e qualità del lavoro, e ne siamo ancora convinti.

Tutto questo è però subordinato a una precondizione non contrattabile: la garanzia che sia un impianto che non danneggi la salute dei lavoratori e dei cittadini. Anche per questo abbiamo sempre pensato che servisse un percorso di partecipazione e confronto territoriale, che vedesse come attori l'amministrazione, le associazioni e i cittadini in una discussione trasparente e ordinata per capire di cosa si parla, cosa vuol dire affrontare la questione dei rifiuti, per capirne gli impatti e le emissioni, la sostenibilità generale, le dimensioni, etc., e solo dopo decidere, in un patto con il territorio, se ci sono le condizioni per farlo, prima ancora che partano i rilievi degli Enti preposti a cui spettano le autorizzazioni vere e proprie. Anche perché non sfugge a nessuno che la vicenda KEU è una ferita aperta nel territorio, in cui vi è stata una perdita di fiducia nelle strutture statali, che non può essere sottovalutata.

In una prima fase l'amministrazione ha chiesto di presentare il progetto in consiglio e poi di fare incontri informativi. Cosa che abbiamo ritenuto utile. Ad oggi ALIA non ha ancora presentato un progetto dettagliato e ad alcune questioni puntuali non è stata in grado di rispondere in modo esauriente. Sarebbe dunque assurdo dire come CGIL che siamo favorevoli a questo impianto specifico. Si vedano i progetti, si discuta, ci si confronti con tecnici non solo dei proponenti, ma anche e soprattutto terzi, si coinvolgano le associazioni che hanno competenze e i cittadini che animano i comitati e hanno mostrato competenze utili. Si chieda soprattutto alla Regione che politica ha sull'impiantistica regionale.

Come CGIL, se ci saranno le occasioni per un confronto vero, porteremo le nostre idee, porteremo la centralità del lavoro in un territorio come quello empolese che ha sempre fatto del lavoro la sua identità e tenuta sociale. Noi non siamo né forza di governo né forza di opposizione, siamo una grande organizzazione sociale di rappresentanza ed è con questa nostra forza e caratteristica che orientiamo la nostra azione.

Fonte: Cgil Empolese-Valdelsa

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