Le Piastre piangono Luciano Corsini, giornalista di razza
Se n’è andato di sabato sera, come in un appuntamento mondano da non perdere. All’età di 94 anni, Luciano Corsini ha lasciato questo mondo stretto nell’abbraccio dei familiari nella sua casa in Brera. È stato giornalista, viaggiatore e scopritore di talenti.
Partito in gioventù da Le Piastre, minuscolo paese della Montagna Pistoiese, ha conosciuto il mondo intero grazie a un naturale spirito giornalistico. Da Firenze a Bologna, fino a Milano, si è costruito una carriera degna di nota per merito di un innato intuito e di un carattere sempre costruttivo.
Dal 1954 al 1975 ha lavorato per “Selezione dal Reader’s Digest”: prima come responsabile del rapporto con gli abbonati (1 milione in Italia), quindo capo dell’Ufficio Stampa, poi direttore delle relazioni pubbliche. I successivi 15 anni li trascorre al quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” come capo servizio della redazione Rapporti e temi (grandi inchieste).
Negli anni ‘90 ha ricoperto il ruolo di direttore del centro informazioni delle borse italiane. Sempre di quel periodo rimangono memorabili le apparizioni televisive su Rai 2 alla trasmissione “Quelli che il calcio” in compagnia dell’amico fraterno, Everardo Dalla Noce. Nel 2013 ha ricevuto la medaglia d’oro alla carriera dall’ordine dei giornalisti di Milano.
Tante le collaborazioni con giornali e riviste, molte delle quali sparse per la penisola italiana e cresciute, se non create, grazie a lui. Nel pistoiese è stato primo direttore della rivista Naturart (Giorgio Tesi editrice) e ha ideato il giornale "Il Reno", edito dall'Accademia della Bugia, di cui è socio fondatore.
Ha formato con passione vera una schiera di giovani giornalisti, divenuti direttori di importanti testate e colleghi di punta della comunicazione. Perché Luciano aveva la passione schietta e sincera, come toscanità impone, per le persone. Le valutava in pochi istanti,le aiutava a crescere e ne rimaneva legato per la vita. Per questo poteva vantare amici in ogni angolo di mondo anche mai dimenticava la sua Montagna Pistoiese.
Luciano lascia la moglie Enza, le due figlie Raethia e Saida, cinque amatissime nipoti e un’infinita di aneddoti nel cuore della gente che lo ha conosciuto.