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Dalle missioni di pace al servizio in parrocchia: la storia di Vincenzo Orlando

Una vita intensa quella di Vincenzo Orlando, che poche settimane fa è stato ordinato diacono dal cardinale Giuseppe Betori nella cattedrale di Firenze. La conclusione di un percorso spirituale iniziato durante il suo lavoro di medico dell’esercito che lo ha portato anche in zone di guerra, assistendo soldati e civili. Dai Balcani, alla Somalia, all’Ucraina.

La sua storia viene raccontata nel numero di Toscana Oggi di questa settimana. In pensione col grado di generale, ma ancora attivo come sanitario convenzionato con l'arma dei carabinieri, Vincenzo Orlando (sposato, con una figlia) svolge il suo servizio ecclesiale nella parrocchia fiorentina di San Jacopino. È anche uno dei pochi medici militari ad avere l'abilitazione e il difficile addestramento allo sgombero in elicottero dei campi di battaglia: «Non si prescinde dall'assistenza ai nostri militari, che sono il motivo per cui esistono gli ospedali militari da campo; ma nella peculiarità della specializzazione prestavo anche molta assistenza ai civili. In Somalia avevamo addirittura una sala parto e la sala operatoria nella savana che ha dato moltissimo supporto alle Ong: quando c'erano problemi su parti difficili o altro si rivolgevano a noi».

«Sono stato in Albania – racconta - negli ospedali di un Paese che veniva da un regime durissimo; Somalia nel '93, poi tutti i Balcani: Kossovo, Macedonia, di nuovo in Albania e nella missione Nato in Ucraina – continua il medico – Come Forze Armate vediamo le sacche di criticità, siamo i primi ad arrivare in zone che sono oggetto di distruzione, bombardamenti, povertà. Ma noi siamo sempre andati per ricostruire, le Forze armate italiane non hanno mai attaccato: interveniamo per stabilizzare la pace, come da spirito costituzionale».

Mentre girava il mondo per aiutare le popolazioni martoriate dalla guerra, contemporaneamente continuava il suo percorso spirituale. Dal  2016 frequenta la Facoltà teologica dell'Italia centrale, a dicembre discuterà la tesi in teologia biblica. Il suo obiettivo è quello di restituire, nel suo servizio di diacono, quello che ha ricevuto dalla vita: «Quante volte – racconta - ho visto nascere i bambini, è commovente questo dono della vita! E la stessa cosa l'abbiamo con la morte: noi abbiamo una grande occasione come medici, quella di accompagnare le persone nella sofferenza e nella morte. Anche questo ti fa accrescere il tuo senso di prossimità, per cui mi sento di volgere tutta la mia azione scientifica al servizio del prossimo. Non è retorica, infatti la mia tesi in teologia biblica ha come argomento la presenza di Dio nella sofferenza dell'uomo».

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