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Silent Witness, a Palazzo Stefanelli le sagome delle vittime di femminicidio

Sagome che rappresentano le testimoni silenziose, donne uccise dai loro compagni, mariti, padri, fratelli, amici. E' la mostra "Silent Witness", che il Comune di Pontedera ospita da stamani nell'atrio di Palazzo Stefanelli dove rimarrà per tutta la settimana, in concomitanza con una serie di iniziative per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una serie di eventi organizzati in collaborazione tra l'Amministrazione Comunale, la commissione Pari Opportunità dell'Unione Valdera, la Commissione regionale per le Pari Opportunità Donna - Uomo della Toscana e la Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna. All'inaugurazione di questa mattina è intervenuta la professoressa Cecilia Robustelli, docente universitaria e componente della commissione regionale pari opportunità.

"La violenza di genere, in particolare la violenza contro le donne, è un tema di misura internazionale sul quale si impegna anche il nostro paese attraverso le istituzioni, i Centri Anti Violenza, le associazioni, la scuola. Negli enti locali esistono le commissioni pari opportunità che hanno, tra i loro obiettivi principali, il contrasto alla violenza contro le donne", ha spiegato Robustelli. "Il Comune di Pontedera si è dimostrato particolarmente attivo nel comunicare sul territorio tutte le iniziative contro la violenza organizzate intorno alla data del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, a partire da quelle nelle scuole e della commissione locale pari opportunità fino a quelle che il Comune stesso ha voluto mettere in campo, per esempio promuovendo la installazione di una serie di sagome rosse, ciascuna rappresentante una donna e ciascuna col nome di una delle donne che hanno subito il femminicidio in Toscana. Una mostra che si chiama Testimoni Silenziose perchè, appunto, intende dare voce alle donne che sono state uccise con un femminicidio e non possono più parlare, ma così possono far sentire la propria voce". Questa mostra, concessa dalla Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna al Comune di Pontedera, verrà visitata dalle scuole e dalla cittadinanza dal 21 al 27 novembre e farà da sfondo ad altre iniziative.

Quello di stamani, come detto, è infatti solo l'inizio di un percorso che arriverà fino a sabato. Giovedì 24 novembre, presso la sede dell'Unione Valdera, in via Brigate Partigiane a Pontedera, alle ore 16,30, ci sarà l'evento Crescere alla Pari, una tavola rotonda sulle politiche educative rispetto alle politiche di genere. Venerdì 25 novembre, in sala consiliare a Palazzo Stefanelli, proiezione di video realizzati dagli studenti del Montale sul tema della violenza di genere che sarà solo una delle iniziative organizzate dalle scuole medie e superiori di Pontedera, in questi giorni, legate a questi contenuti. Sabato 26 novembre, presso il parco di San Rimedio alla Rotta, alle 10,30, inaugurazione di una panchina rossa e, nel pomeriggio, alle 17, presso la sede Auser, presentazione del report Donne per le Donne sull'analisi dei questionari condotti sulle cittadine del quartiere di Fuori Del Ponte, a cura dell'associazione Diritti e Società onlus.

"Molte di queste iniziative nascono dentro percorsi che vengono portati avanti tutto l'anno - sottolinea l'assessora alle politiche sociali del Comune di Pontedera Carla Cocilova - Combattere la violenza sulle donne non vuol dire solo fare iniziative importanti in un determinato periodo dell'anno, ma vuol dire fare un lavoro educativo, con le associazioni, dentro ai quartieri e nella comunità, che va avanti 365 giorni all'anno". "Perchè la violenza di genere è una violenza profonda - conclude Robustelli - che riguarda non una singola persona ma tutte e tutti noi, la nostra civiltà. È una violenza che nasce da una cultura patriarcale ancora viva, come ci ricordano queste sagome, che cova sotto il moderno stile di vita ma riesce ad avere esiti tragici, come ci testimoniano queste sagome. Quindi ben vengano iniziative come queste, che speriamo siano viste anche da persone che abitualmente non riflettono sul concetto di violenza perché la nostra cultura la rappresenta, ma non la contrasta a sufficienza. Guardando queste sagome e i nomi delle donne uccise, leggendo le loro storie dolorose e tragiche, dobbiamo ricordarci che dobbiamo essere noi la loro voce".

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