Dirigenti scolastici all'attacco: "Contratto, burocrazia e Covid: dalle istituzioni ancora nessuna risposta"
Dirigenti scolastici all'attacco: "Contratto, burocrazia e Covid: dalle istituzioni ancora nessuna risposta"
Ancora una volta i dirigenti scolastici si trovano tra l’incudine e il martello, schiacciati dalle costanti criticità che affliggono da anni il mondo della scuola e il mancato riscontro alle loro richieste da parte delle istituzioni. L’anno si è aperto con le ormai note problematiche da fronteggiare a ogni ritorno sui banchi degli studenti, alle quali si aggiunge il mancato rinnovo del contratto nazionale, scaduto da due anni.
“Al di là delle questioni economiche – dichiara Alessandro Artini, presidente ANP Toscana – i dirigenti scolastici sono stati messi a dura prova dalla pandemia e si aspettavano una maggiore attenzione da parte delle istituzioni statali e regionali. Invece, oltre al ritardo nel rinnovamento contrattuale, i presidi sono ancora alle prese con eccessivi carichi burocratici, i quali secondo ANP non dovrebbero ricadere sulle loro spalle. Ne è un esempio la richiesta di documenti da parte di Anac e Monitora PA, soggetto privato che si è auto qualificato come attivista. L’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola ritiene che questo tipo di richieste non vadano avanzate alle singole scuole, in quanto costituiscono un aggravio al lavoro delle segreterie e delle responsabilità dirigenziali. Nel caso di Anac toccherebbe all’Ufficio scolastico regionale rispondere e non ai singoli dirigenti. Per quanto riguarda la richiesta di Monitora PA, che ha giustificato la sua richiesta con il monitoraggio delle attività della Pubblica amministrazione, la situazione è ancor più confusa: forse a causa del cambio di governo, non sono arrivate indicazioni univoche da parte dei vari Uffici scolatici regionali e quello toscano, addirittura, non si è neppure espresso in merito”.
A rendere ancor più complicata l’evasione delle pratiche burocratiche ci pensa anche la carenza di organico delle segreterie; una carenza che, sottolinea Artini, non è semplicemente quantitativa ma anche qualitativa. “In molti casi i collaboratori amministrativi provengono dalla categoria dei collaboratori scolastici, a seguito di una promozione ‘sul campo’. Molti sono animati da buone intenzioni, ma la maggior parte non ha le competenze per espletare il lavoro di segreteria. Questo fa sì che le segreterie manchino di personale competente per quanto riguarda il lavoro digitalizzato e di carattere burocratico. A questo punto, sarebbe meglio se i dirigenti scolastici potessero scegliere il personale che andrebbe a lavorare all’interno dei loro istituti, dai docenti supplenti al personale Ata, così da valutare in via preliminare le competenze possedute”.
Una valutazione, quindi, che abbraccia ogni livello, anche la cattedra: “Spesso a incidere è più l’anzianità di servizio che la competenza. I concorsi pubblici presuppongono un determinato livello, tuttavia la maggior parte de i docenti oggi di ruolo non lo è diventato per concorso ordinario, ma tramite concorsi riservati e GPS non sempre adeguatamente selettivi. Così sono finiti in cattedra insegnanti non sempre preparati e delle cui lacune poi i dirigenti scolastici potrebbero in futuro venire chiamati a rispondere. Di fronte agli attuali malfunzionamenti della scuola serve competenza, non la solamente i numeri, di cui comunque il nostro mondo scarseggia. Senza contare – ammette – che molti docenti arrivano a ricoprire le cattedre ad anno scolastico già iniziato, lasciando gli studenti senza adeguate lezioni per un periodo di tempo più o meno lungo”.
Infine, l’ultimo pensiero va all’elefante nella stanza, cioè i contagi Covid in aumento: “Non sono state predisposte misure di sicurezza e questo crea forte disagio nelle scuole. Non vorrei che alla fine la gestione ricada di nuovo sulle spalle dei dirigenti scolastici, chiamati ancora una volta a prendere decisioni che sconfinano nella sfera sanitaria”.
Giovanni Gaeta