Rider morto a Firenze, Uil: "Perché non tutte le aziende hanno firmato il protocollo?"
L’incidente in cui ha perso la vita un giovane rider di Firenze ha riportato alla ribalta mediatica il problema della sicurezza e delle mancate tutele che attanagliano il mondo del lavoro ed in particolare i lavoratori di questo settore.
Non sono chiaramente mancati l'indignazione, il cordoglio gli appelli e le dichiarazioni di tutti per mettere un freno alla deriva presa ma il rischio concreto, come sempre, è quello di veder spegnere in poche ore tutta questa attenzione per ritrovarla alla prossima tragedia.
Con la Regione Toscana ed alcune aziende locali di food delivery (Runner Pizza, La Consegna, Montegrappa, Tadan e Robin food) i sindacati hanno sottoscritto un protocollo che prevede l'assunzione dei rider come lavoratori subordinati con applicazione del contratto della logistica e solo questo determina il superamento del cottimo e quindi una paga oraria che non deriva da quanto corri, l'eliminazione di racking reputazionali nonché tutte le tutele previste dal CCNL, come la malattia, l'infortunio ecc. Inoltre, il protocollo garantisce corsi di formazione per i rider su codice della strada, igiene degli alimenti, imballaggio e trasporto (a tutela quindi anche dei consumatori), salute e sicurezza coerentemente al documento tecnico di valutazione dei rischi approvato dalla giunta regionale oltre ad altre importanti novità e tutele, fino a ipotizzare incentivi economici per arrivare agli obiettivi di tutele e quindi di sicurezza che il protocollo si pone.
Alle aziende che aderiscono e aderiranno al protocollo sarà assegnato un marchio etico di riconoscimento in modo che, sia i ristoratori che soprattutto i consumatori, possano sapere, decidere e verificare che il rider che gli consegna il cibo sia un lavoratore tutelato E FORMATO.
Restano in sospeso, a questo punto, alcune domande:
Perché le grandi aziende del settore delivery non hanno voluto firmare il protocollo di cui sopra senza nemmeno presentarsi al tavolo? Perché altre aziende del territorio regionale hanno fatto lo stesso, ignorando di fatto il protocollo? Possono piangere se un loro rider ha un incidente?
Quando il marchio etico sarà pronto i ristoratori e gli esercenti decideranno di far portare il loro cibo solo da aziende che aderiscono al protocollo garantendo sicurezza e tutele? Potranno piangere, in caso contrari, un rider che dovesse avere un incidente per portare un loro prodotto?
I politici di ogni schieramento e le Istituzioni sono pronte a fare di tutto (negando permessi, locali, spazi, sponsorizzazioni, o qualsiasi altra cosa necessaria) per spingere le aziende di delivery e gli esercenti a sottoscrivere il protocollo e premiare chi vi ha aderito e vi aderirà accettando di aumentare chiaramente il proprio costo del lavoro in modo che gli aumenti non si ribaltino solo sui consumatori? Potranno piangere altrimenti?
Ed infine, NELLA CONVINZIONE CHE NELLA NOSTRA SOCIETÀ SERVA SOPRATUTTO UN CAMBIAMENTO CULTURALE, se dopo aver fatto bene le cose di cui sopra il marchio etico riuscisse a coprire una buona fetta del mercato delle consegne, i consumatori saranno pronti a scegliere di farsi consegnare il cibo solo da raider a cui vengono garantite tutele e diritti oltre ad avere più sicurezza su come il cibo viene maneggiato e trasportato? Potrebbero "piangere" altrimenti?
Riteniamo che l'impegno del sindacato e di tutti i soggetti coinvolti oggi, oltra a chiedere che venga portato avanti il lavoro avviato dal ministro del lavoro con i sindacati, debba essere quello di dare una forte accelerata all'attuazione del Protocollo Regionale e degli obiettivi che si pone e che abbiamo provato a sintetizzare a tutela dei rider e dei consumatori.
Paolo Fantappiè, Segretario Generale UIL Toscana e Michele Panzieri, Segretario Generale Uiltrasporti Toscana