UniSi, su 'Nature' uno studio su BL Lacertae
Osservare un blazar, ossia un nucleo galattico attivo, per 145 notti negli ultimi 3 anni, catturare e analizzare oltre 5.700 immagini e coordinare la raccolta dei dati di 12 telescopi italiani, è l’importante contributo dell’Osservatorio Astronomico dell'Università di Siena, diretto da Alessandro Marchini, all’articolo pubblicato sulla rivista internazionale Nature sul blazar BL Lacertae, un nucleo galattico attivo distante quasi un miliardo di anni luce dalla Terra. Tra i telescopi italiani che hanno collaborato alle osservazioni c’è anche quello dell’Osservatorio di Montarrenti, gestito dall’Unione Astrofili Senesi.
La grande quantità di dati raccolti dall’Osservatorio Astronomico del dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Ateneo è stata trasmessa alla rete internazionale WEBT (Whole Earth Blazar Telescope), coordinata da Claudia Raiteri e Massimo Villata dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, contribuendo così allo studio.
«I blazar sono nuclei galattici attivi (AGN) da cui getti di altissima energia sono emessi in direzione della Terra. – spiega Alessandro Marchini -. Il buco nero nascosto al centro di una galassia, interagendo con la materia circostante, emette due getti relativistici opposti e perpendicolari al piano del disco formato dalla materia che lo alimenta. I getti più potenti sono osservabili come sorgenti molto luminose a distanze di miliardi di anni luce e, se orientati verso la Terra, possono essere intercettati dai telescopi ottici come quello del nostro ateneo, ma anche da altri telescopi terrestri e spaziali in grado di rilevare i raggi X o i fotoni Gamma ad altissima energia emessi dal getto».
Nell’articolo pubblicato su Nature, una delle più antiche e importanti riviste scientifiche esistenti e in assoluto quella considerata di maggior prestigio nell'ambito della comunità scientifica internazionale, la collaborazione WEBT, con Svetlana Jorstad della Boston University come prima autrice, ha scoperto che la radiazione del getto del blazar mostra forti oscillazioni cicliche di luminosità nell’arco di alcune ore. Secondo il team di ricercatori, ciò è dovuto al fatto che il getto non è esattamente rettilineo, ma presenta una piega a una distanza di circa 16 anni luce dal buco nero che ha deviato ritmicamente il potentissimo flusso di radiazione del blazar verso la terra.
Fonte: Università di Siena - ufficio stampa