GoBlog - Marco Mainardi
Perché Empoli non ricorda i soldati neozelandesi che liberarono la città?
Come ogni anno, il 13 agosto, lo storico locale Claudio Biscarini ricorda sul suo profilo Facebook la domenica di quello stesso giorno del 1944 quando “i soldati neozelandesi della 5th Brigade, partendo da Santa Maria e appoggiati da alcuni Sherman, iniziavano l'ultima battaglia per la liberazione di Empoli. I maori penetrarono da piazza San Rocco agli ordini del maggiore Te Punga, ripulirono dai tedeschi via delle Chiassatelle e si inoltrarono in via Chiarugi. Poi passarono a rastrellare le case, ancora oggi esistenti, in via Rozzalupi e sbucarono in piazza Matteotti, combattendo fino al Molino Mori all'incrocio con via Chimenti. I Kiwis arrivarono poi al Piaggione e si attestarono sulle case della fattoria Marianbini. In una di queste che costeggia piazza Guido Guerra sono ancora evidenti i segni dei combattimenti. A sera, la battaglia era finita, Empoli completamente libera dai tedeschi e l'ultima testa di ponte della Wehrmacht a sud dell'Arno debellata”. “Oggi – prosegue - dobbiamo ricordare quei ragazzi venuti dalla Nuova Zelanda, alcuni persero la vita in questa giornata come nelle altre che la precedettero, e che furono i soli e veri artefici della liberazione cittadina”.
Biscarini, con queste parole, oltre a dare un giusto tributo a quei soldati venuti da lontano, ci ricorda che, 78 anni dopo quell’agosto del ’44, Empoli non ha ancora onorato ufficialmente quella pagina così importante della propria storia. La domanda viene di conseguenza: in una città che, doverosamente, fa della memoria uno dei suoi valori più tutelati, perché non si parla mai dei neozelandesi e del ruolo che ebbero nel liberare Empoli? Perché non c’è né una lapide, né una cerimonia di ricordo, né è mai stato organizzato niente per dare il doveroso tributo a questi ragazzi arrivati dall’altra parte del mondo e molti dei quali, purtroppo, morti per la nostra libertà? Perché a Empoli quasi nessuno sa chi fosse il maggiore Te Punga che guidava quel battaglione e che è sepolto al cimitero dei caduti di guerra di Cesena visto che trovò la morte proprio nel nostro paese in guerra all’età di 28 anni?
Lo stesso Biscarini, che sui Maori ha scritto anche un libro assieme all’avvocato Giuliano Lastraioli (‘Kiwis a Empoli’), ha chiesto più volte di colmare questa lacuna. In un articolo sul sito dellastoriadempoli del 2012 già ricordava: “La Regione Toscana ed altre amministrazioni comunali cittadine lo hanno fatto, da Tavarnelle Val di Pesa a Scandicci, con manifestazioni che hanno visto anche la presenza di autorità diplomatiche neozelandesi che, nel loro paese, hanno sempre dato a questi soldati il valore che meritano. Una volta ci provò, molti anni addietro, anche l’Associazione Turistica Pro Empoli che propose una lapide, un piccolo monumento da sistemare nel giardino di piazza San Rocco dove si erano svolti i combattimenti più aspri, ma anche quella proposta cadde nel vuoto”.
Idee che sarebbero da riprendere in mano per colmare questa lacuna e riconoscere ai soldati maori il ruolo che hanno avuto nella storia della nostra città.
Marco Mainardi