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Anche a Careggi 30 persone in attesa per ore al pronto soccorso, lo afferma Nursind

Situazione insostenibile al pronto soccorso di Careggi: la denuncia arriva dalla segreteria aziendale del NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche. Ieri alle 7 erano presenti in pronto soccorso una trentina di persone in attesa di ricovero, alcune addirittura da sabato. (Una denuncia dal Nursind era giunta anche per il pronto soccorso dell'ospedale di Empoli, NdR)

Tra questi quattro pazienti attaccati a ventilatori per problemi respiratori che necessitavano di assistenza continua. Questi pazienti, spiegano dal NurSind, a causa della gravità delle condizioni sostavano nell’area deputata alla gestione dei pazienti covid, senza però essere risultati positivi al tampone.

“E’ bene notare - spiega il segretario aziendale Luca Bigi - che se è vero che questa variante del covid è relativamente poco aggressiva, è altrettanto vero che sono proprio i pazienti di questo tipo a correre più rischi se contraggono il virus”.

Un quadro che, nel corso della giornata, non è andato certo a migliorare, visto che alle 15 i pazienti in attesa di triage erano 55 e 30 aspettavano un posto letto. Una situazione difficilissima, caratterizzata dal sovraffollamento delle stanze, con due-tre pazienti per box di visita in attesa in barella e altri nel corridoio.

“Ha quindi avuto inizio - prosegue Bigi - la caccia alla barella, perché queste sono non sono sufficienti ad accogliere i pazienti che arrivavano in ambulanza. Addirittura un paziente è stato inviato nel reparto di ortopedia, che si trova nel sottosuolo, direttamente sulla barella del 118”.

Sono tre i problemi sui quali il sindacato si concentra, a partire dal fatto che in queste condizioni il personale lavora a rischio di errore, dal momento che non c’è sicurezza né per i pazienti né per gli operatori: è fondamentale, sottolinea il NurSind, tornare a lavorare in sicurezza ed erogare assistenza di qualità: non “sopravvivere al turno”, rischiando e mettendo a rischio al salute dei cittadini.

E’ inoltre impossibile, allo stato attuale, garantire la privacy necessaria durante tutte le fasi del percorso clinico. Infine, dal momento che per i pazienti in pronto soccorso non è previsto il vitto, il rischio è che persone che attendono un posto letto per ore, se non per giorni, restino senza cibo.

“La possibilità di alimentarsi - racconta Bigi - è legata a una ‘questua’ effettuata dal personale di assistenza nei reparti di degenza oppure a parenti che portano qualcosa da mangiare. Con tutti i rischi connessi per lo stato di salute dei pazienti”.

Per il NurSind, è il momento che la direzione aziendale e la Regione prendano atto dell’insostenibilità di un simile modello di pronto soccorso. “Il Deas - commenta il sindacato - deve tornare a fare il Deas, cioè gestire problemi di salute acuti e la Regione deve sviluppare un modello di assistenza extra-ospedaliero che non faccia ricadere tutto sul pronto soccorso.

Lo stesso 118 deve utilizzare il pronto soccorso di Careggi per quello che è, cioè un reparto di alto livello specialistico: in caso di sovraffollamento deve essere prevista la possibilità di smistare i casi meno impegnativi sugli altri pronto soccorso regionali. Allo stesso modo al termine del percorso in pronto soccorso e in attesa di ricovero, deve essere prevista la possibilità di inviare i pazienti negli altri presidi ospedalieri”.

Secondo il NurSind è necessario sbloccare immediatamente le assunzioni, così da dare una risposta migliore alla cittadinanza, anche in termini di disponibilità di posti letto. A maggior ragione in un periodo come quello estivo nel quale infermieri e Oss del pronto soccorso di Careggi sono in numero ridotto per via delle ferie e il personale restante è allo stremo.

“Questa situazione è insostenibile - conclude il sindacato - e non legata a circostanze eccezionali, ma si presenta ormai quotidianamente da mesi”.

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