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Si suicida a 16 anni, era ricoverata in struttura: la madre denuncia "gravi episodi". La cooperativa nega

Qualche giorno fa una 16enne si è suicidata nel giardino di una struttura terapeutica in cui era ricoverata, una casa famiglia ad Aulla. Adesso la madre ha presentato un esposto ai carabinieri per denunciare alcuni gravi episodi che sarebbero avvenuti all'interno della struttura, episodi che avrebbero indotto la ragazza la suicidio. A riportare la notizia Il Tirreno, La Nazione e La Repubblica.

Tra gli episodi raccontati dalla madre quello del divieto imposto alla figlia di andare ai funerali della nonna, con la ragazza che avrebbe tentato di scappare ben due volte. La madre racconta anche che la figlia sarebbe stata messa in stanza con un ragazzo che la picchiava, venendo spostata solo dopo un mese. L'avvocato della donna ha sollecitato alla procura di Massa l'autopsia, anche con perizia tossicologica.

I racconti, va precisato, sono al vaglio degli inquirenti e vengono contestati dalla struttura, la 'Numeri complessi', che fa parte della cooperativa Levante.

Le precisazioni della struttura

La ragazza era nella struttura a seguito di un tentativo di suicidio avvenuto nel 2020, prima di essere ricoverata. La struttura appartiene alla Levante, il nome attuale della ex Serinper, la cooperativa sociale finita in una vasta inchiesta della procura per corruzione, traffico di influenze e maltrattamenti alle madri e ai figli ospiti di numerose strutture gestite tra le province di Massa Carrara e Lucca.

La Cooperativa, attraverso una nota al nostro giornale, ha ritenuto necessario fare alcune precisazioni che riportiamo quasi in forma integrale: "Pur comprendendo l’immenso dolore - si legge - ,che condividiamo, siamo tenuti a dover stigmatizzare fortemente il contenuto delle dichiarazioni".

La Cooperativa precisa intanto che "la minore era stata allontanata dal nucleo famigliare per asseriti ripetuti abusi subiti nell'ambito famigliare, per i quali risultano essere in corso procedimenti. Tali abusi, che sempre in base ai racconti depositati agli operatori dei servizi, consistevano in botte, che costituivano scelta di metodo educativo. Successivamente i rapporti si sono via via incrinati a causa della scelta di identità sessuale operata dalla ragazza e non condivisa dalla madre".

Per quanto riguarda il presunto tentativo di suicidio del 2020 la Cooperativa precisa che questo sarebbe "avvenuto prima di qualsiasi ricovero presso le nostre comunità [...] dopo una lite con la madre" con "l'assunzione dimostrativa di tachipirina"

La Cooperativa smentisce poi metodi punitivi utilizzati nella struttura come l'isolamento "che non sono un alcun modo contemplate né praticate nelle procedure educative interne", specificando che "l'unico periodo di isolamento lo ha trascorso a causa della positività al COVID".

Sul racconto fornito dalla madre della coabitazione violenta con un ragazzo si legge: "Ha condiviso la stanza, durante il ricovero in terapeutica, con un minore di anni 12, con il quale ha avuto normali rapporti di coabitazione, con anche momenti di frizione ma ci preme stigmatizzare fortemente la strumentalizzazione posta in essere che riguarda un minore molto più piccolo della ragazza e con problemi di disabilità. Conoscendola, lei sicuramente non lo avrebbe ne permesso ne accettato".

Infine la Cooperativa interviene nel merito della vicenda della nonna morta: "La nonna è deceduta in Slovacchia, la minore non ha chiesto di partecipare al funerale, ma successivamente ha comunicato che le sarebbe piaciuto passare del tempo con il nonno (sempre in Slovacchia) richiesta che era al vaglio dei servizi. Comunque consta informare che la minore il giorno 24/05 ha avuto una videochiamata con il nonno. Domenica 10/07 ha incontrato uno zio sacerdote, venuto dalla Slovacchia ed anche la madre", concludendo che "non risultano tentativi di fuga".

 

 

 

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