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Reclutavano lavoratori al nero, cinque condanne per caporalato a Firenze

Destinavano ad aziende manodopera irregolare, per questo cinque persone sono state condannate a Firenze. I lavoratori reclutati in nero, per la maggior parte di origine africana o sudamericana e alcuni in Italia senza permesso di soggiorno, sarebbero stati pagati molto meno del dovuto e avrebbero lavorato senza turni di riposo, approfittando dello stato di bisogno.

Condannati in abbreviato dal gup di Firenze la titolare di un'azienda di Poggibonsi che produceva cosmetici bio a 2 anni, 8 mesi di reclusione e una multa da 9mila euro e il suo consulente amministrativo, 3 anni e 14mila euro di multa. Condanne a 4 mesi e 3 anni inflitte per gli altri tre imputati, due marocchini e una cubana, che reclutavano la manodopera di caporalato. Per tutti è caduta l'accusa più grave di associazione a delinquere. Disposta inoltre dal tribunale per l'azienda di Poggibonsi la confisca del "denaro integrante il profitto del reato fino alla concorrenza di quanto dovuto ai lavoratori, in base a quanto stabilito da contratti collettivi" mentre sono stati rinviati gli atti in Procura perché sia valutata la possibilità di procedere per responsabilità amministrativa, in giudizio contro l'azienda. Secondo l'accusa a gestire la manodopera irregolare, dal reclutamento fino al pagamento degli stipendi, sarebbe stato il titolare di un money transfer del quartiere San Jacopino di Firenze.

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