"Il medico di famiglia è un lavoro usurante, per questo i bandi vanno deserti"
La situazione del cambio di ruolo dalle Usca alle Uca (qui l'approfondimento completo) ha creato ancora scalpore nell'ambito dei medici. Abbiamo intervistato il medico di famiglia Iacopo Periti, operante a Empoli, per fare il punto della situazione.
Dottor Periti, quando sono finite le Usca?
Chi lavorava nelle Usca ha terminato il proprio contratto a tempo determinato. Sono state molto importanti ma hanno avuto anche un costo importante, ben 250mila euro al mese. Considerando che la Regione Toscana al momento ha un deficit di 206 milioni di euro proprio sulla sanità, l'attuale personale è spremuto fino all'osso.
Ci faccia qualche esempio.
Un collega del 118 ha dato le dimissioni perché sono troppo pochi a lavorare, non c'è un ricambio generazionale per chi va in pensione. Chi lavora nel Servizio Sanitario Nazionale adesso è spremuto, è ovvio che la gente vada via. Se poi pensano che passare da 40 euro l'ora per l'Usca ai 23 delle Uca possa risolvere il problema. Prima c'era la fila per entrare, ora no. Nessuno dei colleghi che conosco ha rinnovato il contratto. Ventitré euro l'ora li prende un medico della guardia medica, che se non può fare la diagnosi ti manda al pronto soccorso. Pensano di sistemare anche i pronto soccorso con bandi da 30 euro l'ora, un tecnico qualsiasi per controllare un condizionatore prende la stessa cifra.
Qual è la condizione del medico adesso?
Il mondo è cambiato, non è un lavoro tutelato, socialmente non sei tenuto in considerazione, tanti giovani preferiscono fare il medico nel privato.
E' solo questione di soldi?
Non è solo quello. Molti medici vogliono fare un lavoro di qualità, se devo guadagnare il giusto ma fare un lavoro di qualità mi va bene lo stesso. Se per 14 ore al giorno devo pure arrabattarmi.
Però durante la pandemia i medici sono stati chiamati a raccolta e hanno risposto con un grande Sì
La pandemia ha gonfiato il mercato, sono girati molti soldi negli hub vaccinali, molti pensionati hanno rinunciato alla pensione. Lo avrei fatto anche io alle loro condizioni, certamente, e hanno fatto un gran servizio alla comunità. Però ora ci troviamo in una situazione più difficile.
Penso al mio mestiere di medico di famiglia che ha sulle spalle tutto quello che comporta il paziente covid. C'è un carico burocratico esagerato, siamo nell'incartamento più completo. Lavorare bene è sempre più difficile, molti colleghi scelgono di fare lavori saltuari per avere una vita privata. Per non parlare delle dottoresse che vogliono avere un figlio.
Cosa si sente di dire alle direzioni delle Asl, che non riescono a riempire i bandi con nuovi medici?
Se il bando va deserto il problema non è che i medici non sono gente che non vuole lavorare, ma il bando non pone un lavoro attrattivo. C'è un carico di lavoro in aumento senza nessuna tutela. Non siamo un branco di scansafatiche ma i servizi non sono più attrattivi. Prima non si trovava il medico di famiglia a Pomarance o in altre zone più di periferia. Ora non si trovano a Limite sull'Arno, a 20 minuti da Firenze. Ci saranno nuovi bandi per 4 medici di famiglia a Empoli il 7 luglio, vedremo se saranno assegnati. Con le Uca succederà lo stesso: ci saranno zone di città in cui si farà il pieno perché c'è un'alta concentrazione di medici, in altre non andrà nessuno.
La sanità sta diventando sempre più privata, in stile Lombardia?
Se con l'Asl centralizzata si spende 30 euro di ticket per andare a fare un esame a Reggello, e invece con il privato se ne spendono 70 per rimanere in zona, la gente sceglierà il privato. In Toscana andrà così, ci vorrà molto tempo ma purtroppo andrà così. Anche noi medici di famiglia non siamo preti, la passione e la voglia di aiutare non possono essere considerati una vocazione. Servono soldi anche per ammortizzare l'attrezzatura acquistata. C'è chi fa ecografie anche in privato con il macchinario da 10-20mila euro perché non c'è modo di ammortizzare l'acquisto.
Quanto tempo abbiamo per invertire la rotta e mantenere la sanità pubblica anche in Toscana?
Dipende dalle scelte politiche, entro 10 anni arriveremo a un servizio come negli Stati Uniti, ma per fortuna tanti colleghi lottano affinché non succeda.