L'estate nera dell'agricoltura toscana: costi alle stelle, speculazioni, peste suina e siccità
Costi delle materie prime, gasolio e prezzi di produzione alle stelle per l’agricoltura toscana e per zootecnia e cerealicoltura in particolare. Un’impennata dei prezzi in corso da fine 2021 e che ha visto un’ulteriore impennata con il conflitto in Ucraina. Situazione molto complicata per gran parte delle aziende agricole toscane, sottolinea la Cia Agricoltori Italiani della Toscana.
“Servono interventi rapidi e sostegni sicuri da parte del Governo, della Regione Toscane e dell’Unione Europea a sostegno di tutte le aziende agricole – afferma Valentino Berni, presidente Cia Toscana -. E’ necessario da parte dell’UE, un fondo dedicato alle ripercussioni della guerra verso la nostra agricoltura, così come è avvenuto per il Covid. Servono tempi veloci e ristori certi, evitando lungaggini burocratiche che troppo spesso rappresentano un ostacolo ai tempi dei ristori”.
Pericolo speculazioni. Fra i problemi degli ultimi mesi – aggiunge Cia Toscana – quello del riconoscimento del giusto prezzo per il raccolto di grano coltivato in questi mesi a costi esorbitanti, con stime del +40% sulla mietitura per il rincaro del gasolio agricolo (+100% su 2021), che galoppa dopo l’annuncio dell’embargo sul petrolio russo.
Continua poi l’emergenza ungulati e selvatici che da troppi anni sta mettendo in ginocchio agricoltura ed allevamenti toscani. Emergenza aggravata dai casi di peste suina africana che stanno minacciando la zootecnia di qualità della Toscana dopo i casi in aziende del Lazio a pochi chilometri dalla Maremma. Sono a rischio anche le razze pregiate e autoctone come la Cinta senese.
E come se non bastasse la siccità che sta attanagliando il Nord Italia è ormai realtà in tutta la Toscana: campi all’asciutto da mesi, raccolti a rischio e produzioni come l’olivicoltura in forte crisi idrica con il concreto pericolo di ripetere l’annata tragica del 2021. Come più volte detto solo il 9% dell’agricoltura toscana beneficia di impianti di irrigazione, il resto deve sperare in precipitazioni e soluzioni provvisorie e di fortuna. Come sottolinea l’ANBI nazionale, esemplare è la situazione di quello, che “era” il secondo fiume della Toscana (il primo, l’Arno, ha flussi dimezzati rispetto alla media mensile e, in particolare, quasi 50.000 litri al secondo in meno rispetto al Giugno 2020) ridotto ormai ad uno stato torrentizio dopo mesi di sofferenza idrica: l’Ombrone registra attualmente una portata di 890 litri al secondo, quando il minimo per garantire la vita in alveo è indicato in l/s 2000.
Secondo Cia, ora serve un intervento rapido del Governo per rispondere all’emergenza, mettendo in campo soluzioni a tutela di cittadini e imprese agricole. C’è bisogno di misure concrete, di interventi seri di manutenzione della rete idrica per un miglior utilizzo delle acque, ma anche di nuove opere di irrigazione, da piccoli invasi distribuiti per accrescere la resistenza dei territori a grandi impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare, come in Israele, utilizzando in maniera efficiente ed efficace in primis i fondi del PNRR. Inoltre, per Cia, sono necessari nuovi strumenti di assicurazione, tanto più che quelle che un tempo erano anomalie climatiche oggi stanno diventando la cronaca di tutti i giorni.
Fonte: Cia Toscana - Ufficio Stampa