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Regione, approvato il documento finale degli Stati generali della Salute

Eugenio Giani (foto Regione Toscana)

Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza la risoluzione della commissione Sanità recante indirizzi sui “principali obiettivi delle politiche per la salute della Toscana, a seguito della consultazione pubblica degli Stati generali della Salute”. L’atto d’indirizzo è stato approvato con 23 voti a favore (Pd, Italia viva) e 15 voti contrari (Lega, FdI, M5s, Forza Italia), accolti sedici emendamenti presentati dai consiglieri Enrico Sostegni, Vincenzo Ceccarelli, Donatella Spadi, Andrea Vannucci e Valentina Mercanti, che rappresentano il Partito democratico all’interno della commissione Sanità: tra questi, si interviene sul ruolo delle farmacie all’interno dei servizi sanitari di prossimità, sulla medicina complementare e integrata, sulla riqualificazione e il potenziamento dei servizi relativi alla Salute Mentale e Dipendenze; sul miglioramento complessivo delle condizioni di salute della popolazione carceraria toscana; su investimenti per innovazione e ricerca relativamente alla Cannabis terapeutica e altri medicinali fitoterapici; sulla valorizzazione delle professionalità all’interno del sistema regionale di emergenza urgenza e dei Pronto Soccorso; sugli specialisti presenti in Toscana, sia ospedalieri che territoriali; sulla necessità di prevedere una sempre migliore forma di comunicazione tra il personale medico e infermieristico e i familiari dei pazienti ricoverati, con particolare riferimento ai Pronto Soccorso.

Respinti otto emendamenti al testo presentati dalla Lega. Decaduta, secondo quanto previsto dal regolamento dell’Aula, la proposta di risoluzione alternativa presentata dallo stesso gruppo Lega, una volta approvata la risoluzione di maggioranza.

Sono state respinte anche due proposte di risoluzione del gruppo Fratelli d’Italia, primo firmatario il consigliere Diego Petrucci.

Come ha spiegato il presidente della Commissione Enrico Sostegni (Pd), l’atto rappresenta il risultato di un lavoro durato un anno, in cui sono stati ascoltati tutti gli addetti ai lavori, con l’obiettivo “di confrontarsi a 360 gradi sugli elementi che caratterizzano la sanità regionale, e sugli interventi da fare per migliorarla”. La proposta di risoluzione “rappresenta l’architrave – ha osservato Sostegni – su cui la Giunta lavorerà per elaborare il nuovo piano sociosanitario regionale”.

Sono stati auditii oltre duecento soggetti, è stato messo a disposizione un portale per chiunque volesse fornire un proprio contributo, poi è stato redatto un primo documento emendato lungo il cammino, fino all’evento conclusivo con il ministro Roberto Speranza lunedì scorso. Il nutrito documento che ne è scaturito affronta tutti i temi fondamentali della sanità in Toscana, e il presidente della Commissione si è fermato solo su alcuni nodi principali.

“Le premesse perché tutto riesca a funzionare sono le risorse – ha avvertito – e le politiche per il personale. E’ necessario dare risposta per contrastare fenomeni come la gobba pensionistica e  le fughe altrove”. La proposta di risoluzione parte dall’assunto che la salute sia un elemento su cui incidono una pluralità di determinanti “che devono essere governati. Occorre un luogo in cui i soggetti che hanno responsabilità si possano confrontare, e questo può essere la Società della Salute”.

Una questione che è stata affrontata è quella della governance. “A lungo – ha detto Sostegni – ci siamo confrontati sulla suddivisione in tre grandi aziende sanitarie, concludendo che la divisione in bacini da circa un milione di abitanti è corretta, con il limite che il governo è stato eccessivamente verticizzato. Occorre riallargare l’ambito in cui si prendono le decisioni di governo della sanità”. Così come, ha proseguito, è necessario governare le relazioni tra aziende universitarie e aziende territoriali, perché “non ci devono essere duplicati, che rappresentano inutili costi”.

Altro tema giudicato fondamentale è quello del digitale. “Esistono ritardi, che vanno superati rapidamente, nel rendere interoperabili i sistemi regionali – ha spiegato Sostegni -. Così come c’è bisogno di innovazione continua, che con i grandi centri di ricerca può essere un elemento di attrazione”.

Essenziale anche la partecipazione del terzo settore. Secondo il consigliere “il ruolo del terzo settore è decisivo per strutturare una comunità aperta e inclusiva, così come per affrontare sfide come quella della non autosufficienza”.

Infine, la necessità di omogeneizzare sul territorio il sistema dell’emergenza-urgenza e il tema dell’integrazione socio-sanitaria. “I cittadini – ha concluso Sostegni – devono trovare risposte nel solito luogo ai bisogni sanitari e sociali”.

Diego Petrucci (Fratelli d’Italia) ha annunciato il voto contrario alla proposta di risoluzione e la presentazione di una “contro-proposta” da parte del suo gruppo.  “C’è stato un percorso condiviso, importante e formativo – ha commentato – che meritava una conclusione differente dal momento di propaganda di partito a cui abbiamo dovuto assistere al Teatro La Compagnia. Un momento di alta politica è stato strumentalizzato”. Detto questo “FdI voterà contro perché la sanità toscana è l’esempio peggiore del malgoverno degli ultimi venti anni – ha proseguito il consigliere -. Si dice che il problema è la carenza di risorse, ma non è così, o almeno non è questo il problema più grave: il problema è il moltiplicarsi dei primariati e delle funzioni per mantenere i centri di potere. Che ce ne facciamo, e faccio solo un esempio, di tre cardiologie a Pisa?”. Secondo Petrucci “è mancato il coraggio. Nella risoluzione sono stati individuati i problemi, ma non sono state proposte le soluzioni. Nella nostra proposta abbiamo fissato alcuni principi importanti, come una maggiore collegialità nella direzione delle aziende sanitarie e il fatto che i direttori generali debbano essere nominati non dal presidente della Giunta, ma dal Consiglio regionale sulla base delle autocandidature”.

Maurizio Sguanci (Italia Viva) ha invece annunciato il voto favorevole alla proposta di risoluzione, richiamando alcuni argomenti da lui giudicati decisivi. Partendo dal recupero del ruolo delle Società della Salute “che sono state una scelta epocale, ma è mancata la tempistica”, per passare all’innovazione digitale: “E’ determinante – ha sottolineato – mettere in rete tutti i dati sanitari, implementare la telemedicina e la teleassistenza, che permettono di risparmiare tempo e risorse e che migliorano il livello delle cure”, così come “incrementare le cure intermedie e le case della salute, soprattutto per venire incontro ai bisogni degli anziani” e valorizzare la collaborazione con il terzo settore. Infine Sguanci ha sottolineato, ricordando alcuni casi occorsi, la necessità di valorizzare il ruolo del personale sanitario più bravo “per impedire che se ne vadano a lavorare altrove”.

Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, conferma “la disponibilità della Giunta a integrare l’assetto normativo” sulla base delle proposte emerse dal lavoro della commissione Sanità. Esprime apprezzamento per il “lavoro fatto dal presidente Sostegni e dai membri della commissione. Riteniamo sia arrivato il momento del check up dopo sette anni dalla legge 84”. Secondo Giani, “le tre Asl hanno passato la prova del momento più delicato e difficile. L’elasticità e la capacità di gestione che producono mi induce ad andare avanti con questo assetto. Giusto prevedere un ruolo maggiore degli ospedali e riservare maggiore autonomia alla direzione ospedaliera; sarà opportuno affiancare i direttori generali con un comitato di programmazione. Tutto questo può essere elemento di integrazione legislativa”.

Il presidente aveva già prefigurato l’approdo a una proposta di legge a integrazione e rafforzamento del sistema sanitario, nell’intervento di lunedì 13 giugno, a conclusione degli Stati generali della salute. “Il Consiglio ha fatto squadra con la Giunta, spero che questa impostazione trovi una tappa importante nelle risoluzioni”, prosegue, aprendo anche alle sollecitazioni delle opposizioni, “come per il superamento di appesantimenti di spesa. Sarei contento se la commissione facesse una sorta di check up. C’è molto da razionalizzare e da valorizzare, la questione delle risorse non porta in sé la soluzione di tutti i problemi”. Quanto alla “criticità dei pronto soccorso, il nostro sistema è troppo dipendente dagli ospedali: dobbiamo lavorare sul territorio, fare le 77 case di comunità come centri attrattivi, i 23 ospedali di comunità. La sanità toscana è sicuramente tra le migliori d’Italia – chiude Giani –, il lavoro di oggi dev’essere molto costruttivo. Questa fase di ascolto degli Stati generali, che ha visto una centralità della commissione consiliare, deve portarci ad accogliere le cose intelligenti, sia che arrivino dalla maggioranza che dalle minoranze”.

Il vicepresidente della commissione Sanità, Andrea Ulmi (Lega) illustra le linee salienti della risoluzione presentata dal proprio gruppo: “È totalmente diversa da quella della commissione, che pure non disconosciamo assolutamente. Chiediamo che resti agli atti, è il manifesto sanitario della Lega. Per noi le maxi Asl sono esiziali, sanciscono una distanza troppo ampia con i territori, con conseguente minor controllo, minor confronto e livelli di servizi quantitativamente e qualitativamente inferiori. Nacquero con una imposizione, una forzatura voluta dal presidente Rossi per una ipotetica razionalizzazione delle spese che in realtà non c’è. Una forzatura che stiamo continuando a pagare”, sostiene Ulmi. “Resta la lontananza dai territori periferici. Il nostro auspicio è un ritorno alle dimensioni provinciali delle Asl e il Consiglio dell’ordine dei medici la pensa allo stesso modo”. La Lega è contraria “alla nomina del dg da parte del governatore. Pensiamo che solo il singolo territorio debba avere potere reale nella nomina o quantomeno di veto, non un mero ruolo consultivo”. Sulla telemedicina: “Cerchiamo di fare un salto in avanti e andare verso linee 4g e 5g”, prosegue Ulmi. “L’emergenza urgenza è a rischio collasso, sia il 118 che la continuità assistenziale, col taglio di 24 ambulanze con medico a bordo, resteranno 9-10 ambulanze medicalizzate in tutta la Regione. L’ambulanza infermieristica deve essere mezzo integrativo, non sostitutivo”. E ancora: “Siamo per l’abolizione del numero chiuso e l’abolizione dell’incompatibilità. Riempiamo le case di comunità con gli operatori sanitari e le strumentazioni adeguate”.

“Gli ospedali non si devono chiudere, quanto dichiarato dal presidente Giani ci trova assolutamente d’accordo”, dice la consigliera Luciana Bartolini (Lega). “I piccoli ospedali, penso a quelli del mio territorio, Pescia e San Marcello, sono stati essenziali durante la pandemia, fondamentali per il territorio. Le cose però vanno piuttosto male, l’ultima novità è la chiusura del punto nascita all’ospedale di Pescia. Ci hanno rassicurato sulla riapertura dopo l’estate e parlano di un numero maggiore di interventi per la ginecologia, della realizzazione di una piattaforma per la telemedicina, ma rimaniamo piuttosto scettici. Quell’ospedale serve zone di montagna, si stanno creando problemi alle future mamme e anche alle persone che ci lavorano, con ostetriche mandate a lavorare in altri ospedali. Quanto a San Marcello, nel 2019, il difensore civico ha mandato una lettera all’Asl centro e alla Regione per segnalare i problemi dell’ospedale”, ricorda la consigliera. “Siamo tutti d’accordo che la sanità territoriale debba essere potenziata, ma per ora di concreto non c’è niente. Si potrebbe – conclude Bartolini – incentivare il sistema di volontariato, assicurando la presenza di un presidio di emergenza con ambulanza. Infine, riserviamo un’attenzione particolare ai nostri giovani: riguardo ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, i centri di assistenza non sono sufficienti”.

“La risoluzione proposta dalla commissione sanità ha un ampio respiro, cerchando di guardare a una regione che ha bisogno di omogeneizzarsi”, afferma la consigliera del Partito democratico Donatella Spadi. “Il servizio di emergenza urgenza va salvaguardato, rischiamo di chiudere alcuni pronto soccorso e quindi si cercano misure per evitarlo, anche nell’immediato, come sta facendo l’assessore in questa fase”. Si tratta ora di “propugnare un’omogeneizzazione della sanità in tutti i territori. Incentivare i medici di emergenza e in particolare alcune specializzazioni particolarmente in crisi. Ci vogliono programmazione e scelte a medio e lungo termine”, sostiene Spadi. “Sulla nomina dei direttori generali: è decisa da una legge statale, che vede nel presidente di Regione colui che nomina il dg con un parere della commissione”. Sulle aree interne: “Telemedicina e teleconsulto in certi centri più piccoli fanno la differenza. Mi dispiace sentir dire che il sistema sanitario toscano è il peggiore – conclude la consigliera –. Non è così, offre da anni un welfare molto alto, cerca di non abbandonare mai i cittadini e assicurare la presa in carico anche quando si tratta di sociale”. Per mantenerlo ad alti livelli, “un fondo sanitario nazionale più alto è dovuto. Il sistema ha bisogno di risorse che aumentino ogni anno, altrimenti il nostro sistema pubblico e universalistico non riesce a stare al passo”.

Gli interventi di Giovanni Galli (Lega), Andrea Vannucci (Pd), Elisa Tozzi (Gruppo misto), Cristina Giachi (Pd), Francesco Torselli (FdI)

Non solo ringraziamenti per il lavoro svolto dalla commissione per gli Stati generali della salute, ma anche la sottolineatura di come l’individuo sia al centro delle politiche sanitarie. In tale contesto Giovanni Galli (Lega) ha focalizzato il proprio intervento toccando in particolare tre temi, che hanno contraddistinto il proprio percorso: sport, diversamente abili e residenze per anziani. Da qui il ruolo importante dello sport in Toscana, ma anche la necessità di un piano dello sport che parta da una “fotografia puntuale”, per collegare tale attività alla formazione, al concetto di salute e integrazione, quindi per uno sport che è libertà e autonomia. Sul fronte dei diversamente abili, secondo il consigliere, accanto al linguaggio che è cambiato, devono esserci anche azioni concrete, a partire da come vengono costruiti i nostri palazzi o dagli altoparlanti ai semafori, per comunicare con i non vedenti. Per gli anziani, invece, “sempre più soli”, manca la chiara impostazione di un piano di assistenza, che tenga conto anche dell’apporto delle case di cura private.

Andrea Vannucci (Pd), parlando di “un lavoro di grande sfida, fatto in un momento complesso”, ha affermato che “il nostro sistema socio-sanitario ha risposto”, affrontando le aspettative e arrivando ad un risultato equilibrato, con scelte chiare rispetto alle priorità. Se al primo punto c’è il tema della prevenzione, “stella polare del sistema”, direttamente collegati ci sono i luoghi della cura, per costruire una comunità attraverso l’integrazione dei servizi, a partire dalla casa, dagli ospedali, dai piccoli ospedali e dal territorio. Non solo, come sottolineato dal consigliere, nel documento parliamo di ricerca, di necessità di investire nell’eccellenza, specificando anche le scelte sulla governance. “E tale impalcatura – ha concluso il consigliere – si poggia su due partite fondamentali: la digitalizzazione e il personale, per un sistema attrattivo e che eroga servizi”.

Elisa Tozzi (Gruppo misto), partendo dal corretto metodo di lavoro adottato, per offrire soluzioni ai cittadini, ha offerto alcuni spunti di riflessione. In primis la prevenzione, che si fa anche nella scuola, nello sport, negli stili di vita legati anche all’alimentazione corretta e al consumo consapevole, per una integrazione tra salute e chi produce prodotti di qualità. In tema di popolazione che invecchia e fa pochi figli, la consigliera ha invitato a promuovere “tutto ciò che non ghettizza l’anziano, che necessita sempre più di minore ospedalizzazione”. Sul fronte della pediatria, Tozzi ha sottolineato che tale servizio non può essere gestito con pediatri che hanno 1000 bambini, ma occorre puntare sulla prossimità. La consigliera ha concluso il proprio intervento parlando “dell’attualità della questione dei conti in sanità, da monitorare costantemente”, e “delle importanti risorse del Pnrr sull’edilizia sanitaria, sui cui individuare ambiti di servizio ottimali”.

Per Cristina Giachi (Pd) il lavoro fatto dalla commissione competente, accanto ad un esame attento e approfondito sul sistema socio-sanitario, mettendo in luce settori su cui agire, “non ha rinunciato a indicare linee strategiche nuove di intervento, a partire dalla scuola, luogo ideale, attraverso i ragazzi, per arrivare alle famiglie, come è accaduto anche per la vaccinazione”. Da qui l’invito a riflettere su “strumenti di collegamento tra scuola e sanità, per lanciare uno sguardo sul futuro”.

Francesco Torselli (FdI) si è soffermato sul “momento di declino, rispetto al passato, che sta vivendo il sistema socio-sanitario della Toscana”, analizzandone le ragioni, tra fattori non imputabili e imputabili alla politica. Tra i primi ricordiamo la crisi economica, la pandemia, l’aumento dell’età media, ma tra gli altri non possiamo non accennare ai tagli alla sanità o alla carenza di personale. Pur sottolineando che la Toscana ha ancora grandi eccellenze e strutture all’avanguardia, Torselli ha ricordato che “con il Pnrr, tra ospedali e case di comunità, arriveranno nella nostra regione 1500 nuove strutture che il cittadino non percepisce come anelli di congiunzione tra pronto soccorso e guardia medica”. Da qui l’invito a investire nell’informazione, ma anche a riflettere sul tema delle Rsa e delle quote sanitarie, nonché sulle medicine alternative, come l’agopuntura. “Quando dall’eccellenza si passa al periodo di decadenza – ha concluso il consigliere – la politica deve intervenire fin da subito, da eccellenza a disastro il percorso è breve, e l’intervento decisivo della politica non lo vedo”.

Gli interventi di Vincenzo Ceccarelli (Pd), Alessandro Capecchi (FdI), Irene Galletti (M5s), Marco Stella (Forza Italia), Elisa Montemagni (Lega e dell’assessore Simone Bezzini

“Una bella pagina che la politica cerca di scrivere”. È questa la sintesi estrema che ha fatto il capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli e pur rilevando di non usare “toni trionfalistici” ritiene si debba partire da un assunto: “dati oggettivi attestano che la Toscana è ai vertici nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), abbiamo garantito la maggior percentuale di vaccinazioni e pur vedendo aumentare i numeri delle liste di attesa abbiamo garantito i maggiori volumi di intervento nella cura delle patologie tradizionali durante il Covid. È questa la sanità di cui stiamo parlando” ha osservato non tirandosi indietro su “alcune criticità esistenti” sulle quali “occorrono scelte. La proposta di risoluzione va in questo senso” ha spiegato parlando del “bisogno di rafforzare la sanità territoriale” che tuttavia “in Toscana al contrario di alte regioni non è stata annientata e desertificata”. Bene quindi, sempre a detta del capogruppo, i 400milioni per le case della salute, bene i posti di cure intermedie, bene ciò che sarà possibile fare con la digitalizzazione, bene la telemedicina “per l’equità di accesso alle cure”.

Sul tema della governance è stato altrettanto chiaro: “Mi sono convinto che le tre aziende possono rimanere, l’idea di superare il direttore generale come figura monocratica l’abbiamo proposta perché se manteniamo le strutture più grandi avremo protagonisti territoriali, e cioè i direttori delle società della salute e degli ospedali, come figure partecipanti ai momenti decisionali”.

Se la valutazione del sistema viene basato sulle tra grandi Asl, occorre “capire come hanno funzionato” ha detto Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia) per il quale cruciale è “riportare i territori al centro”. Non solo, anche il tema dei costi non può essere messo in secondo piano. Nelle premesse alla proposta di risoluzione si evidenzia come il 50 per cento della spesa è dato dalle malattie croniche. Insieme al problema dell’invecchiamento costante della popolazione pongono un problema che investe tutti direttamente: non serve solo un “approccio clinico ma anche sociale per avere la visione di quello che si intende costruire” ha spiegato. Sul riassetto della rete ospedaliera, occorrono “valutazioni maggiori” e citando quanto accaduto a Pistoia ha spiegato quanto urgente sia il tema del patrimonio delle Asl: “Se non si riesce ad utilizzarlo o valorizzarlo, non ha mercato”. Sul tema personale ha ricordato che in alcune aziende “ci sono più medici di quanti occorrono, altre scontano carenze croniche”. Altro nodo da sciogliere quelle delle dipendenze che “stanno esplodendo. Da problema prima sociale diventano poi di salute, dobbiamo intervenire” stesso dicasi per le persone non autosufficienti per le quali la normativa regionale “è ancora molto rigoda”.

“Si fa fatica ad individuare una visione” per la capogruppo del Movimento 5 stelle Irene Galletti che ha parlato della necessità di una sanità “davvero pubblica, universale e gratuita per tutti”. Citando il ministro Roberto Speranza e il suo intervento agli Stati generali della Salute, ha ricordato che il “servizio sanitario non deve essere considerato solo una spesa. La pandemia ci ha insegnato che le fragilità si sono manifestate dove si è tagliato di più”. Gli Stati generali sono quindi un “punto di partenza, non di arrivo” e se ha confermato di voler continuare ad essere propositiva e a proporre sollecitazioni, ha anche parlato di “premesse fuorvianti fin da subito fuorvianti”. Il riferimento era al posto di vertice della Toscana per i Lea nel 2019. Un podio che però sconta un “sistema sotto inchiesta già prima della pandemia”. A suo dire, infatti, c’era “l’escamotage delle liste bloccate” e quindi dei “ritardi non considerati”. Ancora sui dati il trend degli indicatori forniti per il 2019-2020 “non dimostrano le grandi performance che invece vengono dichiarate. Lo scenario non è così positivo come viene illustrato”. Stesso dicasi per le Asl, ha detto sempre Galletti evidenziando come da un lato si attesti la riduzione delle unità operative, dall’altro risulta evidente come la “Riforma che doveva far risparmiare non ha prodotto quanto atteso”. Questi Stati generali sono insomma “un po’ generici. C’è silenzio sugli ospedali nelle zone disagiate, il settore digitale è mancante di alcune parti, la medicina di genere non viene considerata, la prevenzione collettiva è incredibilmente stringata e ridotta, a tratti confusa”. Poi una denuncia: “Solo tre righe sulla sicurezza sul lavoro che è invece un’emergenza vera”. “Il nostro lavoro non termina oggi. Ci preoccupa un certo richiamo alla collaborazione pubblico/privato e il primo – ha sottolineato - non deve sostituirsi al secondo e sui servizi territoriali dobbiamo investire sistematicamente. Continueremo a stimolare Giunta e Commissione per la sanità sia davvero di tutti” ha concluso.

“Diteci cosa dobbiamo studiare: il programma di governo o la proposta di risoluzione di oggi? Quale programma dobbiamo criticare o sul quale dobbiamo ragionare?” ha esordito il capogruppo di Forza Italia Marco Stella. A suo dire, e al di là delle considerazioni tecniche, c’è un “ragionamento tutto politico che emerge e che passa da una serie di tasselli che tendono ad indebolire Giani per valorizzare il ruolo del gruppo Pd in Consiglio”. Nella risoluzione c’è una “critica durissima ai due anni di legislatura passati rispetto alle scelte fatte. Il Gruppo Pd – ha spigato rivolgendosi all’assessore Bezzini, unico membro della Giunta presente in Aula in quel momento - vi sta dicendo che avete fallito, che avete sbagliato tutto. Basta avere un po’ di intelligenza per capire l’aspra critica. Quando poi diventa di dominio pubblico, immagino qualcuno di voi dovrebbe chiedere un chiarimento”. Nel merito dei temi sanitari, si è detto ancora in attesa dell’organismo di governo clinico mentre ancora incomprensibile rimane l’idea delle case di comunità e di come funzionano. “È chiaro che manca una visione complessiva del sistema” ha continuato ritornando poi sul punto politico: “Per noi la salute e la sanità restano temi centrali, il malato non può essere il centro di costo, ma oggi prevale il nodo è politico: se qualcuno ha voglia di sfiduciare questa Giunta lo faccia, si è provato a farlo sui rifiuti, ora lo si fa sulla sanità, domani si proverà sulle infrastrutture. Si abbia il coraggio di una sfiducia costruttiva o non costruttiva o la fiducia la ponga la Giunta. Noi non abbiamo paura di tornare alle elezioni, siamo pronti e non accettiamo che questioni interne alla maggioranza vengano risolte a danno o peggio ancora sulle spalle dei cittadini” ha concluso.

Anche per la capogruppo della Lega Elisa Montemagni “la Commissione organizza gli Stati generali per dire alla Giunta cosa fare ma ci ritroviamo comunque a dibattere su temi vecchi di anni”. A suo dire “non esiste certezza di un servizio e lo vediamo dalle liste di attese. Se la sanità pubblica non ce la fa, si attivino convenzioni con i privati. Serve ripartire da un’organizzazione adeguata alle esigenze dei cittadini e ripensare seriamente il sistema soprattutto in tema di assistenza ad anziani e bambini” ha spiegato. Poi il tema degli operatori che tanto si sono spesi in questa emergenza pandemica: “Restano inascoltati. Abbiamo ospedali con attrezzature obsolete, non si può pretendere che lavorino ancora in questa situazione”. Un ringraziamento lo ha riservato anche al mondo del Terzo Settore: “Siamo fortunati ad avere una rete così forte ma dobbiamo anche pensare alla prevenzione che se certamente è un costo, in prospettiva diventa investimento”. Nel ricordare l’emendamento proposto dal gruppo e accolto dall’Aula che è diventato parte integrante della Riforma Saccardi del 2015 (comma 2bis articolo 75 sulle aperture di alcuni servizi anche oltre l’orario convenzionale), ha osservato: “Non è mai stato applicato. Siamo sempre stati propositivi ma quello che approviamo in Consiglio la Giunta lo deve portare avanti. Le parole del governatore Giani che assicura di voler ascoltare non bastano se non si traducono in fatti”.

Sono tre le sfide da cogliere per l’assessore Simone Bezzini che ha chiuso il lungo dibattito in Aula: un nuovo Piano di assistenza territoriale, il Piano degli investimenti da realizzare, una nuova governance degli ambiti dove si esplica l’attività socio-sanitaria nel territorio. Sul tema risorse l’assessore ha informato che tutte le Regioni stanno cercando di ottenere “da una parte il riconoscimento delle spese covid pregresse ed in corso, dall’altra il riscontro dell’aumento dei costi dell’energia elettrica”. Sul personale ha ammesso che ci sono “sofferenze e stanchezza. Il sistema è stato provato e ha dato una risposta eccezionale. Tuttavia in Toscana ci sono 4mila dipendenti in più rispetto al 2019 di cui 500 medici, il resto è comparto. Sono per la grande maggioranza contratti a tempo indeterminato. La discussione non va quindi affrontata in modo generico ma concentrandosi sui fabbisogni reali, assumendo dove c’è bisogno. Ci stiamo già muovendo” ha assicurato ricordando che il “colpo più restrittivo sui tetti di spesa del personale risale al 2009 con un Governo di centrodestra”.

Fonte: Toscana Notizie

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