Sicurezza alimentare, gli studi della Scuola Superiore Sant’Anna
Battere la fame nel modo richiede un ridisegno radicale dei sistemi agricoli globali. Perché sicurezza alimentare e cibo sicuro siano una realtà per tutti, la scienza non può trascurare i sistemi agricoli di sussistenza che coinvolgono 570 milioni di persone nel mondo e forniscono sostentamento a più di due miliardi di persone, soprattutto nel sud del mondo.
Sono dati messi in evidenza dal team di genetisti del Centro di Ricerca in Scienze delle Piante della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare, che cade il 7 giugno di ogni anno, a seguito di una risoluzione del 2018 delle Nazioni Unite. Vincere la fame nel mondo è anche il secondo obiettivo del Piano di Sviluppo Sostenibile “Agenda Onu 2030”, definito per prendere più sostenibile lo sviluppo e la vita delle persone sul pianeta.
Il gruppo di genetisti del Centro di Ricerca in Scienze delle Piante della Scuola Superiore Sant’Anna studia come accedere alla conoscenza degli agricoltori di sussistenza e includerla nei criteri scientifici usati per supportare il miglioramento genetico delle colture ed è impegnato in numerosi progetti nell’ambito di AfricaConnect. Questo è un programma speciale della Scuola Superiore Sant’Anna rivolto ai temi africani che vede collaborazioni con agricoltori e istituzioni africane per applicare approcci di ricerca avanzata a tematiche di sviluppo.
I paesi coinvolti nella ricerca dei genetisti della Scuola Superiore Sant'Anna includono Etiopia, Niger, Mozambico, Kenya e Malawi, dove i genetisti uniscono la ricerca in ambito genomico con la scienza del clima e con approcci partecipativi, per accelerare lo sviluppo di varietà di piante che siano adatte agli stress climatici e possano così contribuire all’intensificazione sostenibile dell’agricoltura locale. Questo approccio di ricerca ha lo scopo, da un lato, di far avanzare la conoscenza riguardo all’agrobiodiversità locale e ai meccanismi di adattamento al clima delle piante, nel contempo contribuendo a una maggiore inclusione delle comunità di agricoltori locali e all’indipendenza alimentare del luogo.
Le varietà di piante tradizionalmente coltivate dagli agricoltori di sussistenza hanno tratti di adattamento che rispondo sia al clima sia agli usi locali. In questi sistemi agricoli esiste una stretta connessione tra cultura e agricoltura, così che l’agrobiodiversità locale racconta non soltanto una storia di geni e diversità delle piante, ma anche di pratiche agricole e usi alimentari tradizionali. La sicurezza alimentare e la sicurezza del cibo richiedono che gli agricoltori locali possano raccogliere un prodotto sicuro e nutriente, anche in un clima che cambia. La chiave di questa capacità potrebbe essere nei geni che sono mantenuti per tradizione nei loro campi e che possono essere studiati proprio grazie all’interazione con le comunità locali.
“I metodi partecipativi – commenta Matteo Dell’Acqua, docente coordinatore del Centro di Ricerca di Scienze delle Piante della Scuola Superiore Sant'Anna – permettono di accedere alla conoscenza tradizionale degli agricoltori locali. Questa conoscenza è necessaria a supportare strategie di adattamento che rispondano ai bisogni locali e che migliorino la sicurezza alimentare in un modo sostenibile. I sistemi colturali africani – prosegue Matteo dell’Acqua - raccolgono una straordinaria diversità culturale e colturale. Metodi quantitativi guidati dai dati possono valorizzare questa diversità per il beneficio non soltanto dell’agricoltura locale, ma ugualmente per quella mondiale. Con queste ricerche, la scienza di frontiera incontra la tradizione, svelando il grande potenziale di metodi interdisciplinari per migliorare le performance delle piante nelle reali condizioni di coltivazione. Questa informazione può aiutare il miglioramento genetico a produrre e selezionare varietà che rispondano alle necessità locali e possano mitigare gli effetti del cambiamento climatico”.
“L’agricoltura è anche cultura – conclude Mario Enrico Pè, il docente del Centro di Ricerca in Scienza delle Piante tra i promotori di AfricaConnect – e approcci di ricerca moderni basati sui dati, come il sequenziamento del DNA e l’analisi del clima, permettono di aprire nuove strade alla valorizzazione della diversità locale, e di concerto con gli agricoltori sono alla base di ogni sforzo per garantire la sicurezza alimentare in maniera equa e sostenibile”.
Fonte: Scuola Superiore Sant'Anna - Ufficio Stampa