Keu, il sindaco Macelloni: "Amministratori degni del massimo rispetto"
Tutta la vicenda prende avvio intorno al 2017, quando vengono rilevate situazioni di inquinamento nei terreni di intervento edilizio del Comune di Pontedera. Tra i materiali analizzati, specifica Arpat, ve ne erano alcuni che venivano dalla ditta Lerose di Pontedera. Questo faceva pensare che si trattasse di materiale di cyclette, cioè composto da vari materiali di risulta o meglio riciclati da demolizioni e frantumazioni di macerie varie. In questo caso veniva utilizzato anche il cosiddetto Keu.
Questo materiale, sempre a detta di Arpat, è un rifiuto che veniva trattato dall’impianto Lerose di Pontedera ed è stato definito dalla stessa agenzia regionale come fango derivante dal depuratore di Acquarno. Per questi motivi l’attivazione di Arpat si è spostata dal cantiere di Pontedera alla società Lerose fino ad Acquarno nella parte di trattamento fanghi.
Per quanto riguarda il depuratore, visto i continui e costanti controlli esercitati da Arpat, questo non ha registrato nessun illecito ambientale. Sempre durante l’audizione in commissione i direttore tecnico Marcello Mossa Verre ha risposto puntualmente a domanda: «Che ruolo avuto la società Lerose?». Cioè: la società prende questo materiale (Keu) lo l’utilizza e lo mescola previa frantumazione di altri materiali, macerie, demolizioni, calcare e altro e produce questi aggregati cosiddetti riciclati in cui c’è una parte di Keu. La risposta: «Se Lerose avesse lavorato bene, il materiale in uscita avrebbe rispettato i criteri per l’utilizzo in ambiente».
Sempre la relazione della commissione continua con le parole del direttore tecnico. Ed emerge quindi una responsabilità diretta da parte della società Lerose che non ha rispettato le procedure, cioè «il materiale de Lerose non rispettava le due condizioni: quella della eruzione con l’acqua, per vedere se pur avendo certe sostanze entro certi limiti rilasciava qualcosa; il rispetto delle soglie, che sono le CSC delle bonifiche».
Dal confronto in commissione con Arpat, quindi, emerge che vi sia una responsabilità diretta in termini di inquinamento di almeno 10 siti da parte della società Lerose. Tutto questo si evince facilmente dalla pagina 13 alla pagina 17 della relazione della commissione d’inchiesta regionale.
A questo punto credo sia lecito domandarsi: quali responsabilità possono avere gli amministratori chiamati in causa sul possibile inquinamento prodotto dal comportamento di questa società? Sicuramente saranno i magistrati con il processo a chiarire tutti gli aspetti della vicenda, ma fin da ora appare chiaro che, se il maggiore organo di controllo che collabora con la magistratura, sostiene ciò che ha descritto in commissione non si evince un ruolo di pubblici amministratori come complici o addirittura protagonisti di inquinamento ambientale.
Questo è molto importante per l’opinione pubblica, che sa di poter contare, specialmente in un momento così complesso, di amministratori degni del massimo rispetto. In ultimo vorrei aggiungere che anche per tanti amministratori e colleghi di partito a fronte di certe notizie, poteva rappresentare un momento di imbarazzo che molto volentieri oggi leggendo queste cose, qualora ci fosse stato, non hanno più ragione di esistere.
Renzo Macelloni, sindaco di Peccioli