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Smart working per le donne, la ricerca: "Tanto lavoro gratuito e tanto pensiero"

Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/konsangjira-16148062/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=5071617">Junjira Konsang</a> da <a href="https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=5071617">Pixabay</a>

Lo smart working com’è noto è esploso con la pandemia da covid, Ires toscana che il fenomeno lo aveva analizzato all’inizio è andata a vedere cosa è successo a due anni di distanza.

‘Due anni di smart working L’esperienza delle donne in Toscana’ è il titolo della ricerca curata da Sandra Turchi per Ires Toscana.

Cosa è successo nel tempo? Come si è modificato il rapporto con la casa nell’abitudine/possibilità di continuare a lavorare da remoto anche dopo il lockdown? Cosa è emerso dalle interviste a un anno e mezzo di distanza tornando a coinvolgere le stesse partecipanti alla ricerca di inizio pandemia. E questa è una delle risposte: “Si creano dei meccanismi psicologici che ti tengono veramente agganciati al lavoro, alla fine c’è tanto lavoro gratuito e tanto pensiero che ci porta a lavorare di più”. La ricera sarà presentata nel corso di in una conferenza stampa martedì prossimo.

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