Costi energetici, la filiera tessile pratese fa fronte comune e chiede presa di coscienza dei clienti
Consapevolezza della grave emergenza in atto per i costi energetici, assunzione di responsabilità da parte di tutti gli anelli della filiera, necessità di richieste commisurate e proporzionate agli aggravi effettivamente a carico delle lavorazioni energivore: queste le parole d'ordine che sono state ricorrenti nelle riunioni, svoltesi in questi ultimi giorni, dei gruppi produttori di tessuti, produttori di filati e lavorazioni conto terzi interni alla sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord.
Il problema è quello noto: gli aumenti esponenziali dei prezzi di gas ed energia elettrica si abbattono con particolare intensità su alcune delle fasi di cui si compone l'articolata filiera del tessile pratese. Tintorie e rifinizioni sono le più colpite in quanto forti utilizzatrici sia di gas metano che di energia elettrica, ma quest'ultima rappresenta un problema anche per tutte le altre lavorazioni. Unanime la convinzione che debba essere l'intera filiera, inclusi quindi i clienti dei lanifici e dei produttori di filati (quindi i produttori di abbigliamento e di maglieria), a farsi carico degli oneri eccezionali dovuti a un contesto altrettanto eccezionale, determinato dagli scompensi, anche speculativi, del mercato energetico nella ripresa post-pandemia e dagli effetti diretti e indiretti del conflitto Russia-Ucraina. "Nei prossimi giorni terremo una riunione di consiglio di sezione che tirerà le somme di quanto emerso dai gruppi merceologici - spiega Maurizio Sarti, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. Il metodo di lavoro che ci siamo dati consiste nel confronto e nell'ascolto delle posizioni di tutti, così da dare modo a ogni singola azienda di fare le sue scelte. La linea generale è comunque chiara e trova un sostanziale consenso nell'intero mondo tessile pratese. Tutti conveniamo che nessuno può chiamarsi fuori dal problema. Più complessa l'applicazione del principio ai casi concreti, che si compongono di tanti elementi: come stimare l'aggravio di costi per le lavorazioni, date le quotazioni altalenanti del mercato energetico e la diversa entità con cui queste si abbattono sulle imprese in funzione dei differenti contratti e dell'incidenza dei costi energetici sul totale dei costi aziendali; di conseguenza la definizione, come entità e come modalità e tempistiche di pagamento, della quota di cui dovrebbe farsi carico il committente del distretto, che in molti casi aveva già dall'autunno scorso riconosciuto alle lavorazioni un compenso maggiorato. Problemi complicati ma ai quali a livello di filiera tessile pratese una risposta sarebbe possibile, con il senso di responsabilità e la sintonia che, pur nella dialettica anche vivace fra le aziende, stiamo registrando in sezione. Il vero scoglio emerge quando lanifici e produttori di filati cercano di coinvolgere in questa dinamica i propri clienti: qualche apertura sui nuovi contratti c'è, ma sugli ordini già chiusi troviamo per lo più rigidità. Stiamo scrivendo ai produttori di abbigliamento e maglieria evidenziando proprio questo: che non possiamo non ritoccare al rialzo i listini, sia pure nella misura minima possibile, e che ci aspettiamo da loro una risposta consapevole della situazione in atto. Come sezione abbiamo messo a punto un testo condiviso che dice proprio questo e che si appella al senso di responsabilità dei nostri clienti: ovviamente nessuna quantificazione perché ogni azienda può e deve fare la sua politica commerciale, ma solo un promemoria, se ce ne fosse bisogno, dell'eccezionalità della situazione che stiamo vivendo tutti. Muoversi senza alcuna flessibilità in punta di diritto di questi tempi non fa bene al nostro settore: auspichiamo che, dopo le esitazioni che stiamo registrando, questa assunzione di responsabilità da parte dei nostri clienti ci sia. Solo così potremo assorbire l'onda d'urto di questi prezzi abnormi e preservare l'integrità di una filiera tessile senza la quale il prodotto-moda da proporre ai consumatori non esisterebbe."Fonte: Confindustria Toscana Nord