Da Cascina all'Ungheria per aiutare i profughi ucraini: il viaggio di Giuseppe Biancofiore
Da Cascina a Beregsurány in soccorso dei profughi ucraini. Un weekend sui generis, quello che si appresta a vivere Giuseppe Biancofiore, 50enne impiegato bancario e membro della protezione civile di Cascina, nella sezione antincendio boschivo della Racchetta.
A raccontare la “missione” è la moglie Eleonora Viviani in un’intervista rilasciata oggi a RadioLady. “Quando ha visto le immagini in tv di ciò che stava accadendo in Ucraina – famiglie smembrate e donne in fuga con i figli piccoli – qualche giorno fa, mio marito mi ha detto che non poteva rimanere spettatore inerte e che voleva partire subito. Voleva subito raggiungere i confini ucraini e recuperare con la propria macchina i profughi in difficoltà, per poi portarli in Italia o dove preferissero. Fortunatamente sono riuscita a convincerlo a programmare un viaggio secondo un progetto e un itinerario preciso. Ha mandato, così, un messaggio Whatsapp ad amici, colleghi e conoscenti sia per raccogliere fondi capaci di ammortizzare le spese di viaggio, che con la nostra macchina sarebbe costato circa 500 euro, sia per raccogliere di generi di prima necessità.
La generosità – continua Eleonora – non si è fatta attendere: per quanto riguarda il denaro, abbiamo raccolto il doppio di quanto preventivato, mentre il garage è diventato un arsenale di vestiti e cibo. Quello che serve infatti è legato alla cura dei bimbi piccoli e donne: latte in polvere, pannolini, assorbenti, calzini per neonati, peluche e giocattoli meno ingombranti”.
Eleonora poi spiega come si svolgerà la missione del marito. “La partenza è fissata a venerdì 11 marzo, e Giuseppe non sarà solo. Il pulmino da 7-10 posti che dovremmo noleggiare grazie ai soldi donati sarà affiancato da altre due auto: una guidata da ragazzo di Venezia, conosciuto tramite il messaggio Whatsapp circolato da persona a persona, e l'altra guidata da un collega di Biacofiore . Sarà un viaggio di circa 13 ore alla volta del confine tra Ungheria e Ucraina, fino a Beregsurány. L’idea è far salire a bordo le persone che si sono messe in cammino da sole o che non abbiano trovato un riparo nei centri di accoglienza, per poi portarle in Italia o in un altro posto da loro indicato. Sarà anche un modo per verificare se questo tipo di aiuto possa funzionare: d’altronde si tratta di convincere perlopiù donne con bambini piccoli a salire in macchina con uno sconosciuto che nemmeno parla la loro lingua”.
Il rientro sarebbe fissato a domenica notte o lunedì mattina, ma in realtà sarà la situazione sul campo a orientare la decisione di Giuseppe. “Potrebbe anche propendere per rimanere qualche giorno in più, a seconda di quante persone possano essere aiutate. Potrebbe anche decidere di spostarsi verso i confini tra Ucraina e Romania”.