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Omicidio Marchesano, le motivazioni della sentenza d'appello su Danny Scotto

Giuseppe Marchesano (a sinistra) e Danny Scotto

Un delirio che ha portato a una reazione omicida: questo il succo della sentenza della Corte d'Assise d'Appello in merito all'omicidio di Giuseppe Marchesano da parte di Danny Scotto, 30enne di Chiesina Uzzanese, attualmente alla Rems di Empoli per una misura di sicurezza della durata di 24 anni ma assolto dalla condanna in carcere per 'totale incapacità di intendere e volere'. Lo riporta il quotidiano 'Il Tirreno', presentando ampi stralci delle pagine della sentenza di appello. Scotto dopo l'arresto e prima della sentenza di primo grado ha scontato lunghi mesi in carcere.

Ricordando i dettagli traumatici dell'omicidio avvenuto a Casteldelbosco di Montopoli, "prima il giovane di Chiesina Uzzanese mirò alla testa della vittima, poi all'altezza dei genitali e infine alle gambe. Sparò undici volte con una 357 Magnum, dilaniando il corpo il Marchesano e provocando quello che il medico legale ha chiamato 'sfacelo traumatico del cranio'".

Secondo quanto dibattuto in aula, Marchesano si sarebbe abbassato i pantaloni in segno di scherno verso Scotto, gesto che ha fatto scattare la scintilla omicida culminata con i vari colpi di arma da fuoco.

L'accusa, ai tempi del processo in appello, aveva chiesto infatti 12 anni di reclusione e vizio parziale di mente per le "lucide attività utili a sviare le indagini", cioè crearsi un alibi e rimuovere i bossoli dalla scena del delitto per portarli al poligono di tiro.

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