Concia e calzatura, una ripresa tra boom di dimissioni e l'ombra Keu per i danni da risarcire
Le conseguenze economiche della pandemia iniziano a rallentare la morsa anche nel distretto conciario. Nei primi mesi del 2022 la Filctem Cgil registra cambiamenti nell'andamento produttivo, tra segnali di ripresa e mancanza di manodopera specializzata in tutta l'area del Cuoio. Ma sullo sfondo di ogni mutamento post Covid, resta l'ombra dell'inchiesta Keu.
Alessandro Conforti e Pablo Cartone, Filctem Cgil per l'area del comprensorio, hanno iniziato la conferenza stampa a Santa Croce parlando di una "novità inaspettata". "C'è stato un incremento vertiginoso delle dimissioni volontarie. Sono quasi triplicate, dal primo gennaio al 15 febbraio". Secondo quanto osservato dal sindacato, i lavoratori che si dimettono lo fanno per un nuovo posto di lavoro, con maggiori garanzie. "Oltre il 90% di queste persone hanno dichiarato che vanno a lavorare in un'altra impresa, con condizioni di lavoro migliori a livello economico e contrattuale". Filctem legge questo fenomeno come "frutto di un'economia che sta ripartendo - ma allo stesso tempo - la pandemia ha bloccato i licenziamenti e ha incentivato i pensionamenti. Dalle imprese è dunque uscita manodopera qualificata e al momento della ripartenza le aziende, non trovando dal mondo di scuola e formazione professonisti, li vanno a prendere dove stanno già lavorando. Ecco l'esodo di persone, che non ci aspettavamo" affermano Conforti e Cartone, che concludono invitando ad una "riflessione necessaria" sull'aspetto formativo dei futuri lavoratori.
È una ripresa omogenea quella dei settori conciario e calzaturiero, che però si trova a fare i conti con gli aumenti di materie prime, costi energetici e crisi internazionali. Ma soprattutto, con i possibili scenari dell'inchiesta Keu, ancora in corso.
Su questo punto si è soffermato in conferenza Loris Mainardi, segretario generale Filctem Cgil Pisa.
"Laddove i danni - a chiusura delle indagini - siano richiesti al Consorzio Depuratore Santa Croce, a farne le spese potrebbe essere tutto il sistema Consortile". Mainardi si interrompe subito, affermando quella che ha definito una "premessa d'obbligo: Chi ha sbagliato deve pagare. La nostra preoccupazione però è legata a questo - spiega - con il rischio di far pagare si mette a rischio il sistema che ha reso importante nel mondo questo distretto".
Tra le ipotesi paventate "c'è chi parla di decine di milioni" dice il sindacato, cifre che sarebbero insostenibili anche per Aquarno. Per questo, nonostante la giustizia debba prevalere, Filctem teme per il futuro del consorzio e nell'eventualità, un cambio di proprietà potrebbe far cadere il sistema.
"Se un'azienda non paga in genere fallisce. Il Consorzio non può fallire, dentro ci vanno anche gli scarichi civili - chiarisce Mainardi - ma è probabile che venga trovata un'altra soluzione, come un cambio di proprietà e quindi trovarsi con un unico privato che guida un sistema consortile, facendolo venire meno e creando sulla riva destra dell'Arno un monopolio di scarichi". Una previsione del futuro onerosa per le singole aziende nei confronti dell'uso del depuratore. "Le conseguenze per ogni singola azienda sarebbero a mio parere drammatiche, in particolar modo per la lavorazione a conto terzi. Un privato ha lo scopo del lucro e quindi ci sarebbe immediatamente un aumento di prezzi" sgretolando il sistema consortile, che rappresenta "le fondamenta del distretto".
Uno scenario che soffoca la ripresa in corso, scoraggiando secondo il sindacato, anche lo stesso imprenditore a fare investimenti. "Chi ha sbagliato deve pagare - ribadisce Mainardi - ma stiamo attenti a non sciupare ciò che ci ha permesso di arrivare a questi livelli, seconda economia della Toscana dopo Scandicci e prima di Prato".
Filctem Cgil Pisa ha infine annunciato che per quanto riguarda l'indagine sullo smaltimento illecito dei rifiuti conciari, l'avvocato "valuterà se ci saranno le condizioni per costituirsi parte civile".
Dal tavolo della sede Cgil di Santa Croce sull'Arno la conferenza si è chiusa con "l'ombra della 'ndrangheta che continua ad essere presente". Nel distretto conciario, "Solo le mele marce vanno gettate dal cesto, il resto no". E per le ipotesi che indeboliscono il futuro "del secondo motore industriale della Toscana, i sindaci della zona non hanno niente da dire? C'è troppo silenzio" concludono Mainardi, Conforti e Cartone.