50 anni fa il trapianto di rene, dibattito sul professor Franco Mosca
AGGIORNAMENTO 16 FEBBRAIO - Dall'Azienda Aoup viene fatto notare che nel materiale stampa era presente anche un opuscolo dedicato alla storia dei trapianti a Pisa, scaricabile qui, in cui vengono citati tutti i protagonisti della storia dei trapianti a Pisa.
"Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Mauro Ferrari, Professore di Chirurgia Vascolare presso l'Università di Pisa e Direttore della Unità Operativa di Chirurgia Vascolare e del Dipartimento Cardio Toraco Vascolare della Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. Il professore ci scrive in merito alla notizia dei 50 anni dal primo trapianto di rene".
Ecco la lettera integrale
Ho letto ieri, con molto piacere, gli articoli sulla celebrazione dei 50 anni dal primo trapianto di rene a Pisa. Nella circostanza, sempre leggendo gli articoli sulla carta stampata e on-line, sono stati menzionati anche i trapianti di altri organi, da soli o in combinazione.
È una bella storia di successo, di Pisa, del nostro Ospedale e della nostra Università, anche di molti altri, singoli e Associazioni, e della Regione Toscana che ha sostenuto il programma trapianti pisano fin dall’inizio. Il gruppo nel quale sono cresciuto ha avuto un ruolo determinante nel creare e sviluppare i vari programmi di trapianto: in particolare lo ha avuto il Professor Boggi e, per il trapianto di fegato, il Professor Filipponi prima e il Professor De Simone dopo.
Ricordo bene un evento citato dal alcune testate, quando il testimone (nei trapianti renali) passò al Professor Carmellini e da lui al Professor Boggi, ma ricordo altrettanto bene quando il Professor Mosca riattivò, nel 1982, il programma di trapianto renale, dopo che il suo Maestro, Professor Mario Selli, lo aveva acceso nel 1972, 50 anni fa, appunto.
Ricordo che il gruppo diretto dal professor Mosca, la cui sede operativa era presso la cosiddetta “Patologia Chirurgica” (oggi edificio 19 dell’Ospedale di S. Chiara), si trasferiva presso la “Clinica Chirurgica” (oggi Edificio 9, sempre a S. Chiara), perché le sale operatorie della “Patologia Chirurgica” non erano abilitate per eseguire il trapianto renale. A quei tempi, ero spesso io ad aiutare il Professor Mosca a fare l’intervento di trapianto. Poi, io mi avviai verso la Chirurgia Vascolare e Mario Carmellini divenne l’Aiuto e poi il primo operatore. Il Professor Mosca, come ha sempre fatto, preferiva mettersi di lato e lasciare spazio ai giovani.
Ricordo l’impegno con il quale egli dirigeva e motivava tutto il gruppo e la determinazione con la quale poneva in evidenza Pisa all’interno del programma nazionale dei trapianti. Ogni volta che giungeva la notizia di un possibile trapianto, tutto il meccanismo si attivava e lui pretendeva che non ci fosse la minima incertezza in nessuna delle fasi di attivazione e allertamento del possibile ricevente, accertamento della compatibilità donatore-ricevente, preparazione della sala operatoria. Tutti coinvolti e tutti “ventre a terra”, come amava dire. La sensazione era che quello fosse l’unico scopo della sua vita: però, standogli vicino, si capiva che lo stessa valeva per altri progetti, tutti affrontati con lo spirito cui faceva riferimento Ugo Boggi, ovvero da “Chirurgo”, non da uno che fa il chirurgo ed altro.
In estate, poi, alcuni Centri più vicini a Pisa si “prendevano una pausa” e lui, invece, moltiplicava (e noi con lui, ovviamente, tutti, senza alcuna eccezione) le energie per accettare tutti gli organi che era possibile trapiantare. Certamente non sono il solo a ricordare quei momenti!
Del trapianto di fegato, non dirò nulla se non, molto semplicemente, che non ci sarebbe stato il programma dei trapianti epatici a Pisa senza il Professor Mosca. Durante una cerimonia di commemorazione della morte del Professor Mosca, avvenuta nel giugno dell’anno passato, nell’Aula Magna della Sapienza, il Dottor Vincenzo Passarelli, Presidente Associazione Donatori d’Organo (AIDO) locale all’epoca della concessione della autorizzazione ministeriale a Pisa, poi divenuto Presidente Nazionale AIDO, lo ha detto con chiarezza: senza di lui, senza la sua determinazione, la sua insistenza, la sua capacità di convinzione, l’autorizzazione non si sarebbe ottenuta ed i trapianti di fegato a Pisa non sarebbero stati fatti.
Poi, giustamente, il merito di aver sviluppato i programmi, averli potenziati, arricchiti e resi tra i migliori in senso assoluto, è di chi ha raccolto il testimone da lui, ma, senza di lui, non so che cosa avrebbero potuto raccogliere.
Celebrare i “nostri successi”, ovvero della comunità sanitaria alla quale apparteniamo è doveroso, soprattutto in una fase nella quale la società civile non pare accorgersi di quanto lavoro e di quanto sacrificio sia (e sia stato) profuso da tale comunità a beneficio della popolazione, ma dobbiamo anche ricordare quelle figure che con le loro capacità e con la loro straordinaria personalità, hanno permesso veri e propri salti di qualità.
Per fortuna, a Pisa, di queste figure ce ne sono state più di una, ma nei trapianti, la pietra miliare si chiama Franco Mosca. Se non sarà l’unica, ce ne rallegreremo tutti insieme.