Dalle lettera di Renzi senior a Matteo: "Non esiste il rischio che tramite me arrivino a te"
Ha fatto scalpore la lettera ammessa come prova al processo per bancarotta con imputati a Firenze i genitori dell'ex premier Matteo Renzi, Tiziano e Laura Bovoli. La missiva sarebbe stata spedita dal padre al figlio Matteo nel 2017, a marzo, quando si era appena dimesso da segretario del Partito Democratico, ma non da presidente del Consiglio, prima di essere rieletto e cominciare la campagna referendaria terminatasi nel 2018.
"Ora tu hai l'immunità, non esiste più il rischio che tramite me arrivino a te. Spero che inizi una nuova stagione di lotta per i valori che hanno animato la nostra vita", scrive il padre Tiziano. Ma la parte che ha fatto più scalpore riguarda gli alleati di Renzi: "Carrai - si legge nel testo attribuito dalle fonti a Tiziano Renzi - non si deve mai più far vedere da me, uomo falso", la "banda Bassotti Bianchi, Bonifazi e Boschi", spiega chi ha redatto la lettera, che "hanno lucrato senza ritegno dalla posizione di accoliti tuoi e io sono stato quello che è passato per ladro".
Tiziano Renzi spiega di avere avuto "la netta percezione, la certezza, di essere considerato un ostacolo e comunque un fastidio. Come sai gli unici colloqui erano conditi di rimproveri. [...] Riguardo al tuo auspicio che vada in pensione - si legge ancora nella lettera sequestrata - devo con forza affermare che in pensione mi ci manda il buon Dio non te". "Questa vicenda - affermerebbe ancora Tiziano Renzi, ritenuto l'autore della missiva - mi ha tolto la capacità di relazione. Tutti quello che hanno avuto rapporti con me sono stati attenzionati solo per questo fatto". "Sono - aggiunge - come il re Mida della m.., concimo tutti, stanno interrogando tutti".
Il tribunale non ha accolto la richiesta di rimozione della lettera dagli atti. La difesa puntava sull'affermare che questa lettera fosse stata sequestrata violando le regole sul sequestro della corrispondenza e le guarentigie dei parlamentari. Secondo quanto appreso da fonti, il testo sarebbe stato estrapolato da un computer di Tiziano Renzi sequestrato dalla guardia di finanza nell'ottobre 2019. Lo scritto, digitato
su file, risalirebbe al marzo del 2017.