Hugo Boss, la Regione: "L'azienda ci ripensi o abbassa la qualità"
La Hugo Boss faccia marcia indietro sulla chiusura dello stabilimento di Scandicci, favorita magari dagli incentivi regionali alle imprese, oppure trovi un nuovo investitore. È questa la piattaforma che parti sociali, amministrazione comunale e Regione condividono al termine del tavolo sulla vertenza presieduto dal consigliere del governatore della Toscana per le crisi aziendali, Valerio Fabiani.
Contro la procedura di licenziamento avviata per i 22 lavoratori del sito, in vista della prossima convocazione dei vertici della società, istituzioni e sindacati si mettono d'accordo sulla strategia da seguire.
"Siamo di fronte a una situazione oggettivamente anomala- racconta Fabiani all'agenzia Dire- perché la tendenza nel mondo della moda vede i brand investire sempre di più in Toscana, non andarsene o dismettere la produzione. La scelta di Hugo Boss si spiega in un modo solo, vuole dequalificare le proprie produzioni. Se sceglie di trasferire la produzione e persino la progettazione in Cina, come è stato annunciato, decide di uscire dall'alta gamma, dall'eccellenza di cui la Toscana è sinonimo".
Conseguentemente, promette Fabiani, "chiederemo all'azienda di chiamare le cose col loro nome". La Regione, a scanso di equivoci, si presenterà al confronto con una proposta congrua: "Diremo alla società che ha due possibilità vale a dire tornare sui suoi passi, anche alla luce del confronto sugli incentivi e sui supporti possibili della Regione, oppure, se conferma la volontà di andarsene in Asia, passare la mano. Vogliamo infatti scongiurare la chiusura del sito produttivo e garantire l'occupazione". Nella seconda eventualità, avverte ancora, "prima di andarsene la società dovrà impegnarsi a governare la transizione verso la reindustrializzazione con la ricerca di un nuovo soggetto".