Difendere l'olio, difendere il paesaggio: Vinci riflette sulla sostenibilità
Il patrimonio dell'olio sul Montalbano, la sua valorizzazione e la sua difesa, nonostante gli alti costi e la dura concorrenza. Di questo si è occupato il convegno con ospiti di rilievo che si è tenuto alla Biblioteca Leonardiana di Vinci sabato 12 febbraio, organizzato dal Club per l'Unesco di Vinci con il patrocinio del Comune di Vinci e della Regione Toscana.
All’incontro hanno partecipato il professor Massimo Vincenzini (Presidente dell’Accademia dei Georgofili), il professor Riccardo Gucci (Docente dell’Università di Pisa e Presidente dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio), il dottor Marcello Bonechi (Vice Presidente-Vicario dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio) e il dottor Alessandro Bandinelli (Presidente dell’Associazione del Bio-Distretto del Montalbano).
L'evento parte dallo spunto dell'Unesco sulla conservazione e la tutela del patrimonio culturale, unito al decennale dell'ingresso della dieta mediterranea come patrimonio certificato, oltre all'arte dei muretti a secco, come ha spiegato Paolo Sani nell'intervento di apertura. Tanti temi che si trovano uniti a Vinci, che ha mancato la promozione verso la candidatura a Capitale della Cultura ma che ha tutte le carte giuste per imporsi
La sostenibilità e il paesaggio cristallizzato
Quello di Vinci è un paesaggio modellato dalle buone pratiche agricole, come ha spiegato il sindaco Giuseppe Torchia, mitigando anche gli effetti del dissesto idrogeologico.
"I terrazzamenti e i muretti a secco hanno portato a un equilibrio tra le ragioni economiche e quelle della salvaguardia del territorio. Un equilibrio che, a dire del primo cittadino, si sta perdendo. Nessuno dei due elementi si è sbilanciato rispetto all'altro, ma stanno cambiando le condizioni intorno. Dobbiamo fare i conti con i cosiddetti cambiamenti climatici, come le gelate primaverili e la lunga siccità estiva nel 2021 hanno condizionato la vendemmia e la campagna olearia. Così avverrà anche nei prossimi anni e con questo dobbiamo misurarci".
Il tema della sostenibilità delle colture agricole si manifesta su diversi aspetti. Il problema dell'approvvigionamento idrico, il paesaggio 'cristallizzato' dalle norme urbanistiche che rende difficile le modifiche sul territorio come una vasca di raccolta acque piovane, impossibile da realizzare.
Dall'assessore alle attività produttive Paolo Frese arriva soddisfazione per questo incontro, rimandato purtroppo da troppo tempo a causa delle restrizioni della pandemia. L'evento di oggi apre la strada anche alla prossima Scuola dell'Olio che avrà luogo proprio a Vinci, aperto in via prioritaria ai cittadini dell'Unione Empolese Valdelsa e del Patto del Montalbano. Le competenze varranno per il mantenimento e l'implementazione del patrimonio degli olivi in Toscana, un'operazione simile a quella dei corsi per la trasmissione delle conoscenze sui muretti a secco già avviati da tempo.
Infine dalla vice sindaco Sara Iallorenzi la chiusura: dalla religione, in cui l'olivo è simbolo di pace, alla mitologia, un ramo di olivo infatti acceca Polifemo. Da un olivo nasce Roma con Romolo e Remo, una cultura "troppo poco sottolineata" quella legata all'olivo. Ma con l'olivo si rappresenta la storia dell'umanità e, più in piccolo, la storia di Vinci.
Il progresso dell'agricoltura secondo i Georgofili
L'Accademia dei Georgofili dal 1753 si occupa delle questioni dell'agricoltura e dell'agroalimentare, tra cui trattati ottocenteschi sugli olivi e sul loro mantenimento anche in condizioni difficili come nel Mugello.
La transizione può esserci per spostare le attività umane a sostegno dell'agricoltura. Tutte le attività umane che con l'appoggio della scienza e anche con un cambiamento umano di abitudini, potremmo farcela. Dobbiamo aggregarci, anche parlando e condividendo scelte, mezzi e obiettivi da raggiungere.
Le Città dell'Olio e la promozione del buon vivere
L'associazione agisce con il tramite delle amministrazioni comunali, i veri soci dell'associazione. Vinci dal 2009 ne fa parte, tra oltre 400 soci, 52 di questi toscani. L'associazione lavora facendo formazione nelle scuole, con progetti come quello del 'pane e olio in classe', un'idea semplice quanto sorprendente per gli studenti che scoprono l'olio verde e il loro potenziale.
Oltre a questo esistono anche le merende in oliveta e le passeggiate tra gli olivi, perché anche le CIttà dell'Olio puntano al turismo dell'olio e alla formazione delle competenze. Le migliori esperienze turistiche legate all'extravergine sono 'in gara' con un concorso dedito al turismo dell'olio, già alla seconda edizione.
I problemi dei territori 'difficili'
L'acccademia nazionale dell'Olivo e dell'Olio, fondata nel 1960 e rappresentata dal professor Riccardo Gucci dell'Università di Pisa, punta all'olioturismo, una strada del futuro su cui la normativa c'è ma che è da riempire di contenuti, ma anche alla sostenibilità economica del settore. Su questo si inserisce il dibattito scientifico, le difficoltà di portare avanti un esperimento che richiederebbe almeno 4 anni sull'area olivicolo e che dovrebbe trovare sostegno nelle istituzioni più alte.
L'olio nell'area della Toscana pervade ancora il discorso pubblico, ma ha problemi: dall'abbandono delle coltura all'abbandono addirittura delle campagne. Territori difficili e spopolati, la cui trascuratezza si ripercuote anche su altre aree industriali. Bisogna guardare all'agricoltura come mezzo per guadagnarsi da vivere.
Il futuro deve riguardare il sostegno alle comunità rurali, sia con fiscalità agevolata e importanti investimenti. Deve arrivare anche la formazione, che aiuta pure sulla sicurezza del lavoro. E d'accordo con il sindaco, la scienza può aiutare laddove il clima non coinvolge grandi fenomeni, spesso devastanti, legati ai cambiamenti climatici
Il Biodistretto del Montalbano
Il sostegno, spiega il presidente Alessandro Bandinelli, non deve arrivare una tantum con la piantumazione di nuove piante o la ripulitura di una certa area che è destinata a ritornare incolta nel corso degli anni.
L'olio toscano e italiano funziona splendidamente all'estero, ma per l'uso casalingo se ne preferisce di altro, importato da Grecia e Spagna. "Perché se per un kg di olio per auto spendiamo 25 euro e non siamo disposti a spendere 5 euro per portarlo a tavola?", pone il dubbio Bandinelli. Il Montalbano e le altre terre a vocazione olivicola devono valorizzare il loro patrimonio, non piantare altri olivi a livello intensivo come la Spagna. "Abbiamo un prodotto di eccellenza, per il quale dovremmo formare anche i nostri produttori, l'olio è un prodotto curativo e per questo si consumano 25-30 litri a famiglia. I costi sarebbero sostenibili, ma dobbiamo entrare nella cultura e nella conoscenza dell'olio. Tante cose vanno migliorate e bisogna innovare per rendere più produttivi i territori".