“Finalmente quest’anno Calci celebrerà in modo decoroso il Giorno del Ricordo. Non più con la deposizione di una corona al cartello stradale di Via Vittime delle Foibe, ma con l'inaugurazione del cippo in loro memoria, alla presenza anche del Sindaco dei ragazzi. Si terrà inoltre una lezione storica per gli alunni della scuola media. Verranno quindi realizzate tutte le proposte che Uniti per Calci aveva presentato lo scorso anno, nella mozione che però allora la sinistra bocciò” fa sapere Serena Sbrana, capogruppo di Uniti per Calci.
“Vi sarà anche l'esposizione del tricolore al Palazzo Comunale; non è stato, infatti, possibile illuminare il Palazzo con il tricolore, come avevamo chiesto su sollecitazione di Giampaolo Giannelli, Coordinatore regionale dell’unione degli istriani".
Una soddisfazione, quella di Uniti per Calci, che tuttavia deve fare i conti con la decisione della sinistra calcesana di respingere la sua proposta di sostenere il disegno di legge per revocare la massima onorificenza della Repubblica Italiana, concessa nel 1969 al dittatore comunista jugoslavo Maresciallo Tito.
È stato detto dalla maggioranza che “le motivazioni della bocciatura hanno poco a che fare con le foibe, ma che hanno molto a che fare con il clima che” rispetto a Tito “si respirava in Italia tra la fine degli anni 60 e la metà degli anni 70”.
“Una posizione sconcertante” ribadisce la Sbrana “perché, quando si parla di Tito, non si può prescindere dalla tragedia delle foibe: non si può infatti dimenticare che stiamo parlando di chi ordinò i massacri e la pulizia etnica degli italiani d’Istria e dell’Adriatico orientale, ed è ormai riconosciuto responsabile di atrocità inenarrabili a danno di nostri connazionali compiute, soprattutto, a guerra ormai finita.
Atrocità per le quali nessuno dei Consiglieri di maggioranza ha speso una parola. Invece, non solo è stato sostenuto che noi della minoranza riscriviamo la storia con tecniche e modi revisionistici e quindi — secondo loro — non scientifici; ma, per tentare di giustificare la bocciatura, si sono andate a ricercare le motivazioni politico-istituzionali che allora portarono al conferimento dell’onorificenza.
Era un momento in cui l’indagine storica non aveva ancora portato alla luce, in tutta la loro indiscutibile gravità, i crimini di cui Tito si era macchiato. Ma oggi non si può ignorare quanto la storia ha fatto emergere successivamente, che porta anche a una necessaria valutazione etico-morale della sua figura.
Ciò che più di ogni altra cosa ci ha sconcertato e scoraggiato è stata l’affermazione di una consigliera di maggioranza, che ha definito Tito un grande capo partigiano per la Jugoslavia. Abbiamo compreso, infatti, come le nostre ragioni si scontrino con il più cieco idealismo della sinistra che, ancora una volta, si barrica dietro le proprie convinzioni, accampando accademiche analisi storiche che niente hanno a che fare con coloro che sono stati barbaramente uccisi da uno spietato dittatore solo perché italiani”.
Uniti per Calci
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