Muore 23enne in ospedale, vietato l'accesso alla madre per l'ultimo saluto
Ha fatto scalpore la vicenda di Simone Benvenuti, 23enne fiorentino morto in ospedale nel reparto di medicina interna mentre la madre chiedeva ripetutamente di entrare per l'ultimo saluto, mentre invece non era stato possibile.
La vicenda è finita prima sulla trasmissione Agorà su Rai3 poi sulla stampa locale. Il decesso risale al 16 gennaio scorso, il giovane ha una malattia che riduce in modo forte le piastrine nel sangue. Il giovane periodicamente entra ed esce dagli ospedali per la terapia con emoglobina e cortisone. Ci era andato a novembre, ci sarebbe ritornato a fine gennaio ma qualcosa va storto. Viene ricoverato, per una visita che potrebbe essere di routine
La prima visita viene negata e la madre viene contattata da un medico per una prima trasfusione, poi la seconda. Simone è grave. La donna si attacca al telefono ma le viene negata la visita. L'ultimo contatto con il figlio arriva tramite messaggio: "Mamma, non riesco a respirare, sono attaccato all'ossigeno". La donna si precipita al San Giovanni di Dio dove comunque non riuscirà a entrare per vedere il figlio vivo.
La replica dell'Asl Centro
L’Azienda Usl Toscana Centro esprime sentite condoglianze e vicinanza ai genitori ed alla famiglia del giovane ventitreenne deceduto al San Giovanni di Dio nei giorni scorsi.
La direzione sanitaria dell’ospedale spiega quanto accaduto: il ragazzo è stato ricoverato giovedì 13 gennaio per una sindrome emolitica di cui era affetto fin da bambino. Il decorso clinico è stato stabile, il paziente è stato trattato con terapia concordata con lo specialista ematologo.
Le condizioni di salute dei pazienti ricoverati vengono comunicate telefonicamente ai familiari ogni due giorni, salvo situazioni di emergenza che richiedono contatti immediati, in ottemperanza a quanto disposto dalle norme in materia di sicurezza anticontagio. La circolare regionale prevede infatti deroga di accesso dei parenti nei reparti nei seguenti casi: stato terminale o marcato aggravamento, minori o persone con disabilità. Casistica che non era applicabile nel caso del ragazzo.
Venerdì 14 gennaio i sanitari hanno dato comunicazione sullo stato di salute del figlio alla madre. La situazione clinica del ragazzo era stabile.
Il giorno successivo, sabato 15, è stato somministrato ossigeno a bassi flussi ed il paziente è stato rivalutato dal medico. Alle ore 21.30 ne è stata data comunicazione alla madre. In quel momento il quadro clinico non mostrava instabilità e non lasciava prevedere una evoluzione precipitosa.
Il ragazzo nel corso della serata è stato nuovamente rivalutato ed in accordo con gli specialisti è stata concordata una emotrasfusione. Di ciò la madre è stata avvertita.
Nelle ore successive tutti i parametri si sono mantenuti stabili. Alle ore 4.30, in maniera improvvisa e non prevedibile si è verificato un arresto cardio-respiratorio e sono state immediatamente praticate le manovre rianimatorie a cui il paziente non ha risposto e purtroppo l’esito è stato infausto.
I sanitari intervenuti sono ancora molto provati e turbati per quanto accaduto e trasmettono ai familiari il loro personale cordoglio. È stato proposto di eseguire il riscontro autoptico a cui i familiari non hanno dato il consenso.