Covid, Giani chiede cambio di passo: "Chi è vaccinato non deve andare in dad. Migliorare misure"
“Semplificazione delle procedure burocratiche anti-Covid, superamento delle fasce di colori per permettere il più ampio margine di mobilità ai vaccinati, scuola in presenza e una visione della riforma sanitaria che possa consentire alle Regioni di sviluppare una politica adeguata al fabbisogno reale delle nostre comunità, in vista delle opportunità del Recovery fund”.
A dirlo è il presidente Eugenio Giani a conclusione di una importante riunione con tutti i presidenti delle Regioni, che si è tenuta oggi a Roma in presenza, prima che iniziasse il voto in Parlamento per l’elezione del Presidente della Repubblica, per “mettere a punto richieste forti nei confronti del Governo”.
“Il sistema dei colori è di fatto superato dalla realtà ed è inutile. Non ha senso colorare di bianco, giallo e arancione le Regioni e mettere in difficoltà la mobilità dei cittadini e le attività produttive, dopo i grandi sacrifici fatti per vaccinarsi - sottolinea il presidente -. Bisogna invece distinguere tra chi è vaccinato e chi non lo è. Chi è vaccinato può liberamente circolare. Sarà il green pass, sulla base della legislazione in essere, a fare la differenza e a consentire di accedere ai luoghi. La libertà di movimento deve essere garantita alle persone che si sono vaccinate, a partire dai bambini di 5-11 anni. La richiesta di semplificazione vale, infatti, anche per la scuola - prosegue Giani -. Non si può dire che la scuola deve essere in presenza e poi bastano due positivi per mandare tutta la classe in dad e non differenziare tra chi è contagiato e chi non lo è. La didattica a distanza dovrà essere riservata ai positivi e ai non vaccinati. Anche per la scuola servono regole chiare, per consentire ai dirigenti scolastici di lavorare al meglio e alle famiglie di non sentirsi disorientate. Tra le richieste su cui ci siamo confrontati - conclude Giani - abbiamo messo a fuoco con forza anche idee per misure strutturali in sanità, per una disciplina che regolamenti l’accesso alle professioni sanitarie: non ha più senso parlare di numero chiuso. Le Regioni devono poter assumere direttamente i nuovi medici che si rendono disponibili per le strutture di cura territoriale come saranno per esempio le case e gli ospedali di comunità”.