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Ortofrutticola del Mugello, risoluzione unanime del Consiglio regionale: "La produzione rimanga a Marradi"

Un presidio dei lavoratori di Ortofrutticola del Mugello Marrons Glacé (foto da Facebook)

Il Consiglio regionale approva all’unanimità una risoluzione unanime sulla crisi occupazionale dell’Ortofrutticola del Mugello a Marradi: in chiusura del dibattito, ottiene 38 voti favorevoli su 38 votanti.

L’atto d’indirizzo impegna la Giunta regionale “a continuare a monitorare la situazione relativa allo stabilimento di Marradi dell’Ortofrutticola del Mugello. A tenere aperto il tavolo di crisi aziendale, affinché Italcanditi non sposti la produzione a Bergamo ed anzi rilanci la produzione nello stabilimento di Marradi; elabori un piano industriale con prospettive di tempi e investimenti adeguati, che non comporti una riduzione degli organici attuali; garantisca, oltre ai livelli occupazionali, la qualità della produzione; in particolare garantisca la continuità della produzione dei marron glacé nello stabilimento di Marradi”.

“Ringrazio i colleghi per essere riusciti a giungere a una risoluzione unitaria – ha dichiarato il presidente Antonio Mazzeo –. Credo sia un bellissimo segnale che mandiamo a tutte le lavoratrici e ai lavoratori. Anche questa volta, il Consiglio regionale ha dimostrato, sulle vertenze più complicate, la propria vicinanza e il proprio sostegno, indipendentemente da quelle che sono le forze politiche che appartengono a questo consenso legislativo”.

Il dibattito

Il consigliere regionale di Italia Viva Maurizio Sguanci ha preso la parola apprezzando che il tavolo di crisi stia dando i suoi frutti e la situazione appaia meno pericolosa e travagliata di quanto apparisse qualche giorno fa. “A noi risultava - ha spiegato Sguanci - che a fronte del mantenimento dell’azienda, il 50% dei lavoratori a tempo indeterminato sarebbe stato congedato e la metà degli stagionali altrettanto. Mettere a casa anche 50 persone dal lavoro stagionale, vuol dire privare per un anno intero 50 famiglie di quello che è il sostegno che lo Stato dà nei sei mesi in cui non lavorano. Non esiste al Mondo un marrone come quello mugellano di Marradi. La società che ha acquistato, la Italcanditi spa, ha come azionista di maggioranza la Investindustrial che una volta acquisito il lavorato del marron glacé, prende e porta quest’eccellenza in tutte le grandi aziende che poi lo trasformano e lo esportano in tutto il Mondo. Privare le famiglie di questo lavoro vorrebbe dire privare quel Comune della sua migliore eccellenza. Al tavolo della trattativa vorrei anche i sindacati, mentre ci risulta che l’azienda stia chiamando i singoli dipendenti. E così si mettono le persone in grande difficoltà. La nostra richiesta alla Giunta è di continuare a monitorare questa situazione affinché lo stabilimento e l’ortofrutticola rimangano lì dove sono, con le funzioni che hanno adesso”.

La capogruppo del Movimento 5 Stelle Irene Galletti ha voluto sottolineare “l’impegno dimostrato sin dal primo giorno, innanzitutto con la solidarietà a queste lavoratrici e lavoratori e alla comunità intera di Marradi. Una solidarietà importante per il presente e per il futuro per tenere alta l’attenzione che possiamo anche definire di delocalizzazione, perché, al di là dei tecnicismi, di questo si tratta. Sostengo anche io fortemente l’impegno che dovranno sostenere la Giunta e tutte le istituzioni coinvolte, unitamente ai sindacati e al sindaco per mantenere la trasformazione del prodotto locale del marrone mugellano a Marradi. Sarebbe inspiegabile e ingiustificabile spostarla in un’altra zona. Non si spostano i castagni e la produzione deve rimanere lì. Siamo di fronte a una comunità che vive con orgoglio di questo lavoro e vive come uno shock la decisione di togliere la produzione a Marradi. E si impoverisce la comunità anche colpendo anche gli stagionali. Il nostro impegno è quello di fare una proposta di risoluzione unitaria, per chiedere che si continui a mantenere la produzione nel mugellano. E all’intera comunità va la nostra solidarietà”.

“E’ giusto fare una serie di riflessioni” ha detto prendendo la parola il presidente del gruppo di Fratelli d’Italia Francesco Torselli e aggiungendo: “Sono pienamente d’accordo con il presidente Giani che vada condannato il modo reiterato di certe aziende di delocalizzare. Si lavora solo pensando al profitto e non al territorio. Non voglio puntare il dito contro la politica locale, ma faccio un appello ai sindaci: quando arrivano soggetti industriali nuovi come Italcanditi, quando arrivano i grandi colossi industriali, non si canti subito vittoria. Il sindaco Tommaso Triberti parlò di una nuova speranza per lo sviluppo di Marradi e si deve stare più attenti. L’arrivo di un colosso è importante, ma la ricaduta si paga oggi. Nel 2020 bisognava fare quello che ha fatto oggi Eugenio Giani: visionare i piani industriali. Con il tavolo una prima direzione l’abbiamo capita, c’è stato un primo passo avanti, ma c’è un passaggio per noi non accettabile. Pensare di delocalizzare a Bergamo e lasciare a Marradi solo produzione del marrone locale non è investire sul territorio. Forse si potranno salvare i posti di lavoro. Ma la gallina domani è il futuro di Marradi. Fratelli d’Italia è disponibile a votare tutti gli atti, o a votarne uno unitario. Ma è fondamentale salvaguardare la fabbrica e l’identità preziosa del marrone di Marradi. Nell’atto da votare si deve chiarire che è importante salvaguardare i posti di lavoro, ma anche il prodotto che si lavora oggi a Marradi. Solo così si può salvare il lavoro di una comunità nei decenni a venire”.

Il consigliere del Partito democratico Cristiano Benucci ha ringraziato il presidente Giani “per l’impegno con cui sta seguendo questa vicenda. Nell’area fiorentina abbiamo vissuto molte crisi aziendali, questa è diversa nei numeri e nella portata. A Marradi il marrone è un elemento identitario. Ortofrutticola del Mugello nasce per l’impegno delle Istituzioni e della comunità montana. Un’iniziativa che serviva per dare una speranza ai produttori che erano ostaggio dei grossisti. E recuperando i castagneti è stata creata un’economia con un’azienda che si è affermata per numeri e qualità”. Benucci ha chiuso il suo intervento spiegando “che questa fabbrica ha un’importanza identitaria e la dobbiamo seguire con la consapevolezza che difficilmente ritroveremo chi vuol investire in quell’area di Toscana così ai margini”.

Il collega Massimiliano Pescini ha voluto sottolineare la presenza del Partito democratico sul territorio: “Abbiamo lavorato molto e ci abbiamo tenuto a essere presenti sul posto per sostenerli. Si tratta di 80 stagionali, tra lavoratrici e lavoratori e 9 impiegati fissi. Ma il lavoro stagionale permette la sopravvivenza di un intero nucleo familiare. La maggior parte sono donne e fanno una cosa che dà lustro a un’eccellenza come il marrone Igp di Marradi. Non è una fabbrica in dismissione, e i relativi passi indietro, fanno capire che chi viene qui non può pensare di disinvestire. Opinione pubblica, politica, istituzioni e sindacati sono tutti dalla stessa parte”.

“Il presidio - ha concluso Pescini – continua, ricordiamolo e aver ottenuto un diverso modo di ragionare non ha soddisfatto le nostre aspettative, ne quelle dei lavoratori. Serve un piano industriale che sia credibile e mantenga il prestigio di quella produzione”.

Per la consigliera Elisa Tozzi del (gruppo Misto-Toscana Domani)  “molto è stato detto, come per il caso GKN, e il Consiglio regionale deve dare il più possibile un segnale di unità. Corretto esprimere subito solidarietà, ma dobbiamo chiamare in causa l’efficacia della politica. Ci sono troppe crisi industriali e questo vuol dire che qualcosa non va. È chiaro che ci vuole uno sforzo da parte della Regione, ma spesso le decisioni vengono prese senza consultare le Istituzioni e sopra la testa dell’amministrazione e dei lavoratori. Questo è un segnale che è un campanello d’allarme. Le Istituzioni vanno maggiormente coinvolte. Ma non deve nemmeno passare la logica di un’azienda contro i lavoratori, anche perché noi abbiamo bisogno di imprenditori che investono bene e in modo onesto. I tavoli di crisi sono uno strumento che dobbiamo tenere sotto monitoraggio, e invito la presidente della Seconda commissione, a una maggiore sinergia, che ci faciliti il lavoro di controllo”.

“Mi associo a quanto già detto da chi mi ha preceduto, in particolare dal capogruppo Torselli, che ha seguito e conosce al meglio la vicenda – dice il consigliere Diego Petrucci (Fratelli d’Italia) –. Quel tipo di impresa salvaguarda l’uso e l’assetto del territorio: coltivare i castagneti è l’antidoto migliore per manutenere il territorio e prevenire dissesti che spesso sono conseguenza dell’abbandono. Il bosco si mantiene e si coltiva, se le attività hanno una ricaduta economica, se esiste una fabbrica che si occupa della commercializzazione del prodotto dei castagni, altrimenti quei castagneti cadono in disgrazia, quei boschi vengono abbandonati, con conseguenze anche di dissesto idrogeologico”. Si tratta di una catena di interventi, prosegue Petrucci, “che la fabbrica dei marroni di Marradi teneva insieme e contribuiva a rendere efficaci. Il castagno – aggiunge – è una specie debole, che viene sovrastata da altri tipi di vegetazione e in prospettiva sta andando a sparire, a meno che non ci sia un interesse produttivo a tutelarla”. Attorno all’attività di produzione dei marron glacé, ruotava una “funzione di mantenere un progetto di biodiversità”. Ora, sostiene il consigliere, se non cambiamo le regole del gioco, tutti gli sforzi che la politica può fare, o velleitari o spuntati. Quando Fratelli d’Italia parla di interesse nazionale, di interesse delle comunità e dei territori, intende questo: nell’interesse nazionale rientra l’interesse dei lavoratori. In questo contesto economico e socioeconomico, o si cambiano le regole del gioco o il ruolo della politica sarà poco più che una sfilata davanti ai picchetti dei lavoratori. Il potere dei lavoratori all’interno dell’impresa non ha efficacia, in questa situazione di conflitto tra capitale e lavoro. Non potremo competere all’interno di un panorama che è diabolico, freddo”. Secondo Petrucci, è necessario “ancorare l’interesse della fabbrica all’interesse della comunità di donne e uomini che hanno fatto sì che quell’impresa fosse tale. Poi la Regione si vede costretta a mettere milioni, se non miliardi, per curare i danni dei dissesti idrogeologici”.

“Ho avuto la possibilità di incontrare i lavoratori, perlopiù lavoratrici, dell’azienda. Sono persone con grande forza e grande dignità. Hanno iniziato battaglia simbolo per tutto il territorio regionale”, dichiara il presidente della commissione Aree interne, Marco Niccolai (Pd). “Siamo di fronte a una vicenda atipica, rispetto alle crisi che hanno riguardato le zone montane negli ultimi decenni. C’è un’industria che produce quanto di più tipico del nostro territorio, un prodotto di qualità, un’industria che funziona. Questo rende la vicenda ancor più inaccettabile per il territorio e per la nostra regione”. Niccolai apprezza “l’attività dell’unità di crisi regionale, mi fa piacere che ci sia anche la Regione Emilia-Romagna. Da parte della proprietà è arrivato il momento della chiarezza. La mobilitazione e la reazione forte hanno prodotto un primo passo avanti – aggiunge Niccolai –, ma non è sufficiente. L’azienda cali le carte e dica, con un piano industriale vero, che volontà ha di valorizzare un’eccellenza della Toscana. Lo deve dire a tutto il nostro territorio. Di fronte a un’irresponsabilità sociale della proprietà, sono sicuro che sul nostro territorio ci sarà chi sceglierà di cogliere appieno questa opportunità e questo valore. Italcanditi dica le cose come stanno, non possiamo fidare di affermazioni di principio. Le forze politiche, economiche e sociali della Toscana faranno le scelte che sarà più opportuno fare. La Regione dovrà continuare a svolgere il ruolo che le è proprio e cogliere gli elementi per dare il segno che un futuro c’è”.

“Il sostegno che dobbiamo dare a quella comunità deve essere decisamente forte, ma il problema che pongo è cosa può fare veramente la politica”, sostiene Giovanni Galli (Lega). “Quando c’è una vendita di un’azienda, Ortofrutticola del Mugello vende a Italcanditi,  un’azienda all’interno della quale c’è un fondo d’investimento, si sa che l’obiettivo è fare utili. C’è la necessità di capire – prosegue Galli – se veramente le istituzioni possono tutelare le aziende e i posti di lavoro. Quando ormai la situazione è critica come questa, arriva la politica e cerca di fare i soliti tavoli. Sarebbe meglio prevenire”. Il consigliere richiama quanto sta accadendo nello sport, “il mondo dal quale provengo: in Europa, fondi d’investimento stanno comprando dappertutto, in Germania hanno deciso che al massimo possa essere venduto il 49 per cento di una società. Questo passaggio ha tutelato tante situazioni. È una riflessione che bisognerebbe fare. Quando c’è una vendita a un fondo, bisogna capire il piano aziendale, altrimenti saremo sempre a inseguire”.

“Voglio ringraziare tutto il Consiglio regionale, anche a nome del sindaco Triberti che ha ascoltato la discussione insieme a me nella stanza qui accanto”, dice Stefania Saccardi in chiusura del dibattito. “Tutte le forze politiche hanno espresso solidarietà ai lavoratori e chiesto all’azienda di permanere sul territorio. Lo ritengo un evento di grande rilevanza, la politica si è unita a sostegno di un valore e ha mandato un messaggio molto chiaro alla proprietà: non si viene in questa regione, raccontando che si vuole investire e poi si va via senza aprire percorsi condivisi e senza stare con le istituzioni e i sindacati”. L’assessore ripercorre gli sviluppi della vicenda: “La nuova proprietà è arrivata a Marradi nell’agosto del 2020, raccontando e prospettando investimenti importanti sul territorio. Era naturale che ci fosse ottimismo. Si poteva essere più cauti? Non sarebbe cambiato nulla. Il territorio si è messo a disposizione. Gli investimenti, però, poi non si sono visti e non mi pare che siano cambiate le condizioni di mercato. La pandemia c’era già, né ci risulta che il 2021 sia stato negativo per quel tipo di produzione”. Nell’aprile 2021, racconta ancora Stefania Saccardi, “sono stata ad aprile 2021. Nessuno mi ha detto che l’azienda era in difficoltà. Nessuno. La proprietà ci ha detto solo che i giovani non mangiano più i marron glacé e trovandoci a vivere in una società di anziani il dato non sembrava così brutto. Non era immaginabile che poco prima di Natale, senza attivare alcuna procedura, due consulenti del lavoro arrivassero e dicessero in quel momento: si chiude bottega, portiamo tutto a Bergamo”. Quello che è accaduto dopo, “grazie a una mobilitazione straordinaria del territorio, della politica, delle istituzioni e dei sindacati, oggi siamo a ragionare di una ipotesi alternativa che non preveda la chiusura immediata. Dopo questa grande mobilitazione, è stato aperto il tavolo di crisi, il presidente Giani ha voluto partecipare personalmente a tutti gli incontri, dicendo con l’autorevolezza della sua presenza l’importanza di questa azienda per la Toscana. La proprietà si è seduta al tavolo e ci ha detto che non chiudeva più, ma si portava via la lavorazione di maggior pregio, lasciando lì una lavorazione di più basso livello, per la quale si fa un accordo commerciale con chi aveva venduto un’azienda un anno prima”. Non basta, prosegue Saccardi: “Ci si dice anche che comunque l’occupazione non sarà la solita, con i lavoratori si prospetta una trattativa singola, non attraverso le rappresentanze sindacali, come invece deve essere. Non sono per niente contenta, anzi sono fortemente preoccupata. Non vorrei che questa fosse una presa di posizione per fermare adesso tutta la mobilitazione che c’è stata. Senza un piano industriale, che io non ho visto, non vorrei che si trattasse dell’anticamera della chiusura tra poco tempo. Spero di sbagliarmi – dice ancora Saccardi –, ma dobbiamo mettere in atto tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione perché questo non accada. Non ne abbiamo moltissimi, nel quadro legislativo complessivo, ma possiamo creare le condizioni: abbiamo detto alla proprietà che se è un problema di modernizzazione degli impianti, la Regione è pronta a mettere in campo tutti gli strumenti per far sì che l’azienda lasci il territorio. Questo è il lavoro da fare con le organizzazioni sindacali e non dobbiamo arretrare”.

Fonte: Regione Toscana - Ufficio Stampa

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