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Le Coccarde Gialle guidano la protesta dei medici di famiglia

Il gruppo è nato con il duplice scopo di attirare l’attenzione sulla condizione dei medici di famiglia e di proporre accorgimenti alle istituzioni regionali

Le Coccarde Gialle guidano la protesta dei medici di famiglia: "Il sistema va cambiato, ne va della salute dei pazienti"

“Senta il suo medico di famiglia”. È la risposta, alla stregua di un mantra, che le migliaia di pazienti toscani si sentono ripetere quando provano a contattare un qualsiasi servizio sanitario. Inutile girarci intorno: l’ultima ondata di contagi Covid ha messo nuovamente in ginocchio il sistema sanitario regionale, che a quanto pare non ha fatto tesoro delle esperienze vissute nei mesi precedenti. Come l’anno scorso, stessa spiaggia, stesso mare: a farne le spese dell’ingolfamento della macchina sono i medici di famiglia, assurti nuovamente al ruolo di parafulmine e chiamati a ricoprire il doppio ruolo di dottore e consigliere; perché in epoca Covid, con regole e indicazioni che cambiano di continuo, il medico di famiglia è diventato un po’ il tuttofare della sanità.

Questa volta, però, i medici di famiglia alzano bandiera… gialla. Non è affatto una resa, ci mancherebbe, ma – soprattutto alla luce della preoccupante escalation virale in Toscana, da lunedì in zona gialla – intendono alzare la voce e gridare: “No, così non possiamo andare avanti. Aiutateci a farci fare il medico, aiutateci ad aiutarvi'”.

Una bandiera gialla per cambiare rotta

Il gruppo delle Coccarde Gialle è nato appunto con il duplice scopo di attirare l’attenzione sulla condizione dei medici di famiglia e di proporre accorgimenti alle istituzioni regionali. Composto al momento da circa 240 sanitari, perlopiù medici di famiglia ma anche pediatri, appartenenti all’area di Ausl Toscana centro – anche se il proposito è coinvolgere colleghi appartenenti alle altre due Aziende sanitarie –, sabato il gruppo ha lanciato una campagna social su Facebook per sensibilizzare sulle difficoltà affrontate dai medici di base, caratterizzata dagli hashtag #LASCIATISOLI #VORREMMOCURARTI. Lunedì, invece, sarà il momento dell’ufficialità: verranno appese le coccarde gialle simbolo del gruppo alle porte degli ambulatori e verrà scattata la foto di rito.

Le Coccarde Gialle rappresentano un movimento spontaneo e apolitico, che nasce dal basso e raggruppa trasversalmente professionisti appartenenti a diversi sindacati. Venerdì e sabato, a seguito di riunioni e confronti virtuali a cui hanno partecipato oltre cento medici, sono state delineate gli obiettivi del gruppo. I problemi da affrontare sono tanti, così come le proposte delle “Coccarde”; tali proposte andranno raccordate e integrate in una forma che poi verrà presentata alle istituzioni sanitarie e politiche.

Siamo un gruppo di medici di medicina generale nato sul web per darsi supporto in questi ultimi due anni difficili che hanno reso la nostra attività lavorativa sempre meno al servizio della salute del cittadino e sempre più volta a colmare i vuoti organizzativi del sistema – spiega il medico empolese Iacopo Periti –. Negli ultimi 15 giorni la situazione è peggiorata fino al punto di minare seriamente la nostra capacità di assistere adeguatamente i pazienti malati. D’altronde, un medico riceve centinaia di telefonate al giorno da parte di persone che non sanno cosa fare, sia perché non vengono contattate da nessuno sia perché la Regione continua a cambiare le procedure. Basti vedere il caos dei tracciamenti: una settimana fa la Toscana aveva deciso per l’invio di sms da parte della stessa Regione, poi da domenica siamo passati all’autosegnalazione su portale regionale proprio perché il sistema è collassato. È stato ingenuo ritenere che senza strutture adeguate il tracciamento potesse reggere a fronte di 80mila casi da individuare”.

Telefonate e richieste: lo tsunami che ha travolto i medici di base

Fallito il tracciamento, la Regione cambia ancora le carte in tavola, ma con il cerino in mano rimangono ancora loro, i medici di famiglia: “Si è riversato tutto sulle nostre spalle – aggiunge Periti – perché siamo gli unici contattabili direttamente dai pazienti, che hanno i nostri recapiti telefonici e telematici. La situazione è diventata talmente ingestibile per tutti, addirittura su base volontaria potremmo anche occuparci di eseguire i tamponi, che andrebbero ad aggiungersi alle altre incombenze: vaccinazioni, prescrizioni di tamponi, controllo di pazienti non tracciati. In tutto questo, il medico dovrebbe occuparsi pure di ‘chi sta male’ al di là del Covid. Insomma, fare il medico sta diventano sempre più un optional perché manca il tempo. Io seguo circa 1600 pazienti e ricevo dalle 100 alle 150 telefonate al giorno; se ci stessi anche solo tre minuti starei al telefono cinque o sei ore. Se in più aggiungiamo le cinque o sei ore di ambulatorio e le due di visite domiciliari, si fa presto a raggiungere le 14-15 ore giornaliere di lavoro”.

Se tutti i servizi, dal numero verde alla Ausl, non danno risposte e indicano di chiamare il medico di famiglia, è chiaro che sui medici di famiglia si scateni uno tsunami ed è per questo che le Coccarde Gialle intendono avanzare una riflessione sul futuro della medicina generale, un cambio di rotta che non passi solo da modifiche di contratto e che invece presupponga un’evoluzione culturale della medicina generale, oltre a un necessario investimento di risorse maggiori. “Per intendersi – precisa Periti – il passaggio da un lavoro a quota capitaria a un lavoro a ore non è una soluzione ai problemi, anzi: 38 ore, come previsto nella bozza di contratto, le lavoro già nei primi giorni della settimana”.

E dunque, sul ponte sventola bandiera gialla: la bandiera che issano i marinai delle navi che escono dalla quarantena. “Vorremmo che i cittadini ci ascoltassero e aiutassero a farci ascoltare da chi prende le decisioni finali – conclude il medico empolese – perché ne va della qualità del nostro servizio e dunque della loro salute. Infatti, non è semplicemente la mole di lavoro a preoccuparci, ma cosa tale sovraccarico possa causare: se un medico risponde a trecento ‘telefonate Covid’ la sua lucidità è sicuramente ridotta e diventa difficile pensare a qualcosa che non sia contagi ed epidemia”.

Giovanni Gaeta

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