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Scomparso lo scrittore Gianni Celati, ricevette nel 2016 il Premio Pozzale

Intellettuale tra i più grandi del Novecento, scrittore, traduttore e critico letterario è scomparso la scorsa notte a 84 anni Gianni Celati.

La giuria del Premio Pozzale di Empoli lo premiò nel 2016 al Cenacolo degli Agostiniani per la sua raccolta di scritti Studi d’affezione per amici e altri pubblicata da Quodlibet.
Un’opera definita un excursus dove “il mondo diventa un variopinto tessuto di meraviglie”, vincitrice della 64esima edizione del Premio Letterario Luigi Russo.
La città di Empoli volle quindi tributare a Celati un riconoscimento all’opera e alla carriera, pregevolmente documentata anche dal volume de I Meridiani uscito per Mondadori nello stesso 2016.

Questa la recensione dell'opera a cura del Comitato Organizzazione del Premio: In Studi d’affezione per amici e altri, Celati racconta narratori che inseguono la pennellata d’impulso, dalla scrittura pre-rappresentativa “che cancella il profilo netto delle cose”. Un po’ con la voglia di perdersi, Celati illumina con questi saggi le voghe letterarie, le persistenze linguistiche, le tradizioni, le evasioni del linguaggio e la facondia fantastica dei suoi autori. La pre-discorsività, addirittura i pre-grafismi, come il gesto, il tratto, lo scarabocchio o la pennellata, appunto, “che non serve a coprire spazi di una rappresentazione prestabilita, ma diventa impulso, intensità coloristica affiorata sulla tela”, sono i tratti comuni dei linguaggi che Celati ama e che qui descrive. Così tra i suoi autori ricorda Delfini, lettore di Giambattista Vico, che di Vico conosceva la riflessione sulla poeticità della lingua dei primi uomini, quell’istinto narrativo primario “che dà alle cose insensate senso e passione”. Di Delfini, come di Giorgio Manganelli, altro amico a cui sono rivolti questi studi d’affezione, ricorda il profilo di accumulatori di parole, fatti, reperti, citazioni assemblati in collage policentrici. Il Nuovo commento di Manganelli, come la Piazza Universale di Garzoni o L’Ulysses di Joyce e lo Zibaldone di Leopardi sono opere policentriche, repertori ininterrotti di enciclopedismo e oralità. Questi testi sono pezzi richiamantisi sincronicamente, pathosformeln, come citazioni l’uno dell’altro, nella rapsodia della storia della letteratura di Celati; un edificio dall’architettura barocca, una grandiosa Wunderkammer piena di tesori nascosti e rari. 

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