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Colori in corso, un viaggio tra gli artisti fucecchiesi con Andrea Mancini

"Nello studio di Claudio Occhipinti e di Colori in corso" la cronaca di Andrea Mancini. Mostra a Villa Landini Pacchiani di Ponte a Cappiano

Claudio Occhipinti, autoritratto

Da giovedì 23 fino al 30 dicembre (ore 18-20) “Colori in corso” si presenta alla Galleria Le Contrade di Fucecchio, in via Landini Marchiani, con una “mostra di arte contemporanea”. Saranno esposti i lavori di Chiara Campigli, Gianni Ceccatelli, Antonella Fiore, Filippo Gemignani, Enzo Marconcini, Edoardo Melani, Claudio Occhipinti, Sandra Spinelli.

Ogni artista di Colori in corso ha una sua personalità, anche se ognuno si ritrova nell’impegno per un’arte che si abbassa verso la gente e che è di denuncia per i mali del mondo. Proprio nel manifesto della mostra attualmente in corso a Fucecchio, c’è riprodotta un’opera che la dice lunga su quanto stiamo scrivendo, al di là dell’autore-autrice, che neppure è segnalato. È molto esplicita: rappresenta un bambino africano che beve avidamente da un fonte d’acqua aperta nelle zone desertiche in cui vive; un manifesto che spiega – meglio di tante parole – l’impegno sociale di chi l’ha realizzata e che l’ha scelta come immagine simbolo. Colori in corso è stata fondata nel 2000 da Claudio Occhipinti, anche con la collaborazione di personalità nel mondo artistico fucecchiese, almeno Luigi Fatichi e Giulio Greco. Quest’ultimo ha tra l’altro lavorato insieme al gruppo per il Palio della Contrade del 2015, quando proprio all’associaizone fu commissionato il bellissimo drappo.

I protagonisti della formazione artistica potrebbero a rigore essere definiti “dilettanti”, “amatori”, se non fosse per un impegno che spesso diviene primario, e magari ancora più marcato, che nei cosiddetti professionisti. Alcuni di loro, del resto, hanno fatto scelte diverse, provando a privilegiare l’arte come forma di vita e sussistenza, con risultati spesso più che interessanti. Ci occupiamo insomma di questo gruppo, proprio come riconoscimento alla notevole serietà, tentando un discorso storico critico, necessariamente generico, nel senso che non potremo addentraci dentro l’universo personale dell’ormai notevole numero di persone via via coinvolte. Dopodiché ci piacerebbe offrire a Colori in corso, l’opportunità di misurarsi in un contesto espositivo non protetto, nel quale - siamo certi – avranno comunque qualcosa da dire. Tra l’altro negli ultimi tempi, soprattutto dopo il periodo più aspro della pandemia, il gruppo ha acquistato forza, con l’adesione di artisti di spessore, che occupano posizioni prestigiose nella società fucecchiese e non solo. Come a dire appunto, che l’associazione ha in oltre venti anni acquistato una notevole credibilità.

Del resto, per parlare di Colori in corso, bisogna tentare un riferimento di tipo storiografico, richiamando i raggruppamenti di artisti che hanno attraversato la storia, almeno dall’800, quando grandi figure si sono messe insieme su un progetto comune: si pensi, per fare solo un esempio a noi abbastanza vicino, ai Macchiaioli, uniti dallo spirito artistico, ma anche da quello tecnico: la loro pittura si assomigliava, rispondeva ad ideali comuni, nei confronti della natura e soprattutto della vita delle persone.

L’abate Luigi Antonio Lanzi, quello che fu in pratica il primo direttore degli Uffizi, alla fine del 700, cominciò a parlare di scuola veneziana, scuola napoletana o fiorentina, realizzando una suddivisione che permise di sistematizzare la materia e che fu seguita, oltre che dai musei, anche dagli storici dell’arte. In questo senso, quale è la ripartizione in cui va inserita l’attività di Colori in corso?

Credo entri senz’altro nella cosiddetta “arte impegnata”, politicamente schierata, che ha attraversato almeno il 900: dal futurismo russo legato alla rivoluzione, fino all’arte del periodo fascista, e poi al muralismo messicano e ai tanti tentativi che – anche in Toscana e nei nostri pressi - si sono susseguiti in anni più o meno recenti. Per un’arte non aristocratica, ma invece immersa nella realtà – coinvolta - magari “complice” in progetti più o meno motivati di abbellimento della società e più in generale degli uomini.

Dietro a Colori in corso ci sono, evidentemente, le scelte del suo fondatore: Claudio Occhipinti, un uomo politicamente impegnato, che non ha mai nascosto le sue fedi, lui come i suoi fratelli, uno dei quali è addirittura il parroco della chiesa di Orentano. Anche don Occhipinti ha, evidentemente, fatto le sue scelte radicali, tutt’altro che banali. Sono nati tutti a Scicli, nella zona barocca della Sicilia, dal 2002 nella World Heritage List dell’Unesco, nella val di Noto, vicino a Ragusa: un luogo dove l’arte è vicinissima agli uomini e alle donne, non è qualcosa di esterno, ma di vissuto in prima persona, è il respiro di architetture splendide e di una natura, spesso molto aspra.

Sono luoghi – e non è un caso - spesso visitati dal cinema di Paolo e Vittorio Taviani, ad esempio per alcune parti di “Kaos”. I due registi sanminiatesi hanno forse avvertito che in quelle zone potevano costruire un cinema vicino ad una realtà felice e dolorosa allo stesso tempo, attraversata dalla fame, dalla paura, dalla morte. Non è certo un caso se Occhipinti ci parla a lungo di questi film, ci racconta di un suo parente (Angelo), che ha collaborato con Paolo e Vittorio, e ci dice anche del suo schierarsi politicamente che risale agli anni siciliani, anni di bambino, ma proprio per questo più importanti, che lasciano una traccia indelebile.

Occhipinti racconta anche del suo tempo in Accademia, quattordici anni, consumati in varie fasi della sua vita, tra San Marco a Firenze e l’Accademia Albertina a Torino. Un periodo mai rinnegato e al quale vorrebbe addirittura tornare. I suoi quadri, le sculture, la capacità di manipolare i materiali, gli deriva da questa esperienza, che ha prodotto alcune opere di forte significato, sia da un punto di vista tecnico, che da quello, che potremmo dire, politico culturale. Mi riferisco per esempio ad una statua eretta per i Caduti di Nassirya, commissionata da Riccardo Cardellicchio, allora assessore alla cultura del Comune di Fucecchio. Si tratta di un’opera che rappresenta un uomo che si trasforma in uccello, inaugurata nella zona dei Seccatoi di Fucecchio, con l’intervento di tutte le autorità regionali e anche dell’esercito e dell’aeronautica militare, dei carabinieri in alta uniforme.

Insomma, una vera e propria consacrazione per quest’uomo prossimo ai settant’anni, certo anche soddisfatto del suo lavoro, che negli ultimi anni è diventato sempre più intenso. Occhipinti, infatti, insieme a Colori in corso, intende continuare il suo racconto dell’esistenza umana, della lotta per il pane e la dignità. Perseguendo i suoi ideali di bambino, e soprattutto trasmettendoli agli altri. Molte sono le persone che frequentano Colori in corso. Non è semplice parlare di allievi, perché si tratta di adulti, che hanno avuto o hanno ancora incarichi di prestigio, nella medicina, nel commercio, nell’amministrazione pubblica e altrove. Sono dei compagni di viaggio, ormai preziosi, necessari per il lavoro di questo artista assai singolare.

Prima di chiudere ancora qualche riga, per il luogo dove Colori in corso opera: la Villa Landini Marchiani che l’amministrazione comunale gli ha concesso gratuitamente da più di vent’anni, fin dai primi mesi di attività, confermandogliela poi nel tempo. Si tratta di un edificio importante, anche se non in splendide condizioni, sulle colline che portano alle Vedute, dopo Ponte a Cappiano. Uno spazio accogliente, sia per questi artisti che per eventuali ospiti, che possono andare anche a curiosare. Gli incontri di lavoro avvengono tutte le domeniche mattina e spesso il mercoledì, ma anche in altri giorni, basta telefonare, proprio a Claudio Occhipinti, il cui numero è in bella vista sul manifesto della più volte citata mostra di Fucecchio: 348 7629102.

Fonte: La conchiglia di Santiago

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