Pietre d'inciampo a Montelupo per ricordare le deportazioni dell'8 marzo
Diversi comuni del Circondario (Empoli, Montelupo Fiorentino, Capraia e Limite, Fucecchio, Vinci e Cerreto Guidi) furono protagonisti, oltre al drammatico passaggio della guerra, anche della tragedia della deportazione nei lager nazisti.
Il 3 e 4 marzo del 1944 si erano tenuti nell’Italia occupata dall’esercito tedesco, imponenti scioperi ai quali vi era stata una partecipazione di massa.
Questi scioperi mandarono su tutte le furie i vertici nazisti e, direttamente dalla Germania, arrivò l’ordine di deportare i partecipanti a questa clamorosa protesta.
A Montelupo Fiorentino la retata, organizzata per l’8 marzo, colpì soprattutto ignari cittadini, che non avevano partecipato allo sciopero e che non si aspettavano, quindi, nessuna conseguenza.
L’arresto, fu portato avanti con l'inganno da soli italiani, non essendoci in quel momento nella zona nessuna forza tedesca. La lista fu redatta presso la locale Casa del Fascio e il rastrellamento vide la partecipazione di forze dell’ordine e personale comunale, assieme ai gerarchi fascisti.
Fin dai primissimi anni dopo la fine della guerra il nostro Comune, grazie all'opera dei superstiti e dei familiari (e oggi dei nipoti) ha mantenuto viva la memoria della deportazione con giornate di studio, celebrazioni, pellegrinaggi.
Adesso è venuto il tempo di soffermarsi sui luoghi dove la deportazione avvenne, non solo per celebrare degnamente la tragica vicenda dei nostri concittadini, ma per non perdere la memoria di un evento così tragico.
Per questo motivo il Comune di Montelupo Fiorentino ha aderito al progetto “Stolpersteine (Pietre d’inciampo) presentato dall’ANED, coordinato da Empoli come comune capofila e approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale nella seduta del 22 dicembre 2021.
Le “Pietre d’inciampo” sono nate su idea di Gunter Demnig come reazione a ogni forma di negazionismo e di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime del Nazionalsocialismo, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali.
Si tratta di un piccolo blocco a forma di cubo di pietra (10×10x10 cm), ricoperto di una placca di ottone lucente, posto davanti la porta della casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte.
In Europa sono state installate già oltre 70.000 Pietre d’inciampo, la prima a Colonia, in Germania, nel 1995 e grazie a un passa-parola tanto silenzioso quanto efficace; oggi si incontrano Pietre d’Inciampo in oltre 2.000 città in: Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina e Ungheria.
In Italia, le prime Pietre d’Inciampo furono posate a Roma nel 2010 e attualmente se ne trovano a Bolzano, Genova, L’Aquila, Livorno, Milano, Reggio Emilia, Siena, Torino, Venezia oltre ad altri e numerosi centri minori.
Obiettivo della “Pietra d’Inciampo”, un inciampo emotivo e mentale, non fisico, è mantenere viva la memoria delle vittime dell’ideologia nazi-fascista nel luogo simbolo della vita quotidiana – la loro casa – invitando allo stesso tempo chi passa a riflettere su quanto accaduto in quel luogo e in quella data, per non dimenticare.
Le pietre verranno collocate a Montelupo a partire dal prossimo gennaio, secondo un calendario che, partendo dalla data da metà gennaio, periodo di nascita di Carlo Castellani, arriverà fino all’8 marzo, giorno della deportazione, passando per il 27 gennaio (Giorno della Memoria).
L’apposizione delle pietre vedrà la partecipazione delle classi terze del ciclo della secondaria di primo grado dell’Istituto “Baccio da Montelupo”. Le classi che, normalmente, partecipavano ai pellegrinaggi ai campi di concentramento, purtroppo sospesi a causa della pandemia.
Con questo percorso, un evento così devastante e che portò tanti concittadini, e tanti altri italiani, a morire lontano dalle proprie case, i propri affetti vedrà un nuovo ancoraggio con quei luoghi a cui essi furono strappati. Un ritorno a casa e un memento affinché nessuno possa dire di non sapere quello che è successo e come scrisse Primo Levi, “è accaduto, può accadere”.
Fonte: Comune di Montelupo Fiorentino - Ufficio stampa