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Dalla rottamazione al referendum: Biuzzi racconta 'la stella cadente' di Matteo Renzi

Fabrizio Biuzzi e Matteo Renzi in un'iniziativa politica del decennio scorso

Si chiama 'La stella cadente. La parabola da Matteo Renzi vista da un militante Pd' il nuovo libro di Fabrizio Biuzzi, assessore allo sport del Comune di Empoli che nel 2010 partiva come militante e tesoriere del Pd empolese per poi condurre i comitati pro-Renzi durante le primarie, prima perse poi vinte, dell'allora sindaco di Firenze.

Una stella cadente, in tema con l'uscita natalizia del 18 dicembre, che rappresenta la parabola nella fase di ascesa di Renzi, dal 2010 al 2013 prima dell'esperienza governativa che poi si è conclusa con il referendum costituzionale del 2016 che ha spaccato la carriera del politico fiorentino.

Biuzzi spiega di non voler "raccontare le segrete stanze o i pettegolezzi" ma piuttosto dare un "punto di vista genuino di chi questo argomento l'ha vissuto da dentro e dal basso". L'onda della rottamazione e delle prime Leopolde è stata un movimento che ha scosso il Partito Democratico "dopo la fiammata del 2007 con Veltroni e poi il picco all'indietro. Renzi arrivò quando come pd dopo la sbornia del dopo Veltroni ci eravamo impantanati nel nulla".

L'assessore ha una visione positiva almeno della prima fase: "Dalla 'rottamazione' alla presidenza del Consiglio ha saputo mettere in fila tutte le carte, interpretando un vuoto politico che ha saputo sfruttare a suo favore e a favore del Pd. Era una stagione florida come Pd, dettavamo l'agenda politica".

Nell'Empolese Valdelsa c'era anche "grande fermento politico, nel 2012 e nel 2013 c'erano anni in cui si parlava di politica dalla mattina al bar fino alla sera. Dibattiti non solo televisivi ma nei circoli, in ogni occasione di aggregazione. Era la stagione della campagna delle primarie, le abbiamo fatte anche in periodi non semplici come da ottobre a dicembre. Quel periodo ha fatto bene al Pd, tanti si sono avvicinati, alcuni sono rimasti".

L'agenda politica adesso "è dettata da altri o più latitante, abbiamo argomenti meno forti". Rimane il fatto politico che "nell'Empolese Valdelsa avevamo le più alte percentuali di consenso, c'era la vicinanza a Firenze dell'epicentro del terremoto Renzi".

Le strade tra Renzi e il Pd locale sono state percorse insieme fino al 2016, ma Biuzzi spiega che "il nostro gruppo, dal sindaco Brenda Barnini a tutti gli altri, ha creduto nel progetto mantenendo autonomia di giudizio. L'irruenza troppo forte di questa iniezione di adrenalina ha portato a sollecitazioni che al Pd hanno fatto male. Il partito era una macchina che poteva andare a 200 km/h, prima di Renzi andava a 70, poi ha portato tutto a 205 km/h, dovevamo vedere se la struttura regge".

Tanti sono stati gli errori di Renzi, secondo il giudizio di Biuzzi. "La riforma della Buona Scuola non era stata condivisa da questo mondo e per questo c'è stato un rigetto. Come un cibo buono ma mangiato forzatamente troppo velocemente. La velocità può essere un bene ma può pregiudicare chi non ti capisce. Sul Jobs Act c'era un intento positivo ma è stato imbastito uno scontro sull'articolo 18 e sindacato ti ha disarcionato. Vedendo la questione della Gkn si può capire che la questione già dai tempi doveva essere un'altra".

Anche Renzi ha fatto cose buone, come il luogo comune dice. "Le unioni civili, si poteva far di più ma è stato capolavoro di realpolitik, il massimo con la maggioranza che avevi. Poi Renzi ha rovinato tutto con il giudizio sul Ddl Zan".

Un giudizio intermedio vale invece per la 'rottamazione', o per meglio dire il ricambio generazionale. "Ora guardiamo i giovani del Pd come noi eravamo ai tempi. Non cerchiamo lo scontro, ci vuole anche un serbatoio di giovani a cui passerai il testimone. Paradossalmente abbiamo capito questa cosa dopo che Renzi era partito con la rottamazione. Lo scontro totale non funziona".

I Dem degli 11 Comuni oltre all'autonomia di giudizio hanno anche capito che "extra ecclesia nulla salus", fuori dalla 'chiesa' del partito non c'era salvezza. "Qui non ci sono pasdaran, nessuno dei più ardenti sostenitori ha seguito Renzi in Italia Viva. Questa cosa la capisci se sei cresciuto in un gruppo organizzato nel Pd di empoli e dell'Unione, talmente strutturato che ti fa capire l'importanza di averlo. Il 40% raggiunto era suo come guida all'interno di un partito, non come persona. Si confonde altrimenti il giocatore con la grandezza della maglia. C'è tanto del Pd in questa storia, è bene che queste persone ragionino in quell'ambito senza voli sul personalismo".

Così come per il referendum che portò all'inizio della caduta dell'astro renziano: "Da noi il referendum lo abbiamo vinto, altrove no, perché non è mai stata una battaglia sulla persona, quanto sulle idee".

Elia Billero

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