L'evoluzione delle piante dagli antichi continenti: lo studio UniPi pubblicato su New Phytologist
La distribuzione delle piante vascolari del nostro pianeta si divide in due grandi gruppi a partire dalla Laurasia e dal Gondwana, due antichi continenti risalenti a circa 250 milioni di anni fa. È questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista “New Phytologist” coordinato da Angelino Carta del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, in collaborazione con Lorenzo Peruzzi dello stesso Dipartimento e Santiago Ramírez-Barahona dell’Universidad Nacional Autónoma de México.
Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato oltre otto milioni di dati relativi alla distribuzione di 67.000 specie vegetali su scala globale. La divisione Laurasia-Gondwana, due antichi continenti che corrispondono oggi all’incirca alle terre del nostro emisfero settentrionale e meridionale, si rispecchia inoltre in alcune differenze fra i due grandi gruppi di piante. La flora settentrionale, costituita soprattutto da piante erbacee, è infatti a livello evolutivo più recente rispetto a quella meridionale costituita soprattutto piante legnose tropicali e in cui prevalgono linee evolutive più antiche.
"La separazione Laurasia-Gondwana non è mai stata osservata e nemmeno proposta nei precedenti tentativi di studiare le relazioni tra le flore dei continenti – spiega Carta - Eppure questo risultato è perfettamente allineato con le conoscenze relative ai movimenti geologici delle placche terrestri studiate dai colleghi geologi".
"Questo studio è importantissimo perché rappresenta il passo fondamentale per conoscere la storia evolutiva della vita sulla terra e come le piante convivono nei diversi continenti - conclude Carta - Infatti, associando questi risultati a quelli ottenuti mediante l'analisi della distribuzione degli animali sarà possibile valutare come è avvenuta la separazione delle comunità di organismi nei diversi continenti".
Link all’articolo scientifico:
https://nph.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/nph.17844
Fonte: Università di Pisa - Ufficio stampa