Conceria, certificazione di biodegradabilità per 'La Scarpa'
Si chiama “Gaiole” l’innovativa pelle biodegradabile messa a punto dalla conceria La Scarpa di Ponte a Egola. Un omaggio alla terra del Chianti, ma soprattutto un richiamo immediato alla genuinità di un prodotto che nasce dalla natura e che alla natura può tornare. È di pochi giorni fa, infatti, il riconoscimento a La Scarpa dai cosiddetti Blue Label e Green Label, i bollini blu e verdi di biodegradabilità in acqua e compost rilasciati da Techa, la società creata dai Laboratori Archa di Pisa per testare la biodegradabilità e la compostabilità delle pelli conciate in acque reflue e o in compost.
Nata nel 1968 e specializzata nella produzione di cuoio per cinture, tacchi, guardoli e suola, La Scarpa ha avviato la sfida contro gli sprechi partendo dal sale usato per la conservazione del pellame grezzo. “Un tempo mandavamo in discarica ogni mese quasi 200 quintali di sale – spiega Maurizio Casini – e contemporaneamente ne compravamo un camion da utilizzare nel processo produttivo. Attraverso un macchinario messo a punto in azienda, abbiamo trovato il modo per ripulire e igienizzare il sale di conservazione, in modo da poterlo usare per la fase di preparazione alla concia, reimmettendolo nel ciclo produttivo. Così facendo riusciamo a recuperarne il 75%, con un beneficio significativo in termini ambientali”.
Partendo da questo primo risultato la conceria ha messo a sistema altri due recuperi. Il primo è il riutilizzo dei bagni esausti di concia, rispolverando dal passato la tradizione della vecchia “guazzatura”, quando i conciatori riutilizzavano una seconda volta lo stesso bagno dove avevano già conciato le pelli. “Una cosa del genere oggi sarebbe impensabile – precisa Casini – perché i prodotti concianti non riuscirebbero a distribuirsi uniformemente. Noi però riutilizziamo la metà del bagno, che viene filtrato, ripulito e reimmesso nel bottale con una riduzione del 50% degli scarichi di Cod dovuti a tannini e grassi”.
Un’assoluta novità è rappresentata invece dal recupero del pelo che viene eliminato dalle pelli attraverso la fase di calcinazione. Composti da cheratina, i peli vengono solubilizzati con un processo di idrolisi, andando a costituire un liquido a base proteica che la conceria ha iniziato a utilizzare con successo nella fase di concia, come soluzione in grado di rimpolpare la fibra delle pelli. Un sistema messo a punto all’interno dell’azienda, che consente di trasformare uno scarto in un prodotto in grado di migliorare le caratteristiche del pellame.
A tutto questo si aggiunge il riutilizzo della polvere di cuoio prodotta durante le lavorazioni, destinata ad arricchire i concimi biologici, insieme al riuso dei ritagli di pelle trasformati in rigenerato per calzatura e pelletteria. “In azienda tutto è finalizzato alla riduzione degli sprechi – conclude Casini - perché in un mercato sempre più attento alla sostenibilità ambientale del prodotto e alla circolarità delle lavorazioni, serve la volontà e la capacità di guardare oltre e di saper progettare il futuro”.