gonews.it

Abbiamo perso un'occasione per imparare qualcosa dal caso di Greta Beccaglia

"L'ho denunciato e non intendo incontrarlo. Ci penserà il legale e la giustizia a decidere cosa dovrà fare. Quel che ci tengo a dire è che il gesto non è accettabile. Non so perché lui l'abbia fatto, forse quella persona ha pensato che fossi un oggetto lì".

Le parole di Greta Beccaglia, giornalista molestata in diretta tv che da giorni si sta spendendo per raccontare la sua versione dei fatti sui media, sono molto importanti e non vanno sottovalutate.

Sì perché in un giorno, tra ieri e oggi, si è assistito a un cambio di paradigma. L'attenzione mediatica che giustamente era incentrata sulla vittima di violenze, la giornalista, è passata a chi quelle violenze le ha compiute, una volta che sono state rese note le generalità.

Il 45enne di Ancona, ha chiesto scusa per il suo gesto, com'è logico che sia. Le scuse sono necessarie, significa che questa persona ha capito che ha fatto qualcosa di grave, ma non cancellano la macchia del gesto.

Il punto è un altro. Questa persona ha rilasciato interviste, non sappiamo se di sua spontanea volontà (poteva farlo anche prima di essere scoperto se aveva questa necessità di intervenire nel dibattito pubblico) o se incalzato dal legale che segue il suo caso che già ieri lo difendeva come padre di famiglia che non ha mai leso la dignità delle donne.

"Ho visto questa giornalista e le ho dato un buffetto sulle parti basse", dichiara il 45enne a un giornale locale, cosa che non sembra proprio quello che appare in video, dopo essersi pure sputato sulla mano.

Un pastrocchio di dichiarazioni (tra cui quelle sulla figlia piccola che non necessitava di essere inclusa nel dibattito) che vogliono suonare come scuse ma che lasciano sdegno come il gesto.

Sdegno arriva anche per lo striscione degli altri ultras viola in occasione di Fiorentina-Sampdoria: "Prima razzisti, poi sessisti, ma mai giornalisti". L'ennesimo attacco alla categoria di cui nessuno aveva bisogno e l'ennesimo modo per mettere in cattiva luce anche i tifosi che pensano allo sport. Una doppietta di cui non andare fieri.

Torniamo ai protagonisti della vicenda. Chi ha perso ma non si arrende alla sconfitta in questa vicenda è sicuramente il 45enne, che tenta con le unghie e con i denti di aggrapparsi a una condanna più lieve. Le giustificazioni e soprattutto le minimizzazioni non sono il modo per evitare la gogna, il contegno di casi come questi doveva obbligare a un silenzio rispettoso nei confronti della giornalista. Invece il piagnisteo è a mio avviso il tentativo di ottenere la botte piena con la moglie ubriaca, cioè un minore danno sul lungo periodo magari evitando anche il procedimento per il quale è denunciato.

Una reazione di questo tipo è pericolosa. Perpetua una cultura in cui la donna si trova a sottostare alle decisioni dell'uomo. Mancherà la pietà cristiana e l'insegnamento del porgere l'altra guancia, ma fa bene Beccaglia a rimandare la questione sul campo legale. Per ora le strategie dalla controparte sono servite a poco.

Ha perso anche il giornalista Giorgio Micheletti che, seppur difeso da Beccaglia, non ha detto le parole giuste nel momento giusto. Frainteso perché il video sui social non include anche le scuse successive o perché non ha agito bene in ogni senso? Deciderà la rete (televisiva, non online) nel frattempo si è auto-sospeso per un 'periodo di riflessione' che diventa una multa autoinflitta.

Ha perso anche la stampa, a mio avviso, non esente da critiche. Le interviste ripetute al 45enne non sono un esercizio di par condicio, non ci troviamo di fronte a due concorrenti per un seggio in Parlamento ma di una posizione di evidente disparità, a svantaggio di Beccaglia. Il messaggio di condanna perde valore, se su 10 persone che leggono intervise di questo tipo anche solo una di queste dà ragione al tifoso, abbiamo tutti perso.

La sensazione è che anche questa volta è mancata (non l'abbiamo saputa cogliere?) l'occasione per imparare qualcosa sulle mai sopite molestie sulle donne. C'erano poche cose da capire: il gesto è da condannare, stop, sulla denuncia si esprimerà un giudice e che questo sia da esempio. Dobbiamo essere tutti con Greta Beccaglia.

Elia Billero

Exit mobile version