Nascosero una famiglia ebrea durante la Shoah: Giuseppe Dani è 'Giusto tra le Nazioni'
Nel periodo più buio della storia, durante la Shoah, tra le campagne di Palaia e quelle di San Miniato, una famiglia ne salvò un'altra, in fuga dall'olocausto. Questa mattina, alla Sinagoga di Firenze, è stata conferita l'onorificenza di 'Giusto tra le Nazioni' alla memoria di Giuseppe Dani, un giovane che nel 1943 faceva il fattore a Colleoli, e ai suoi genitori Giovanni Dani e Maria Bonistalli. Giuseppe e la sua famiglia trovarono un luogo sicuro per nascondere Giorgio Cividalli e Wanda Bonfiglioli, proprietari della fattoria, salvando anche le sorelle Cividalli che proprio nel febbraio 2020 raccontarono la loro storia, insieme alle figlie di Giuseppe Dani, nella Sala del Consiglio di Palaia in occasione del Giorno della Memoria.
In fuga dalle persecuzioni naziste, l'allora giovane Giuseppe che abitava a San Miniato, portò a casa propria tra La Scala e Ponte a Elsa, la famiglia proprietaria della Fattoria di Colleoli dove lavorava. Il suo coraggio e la sua opposizione questa mattina hanno ricevuto l'onorificenza alla Sinagoga di Firenze, alla presenza dei sindaci di Palaia Marco Gherardini e di San Miniato, Simone Giglioli. Gherardini ha ricordato il forte valore della solidarietà radicato nelle campagne: "Bisogna insieme continuare a fare memoria delle vite salvate e a parlare, specie a più giovani, degli esempi di chi, nel buio della storia, decise di coltivare umanità e di seminare, con la semplicità di un cuore giusto, la speranza". Durante la cerimonia ci sono state le testimonianze delle figlie di Giorgio Cividalli e Wanda Bonfiglioli, Miriam, Carla e Anna Elvira, che furono portate via dalla fattoria nel nascondiglio a San Miniato. "Una storia che non può che renderci orgogliosi come concittadini di Giuseppe Dani. Perché la sua storia è stato un atto di eroismo, che era forse la cosa giusta da fare ma che purtroppo, al contrario, tanti italiani non fecero!" ha detto il sindaco Giglioli.
Per il presidente della Comunità Ebraica di Firenze Enrico Fink, oggi "è ancora importante e attuale una cerimonia di questo tipo perché la memoria ha tanti valori diversi", ha detto. Tra questi "rendere onore alla storia, alle persone, non dimenticare chi è venuto prima di noi, portare onore alle persone scomparse". Un altro valore della memoria è riuscire a parlare "di un periodo cupo come quello, raccontando azioni di profonda umanità, coraggio, di capacità di opporsi al sentire comune". Ricordare chi, come i Dani, riuscirono a non essere complici ma a fare diversamente "insegna che anche oggi è possibile". Per la discendente Sara Cividalli, oggi consigliera dell'Ucei, Unione delle comunità ebraiche italiane, "i giusti ci mostrano che noi per primi abbiamo il dovere di non essere mai indifferenti", un insegnamento che va trasmesso ai più giovani.