Bugia Film Festival, è italiano il corto 'più bugiardo'
L’italiano “La città delle cose dimenticate” di Massimo Frizzato e Francesco Filippi si aggiudica la prima edizione del Bugia Film Festival che, con l’assegnazione del Bugia Film Award, premia il cortometraggio più bugiardo del mondo.
Il riconoscimento della critica va invece a “A tasty fish” della giovane artista giapponese Chichiro Tazuro, mentre il premio messo in palio dall’Accademia della Bugia se lo aggiudica “Himn to nonsense” dell’italiana Alice Fazzi. L’edizione d’esordio si chiude quindi con quattro premiati, due uomini e due donne.
Sono questi i verdetti del concorso internazionale promosso dall’Accademia della Bugia de Le Piastre (PT) in collaborazione con la Pro loco Alta Valle del Reno, Presente Italiano ed Utero Studios, che ha visto la partecipazione di ben 2844 cortometraggi provenienti da 115 Paesi di tutti e cinque i continenti.
Il vincitore assoluto è un corto che racconta la favola di una città governata da un vecchio merlo dove finiscono tutte le cose dimenticate. Si tratta delle immagini in continuo delle 112 tavole realizzate dal fumettista Massimo Frizzato, unite in una singola illustrazione che si dipana per 39 metri e ripresa in un corto di 17 minuti, accompagnati da una calda voce narrante. Sullo schermo scorrono i ricordi rifiutati, le illusioni perdute, i vecchi giochi dimenticati, i sogni persi negli abissi della memoria e tante altre cose e occasioni neglette, così come le persone, anch’esse dimenticate, che appaiono piccole e grigie ma che alla fine riescono ad evadere dall’oblio in cui erano cadute.
Secondo la giuria che ha scelto di premiarlo “siamo di fronte ad un corto trasversale di cui colpisce la capacità di catturare con un racconto semplice e sognante sia i grandi sia i più piccoli, per la cura e la caratterizzazione dei personaggi e la sua capacità di creare una forte empatia”.
Il protagonista de “The tasty fish” è il fratello dell’autrice, morto prima di nascere ma che lei immagina nato pesce e gettato nel lago. I due si incontrano, attraverso il sangue e una storia condivisi. Insomma una bella bugia realizzata per vincere il dolore di una perdita.
Per la giuria “il linguaggio usato, unico e molto originale, è graficamente semplice ed elegante, facilmente comprensibile e si miscela in più livelli di emozionalità. Questo piccolo, potente film, suscita una forte emozione che scava nel profondo”.
“L’Inno al non senso” si apre invece in un’autodemolizione, utilizza colori sgargianti, costumi eleganti, giovani attori e anche un variopinto camaleonte. Ma, è questo l’invito finale, rigorosamente in inglese come i dialoghi, per favore non cercate di capire. Più non senso, e quindi bugia, di così...
La giuria ha scritto che “la sua forza è la ricerca visuale che estende la sua originalità della messa in scena, in un ambito di fascinazione che richiama i classici del Surrealismo che come tale tocca le corde del sogno e dell’inconscio. E’ anche una sottile ed elegante denuncia di una società costruita su stereotipi superficiali. La cura estetica, non solo dal punto di vista dei costumi e delle scenografie, ma anche della scelta del cast e del ritmo dato dal montaggio, fa sì che il coinvolgimento emotivo vada oltre la percezione visiva, influenzando le dinamiche emozionali del nostro essere”.
“La giuria ha scelto di premiare – spiegano il magnifico rettore dell’Accademia della Bugia, Emanuele Begliomini e l’accademico, filmaker ed ideatore del Festival, Roberto Beragnoli - la narrazione, la qualità della scrittura e la ricerca di un linguaggio innovativo e sperimentale. La qualità dei cortometraggi in concorso è stata davvero alta e alla fine abbiamo premiato anche la loro capacità visionaria e fantastica, quella tipica dei migliori bugiardi. Complimenti a tutti i numerosissimi partecipanti ai quali diamo senz’altro appuntamento all’edizione del prossimo anno”.
La premiazione si è svolta nella sede della Banca Alta Toscana a Vignole di Quarrata (PT) e i vincitori sono stati scelti da una giuria tecnica composta dal regista Marco della Fonte, dalla montatrice Valentina Poddighe e dal direttore della fotografia Stefano Bizzarri. Della giuria d’onore hanno parte il regista e critico Carlo Montanaro e il fumettista, animatore e regista, e Guido de Maria, il famoso autore della trasmissione cult degli anni Settanta, “Gulp, fumetti in TV”, che l’Accademia della Bugia de Le Pistre ha insignito della laurea honoris causa alla carriera.
Tra gli ospiti speciali, presente anche Salvo Spoto, regista del documentario “Sosia, le vite degli altri”, un docufilm che ha come protagonista lo chef pluristellato, Bruno Barbieri.
Fonte: Ufficio Stampa