Dal Chianti a Trieste in aiuto dei profughi della rotta balcanica
Più di ogni altra parola hanno contato e contano le azioni. Quei gesti che nascono spontanei e tramutano la naturalezza in un atto d’amore pieno di coraggio e semplicità. Un incontro, un passaggio, quasi una danza di carezze tra mani e piedi. Mani che si prestano, si protendono a toccare, curare, medicare, alleviare il dolore senza timore. Piedi, consumati, percossi, devastati, ultima speranza di coloro che vivono condizioni disumane nella lunga marcia senza diritti della rotta balcanica. Quei piedi, ridotti allo stremo che hanno attraversato boschi, fiumi, luoghi impervi, privi di scarpe adeguate al viaggio, sono impressi nelle testimonianze che un gruppo di volontari della Misericordia di Barberino Tavarnelle hanno voluto condividere con la comunità ed in particolare con i giovani del territorio.
Sandra Calosi, Sara Bicchi, Giulia Dei e Paolo Santagati non sono solo i protagonisti di un’esperienza drammatica e profonda allo stesso tempo vissuta qualche settimana fa a Trieste, tra le panchine della piazza della stazione ferroviaria, sono soprattutto gli amplificatori di un’emergenza ancora toppo poco conosciuta. “Siamo partiti con l’idea di offrire il nostro piccolo aiuto al progetto, nato nel 2019 per iniziativa di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir dell’associazione Linea d’ombra – hanno spiegato i volontari della Misericordia, presieduta da Paolo Naldini - siamo entrati in contatto con i giovani migranti, alcuni dei quali minorenni, e li abbiamo soccorsi, curando le loro ferite, sentivamo tuttavia che potevamo e dovevamo fare di più, e siamo tornati con l’impegno ad informare, a promuovere consapevolezza e conoscenza, ad accendere i riflettori nella nostra piccola comunità sulla realtà delle migliaia di vite intrappolate nei Balcani, vittime di violenza e persecuzioni al centro di un’immane tragedia umanitaria”.
L’ondata di solidarietà che i volontari della Misericordia hanno messo in circolo in occasione di un incontro che si è tenuto nella sala Blue Room del Centro Giovani di Tavarnelle Val di Pesa ha travolto e sensibilizzato la comunità del comune chiantigiano. Da questa mattina ha preso avvio la staffetta a sostegno delle popolazioni migranti lungo la rotta balcanica. Sette giovani di Barberino Tavarnelle, studenti universitari, raccolgono il testimone lanciato dalla prima delegazione. “I giovani sono partiti a bordo di un veicolo che abbiamo messo a disposizione come Comune – fa sapere l’assessore alle Politiche per il cosviluppo e l’accoglienza Giacomo Trentanovi - nell’ambito di un’iniziativa che abbiamo sostenuto e coorganizzato accogliendo la proposta dei giovani della Blue Room”. Destinazione piazza della Repubblica, Trieste. E’ nell’area della stazione che sono attesi dall’organizzazione di volontariato Linea d’Ombra per prestare servizio e soccorrere i giovani profughi della rotta balcanica che transiteranno da quella che è stata ribattezza la piazza del mondo. I giovani sono Giulia Dei, Giovanni Fontani, Marco Dainelli, Emiliano Berti, Agnese Conforti, Serena Mugnai, Arianna Fusi e Giulio Cretti, consigliere comunale, quest’ultimo, che la giunta Baroncelli ha delegato per rappresentare il Comune in occasione dell’iniziativa. I giovani porteranno con sé alcune scatole, contenenti beni di prima necessità, raccolte e donate dai cittadini per i giovani profughi.
“Sono giovani in fuga dal dolore e dalla sofferenza alla ricerca di nuove identità - concludono i volontari della Misericordia - dall’Asia provano ad entrare nell’Unione Europea e, quando riescono a varcare il confine orientale e giungere a Trieste, scorgono nell’approdo italiano una via per uscire dal tunnel della morte. Li abbiamo visti ripartire col sorriso. E questo ci ha dato la forza di continuare a lottare con loro, di parlare e sensibilizzare i nostri giovani e attivare una nuova importante rete di solidarietà che unisce istituzioni, associazioni, cittadini. I loro ‘barconi’ remano con i piedi e i piedi sono l'unica speranza di vita, in marcia verso nuove opportunità di lavoro e dignità. Prendersene cura significa aprire un varco nel mare dell’indifferenza”. E dal loro viaggio si diffonderà una nuova eco. Di cittadinanza responsabile, solidale, connessa.