Ucciso in un agguato a Livorno, arrestate tre persone dopo 19 anni
A diciannove anni dall'omicidio Chimenti, sono stati arrestati il presunto esecutore, un complice e l'uomo che avrebbe fornito la pistola. L'uccisione di Alfredo Chimenti, 47enne di Livorno, ha adesso una risposta. L'uomo venne freddato davanti alla sua abitazione livornese in piazza Mazzini il 30 giugno 2002. Per gli inquirenti il movente sarebbe individuabile nei contrasti, sorti all'epoca del fatto nel mondo delle bische clandestine e del gioco d'azzardo.
I tre arresti sono avvenuti nell'ambito di un'operazione, denominata 'La Garuffa' dal nome del circolo di cui Chimenti faceva parte, condotta da carabinieri e guardia di finanza di Livorno e coordinata dalla procura livornese. Inoltre ha portato in totale a 11 misure cautelari eseguite tra Livorno e Pisa: i reati contestati, a vario titolo, sono omicidio premeditato, associazione per delinquere, usura aggravata, estorsione aggravata e porto abusivo di armi da sparo.
Il provvedimento è stato emesso a conclusione di articolate indagini avviate nel 2017 sulla scorta di significative emergenze indiziarie acquisite nell’ambito di due filoni investigativi denominati 'Akuarius' e 'Akuarius 2-Mexcal', coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Firenze e sviluppati dai Carabinieri di Livorno unitamente alla Guardia di Finanza di Pisa, in direzione di associazioni finalizzate al traffico internazionale di cocaina, importata dalla Colombia, con collegamenti con gli ambienti criminali locali, in cui è confluito anche il contributo di un collaboratore di giustizia.
Omicidio Chimenti: cosa avvenne nel 2002
Chimenti, soprannominato 'Cacciavite', fu vittima di un vero e proprio agguato notturno. I colpi di un revolver calibro 38 lo presero all'addome mentre rientrava in casa. L'uomo che ha sparato, il complice che lo ha accompagnato in moto e la persona che ha fornito l'arma sono finite in manette.
Come detto il movente è da ricercarsi nel vizio del gioco. All'epoca sorsero contrasti tra il circolo La Garuffa (quello di Chimenti) e lo Sporting Club. Quest'ultimo era protetto dalla cosiddetta 'batteria', un potente e temibile gruppo criminale ritenuto in rapporti con esponenti del terrorismo di estrema destra, appartenenti a sodalizi di stampo mafioso e ad altri soggetti criminali di varia estrazione.
Alfredo Chimenti, come si legge nell’Ordinanza del Gip, era diventato un soggetto non gradito alla batteria per i suoi comportamenti prepotenti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata l’opposizione di Chimenti all’assunzione presso il circolo La Garuffa di un personaggio vicino alla batteria. I comportamenti di 'Cacciavite' erano nel mirino dei rivali, specie perché dimostrava di non aver paura della banda criminale.
Usura e strozzinaggio: ulteriori indagini
Le ulteriori indagini hanno portato a scoprire una associazione per delinquere, operante da tempo nel capoluogo, finalizzata all’usura ai danni di persone in gravi difficoltà economiche, nonché altri gravi reati come estorsioni in danno di esercenti attività commerciali.
Originali le modalità con le quali si sarebbe concretizzata l’usura. Il 'contratto' prevedeva che le vittime acquistassero dall’usuraio monili in oro al doppio o al triplo dell’effettivo valore, rivendendoli al loro prezzo corrente a compro-oro compiacenti. Le vittime, in tal modo, ottenevano dagli stessi compro-oro l’immediata liquidità di cui avevano bisogno, ma rimanevano debitori nei confronti dell’usuraio di una cifra pari a quasi il doppio di quella ricevuta.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti le vittime maturavano anche interessi passivi da corrispondere unitamente alla quota-capitale, allo stato quantificati in 150 euro a settimana. Le scadenze imposte dagli strozzini erano settimanali, quindicinali o mensili, indicate in gergo dagli indagati come 'settimane' e 'mesate'.
Nel mirino 'picchiatori' noti livornesi
Parallelamente le indagini si sono sviluppate nei confronti di altri soggetti, che sarebbero noti negli ambienti della malavita livornese come violenti picchiatori, accusati di essere dediti alle estorsioni nei confronti di debitori di somme di denaro.
Anche per tali fatti il GIP livornese, ha condiviso la ricostruzione proposta dalla Procura ed ha accolto la richiesta disponendo l’arresto degli indagati.
Nel corso delle investigazioni sono stati documentati alcuni episodi particolarmente cruenti. Tra questi quello del marzo 2018 quando, il giorno dopo che uno degli indagati aveva parlato di “schiacciare la testa”, la vittima dell’estorsione, minacciata con un coltello ed un’arma da sparo, veniva sottoposta ad un sanguinoso pestaggio.
Oltre agli 11 destinatari dell’Ordinanza eseguita questa mattina, un’altra persona è indagata in stato di libertà.