Covid Empoli, riapre il reparto: "Incremento lento ed evoluzione imprevedibile"
Il Covid torna a far paura. Lo fa in maniera subdola, rianimandosi in un periodo, l’estate, che nella narrazione comune era sempre stato considerato relativamente sicuro. Invece, il coronavirus è stakanovista, non va in vacanza, ed è lesto ad approfittarsi delle nostre distrazioni. Purtroppo, però, a questo giro non possiamo solo prendercela con il destino cinico e baro, perché i comportamenti di parte della cittadinanza stanno avendo una grave incidenza in questa possibile “quarta” ondata.
Secondo l'ultimo bollettino dell'Ausl Toscana Centro, infatti, il 96% dei nuovi ricoverati per Covid nella fascia di età 12-79 anni sono persone non vaccinate e il 100% delle persone ricoverate in terapia intensiva sono persone non vaccinate.
Prima che i campanelli d’allarme si trasformino in assordanti sirene, il sindaco di Fucecchio e presidente della Società della Salute Empolese Valdarno Valdelsa, Alessio Spinelli, pochi giorni fa ha dato l’annuncio su Facebook: “Non avremmo mai voluto che accadesse di nuovo, ma con tutte queste persone che non si vaccinano era inevitabile arrivare a questo punto: l'ospedale di Empoli è costretto a riaprire il reparto Covid”.
E dire che il San Giuseppe aveva chiuso la propria area Covid il 15 giugno e la terapia intensiva il 24 giugno. Chiusure salutate con gioia, a questo punto, prematura.
“La situazione Covid ad Empoli è in lenta ma continua evoluzione e riflette la situazione Toscana e nazionale” dichiara il dottor Luca Masotti, Direttore Medicina Interna II Empoli. “Alla chiusura dei setting Covid di degenza ordinaria e Terapia Intensiva avvenuta a giugno era seguita l’indicazione al ricovero di eventuali casi positivi richiedenti l'ospedalizzazione presso altre strutture ospedaliere dell'Azienda USL Centro, individuate in quelle dotate di Reparti di Malattie Infettive (Prato, Pistoia, OSMA)”.
Purtroppo, spiega Masotti, “l'incremento dei casi nell'Azienda USL Toscana Centro e dei ricoveri – per lo più di media gravità e gestibili in degenza ordinaria – in tali strutture ne ha determinato la saturazione e ha portato alla necessità di dover nuovamente aprire alcuni posti letto Covid in quasi tutti gli ospedali dell’Azienda”.
Dal 31 luglio, quindi, grazie ad alcuni accorgimenti infrastrutturali fatti dopo la precedente chiusura di giugno, l’ospedale di Empoli ha riaperto 11 posti letto Covid nel setting 5 A2 della Medicina Interna 2; praticamente l'ala di tale setting che guarda verso l'Arno e che risulta completamente isolata. Una prima risposta a questa “quarta” ondata sostenuta verosimilmente dalla variante Delta, ondata le cui dimensioni ed evoluzione sono ancora poco prevedibili.
“Ad oggi metà di tali letti è occupata – continua Masotti –. Quello che si può dire al momento è che il trend di incremento, seppur costante, non ha i ritmi della seconda e terza ondata in cui fummo travolti dai ricoveri, sia in termini di numero che di gravità. Qualora l'incremento fosse tale da determinare l'impossibilità ad accogliere in questa “nicchia” i casi positivi richiedenti l'ospedalizzazione, il prossimo passo sarebbe la riconversione completa del setting 5 A2, che ha una capienza di 24 letti, in setting Covid. Quindi, in base all'andamento epidemiologico, valuteremo via via l'apertura di ulteriori setting da dedicare ai pazienti Covid secondo un programma concordato con Direzione Sanitaria di Presidio ed Aziendale”.
Al momento risulta molto difficile fare previsioni, tuttavia non è (ancora) il caso di avanzare ipotesi catastrofistiche: seppur ancora non del tutto soddisfacente, rispetto alla seconda e terza ondata una notevole percentuale di persone è vaccinata, almeno con la prima dose, ed una discreta percentuale di persone ha già avuto il Covid e quindi – aggiunge il Direttore – “nella maggior parte di queste vi è una reazione anticorpale che teoricamente potrebbe renderli immuni da recidive infezioni, almeno nei primi mesi post-infezione. È uno dei tre punti su cui si basa il green pass: vaccinazione o pregressa infezione o tampone negativo nelle precedenti 48 ore”.
D’altro canto, nonostante il sole estivo il futuro appare comunque nebuloso: se nella seconda e terza ondata era prevedibile stimare che un 8-10% delle positività si sarebbe ricoverata in degenza ordinaria e l'1% avrebbe richiesto il ricovero in Terapia Intensiva, in questa nuova ondata, in cui la maggior parte delle positivizzazioni avviene in persone estremamente giovani o comunque relativamente giovani e generalmente senza co-morbidità, nonché in un contesto di popolazione in cui una discreta percentuale è potenzialmente immunizzata per vaccinazione o pregressa infezione, è molto difficile ipotizzare quale sarà l'andamento.
“Condivido le parole e la preoccupazione del Presidente Alessio Spinelli” ammette Masotti. “Lo scorso anno chiudemmo i setting Covid per 5 mesi con riapertura ad ottobre; quest'anno abbiamo potuto chiudere solo per poco più di un mese ed abbiamo riaperto addirittura prima dell'inizio di agosto, seppur con un andamento nettamente più lento – almeno in questi giorni – rispetto ad ottobre”.
“Vaccinarsi è ad oggi l'arma più efficace che abbiamo per arrestare l'avanzare di questa nuova ondata, per contenerla in termini di numero di casi, ospedalizzazioni, mortalità” conclude il Direttore. “I rischi correlati alla vaccinazione sono estremamente limitati e comunque nella stragrande maggioranza dei casi gestibili. Fa male sapere che, secondo i dati aziendali aggiornati ad un mese fa, nella popolazione della nostra zona il 64% delle persone di età compresa tra 18 e 49 anni non si è sottoposta a vaccinazione nonostante le numerose possibilità offerte”.
Giovanni Gaeta