Santo Spirito, il corteo notturno per dire no alle piazze chiuse
"Insorgiamo!"
È il grido di battaglia lanciato dai circa duecento di giovani che hanno partecipato ieri sera al corteo organizzato da numerose sigle appartenenti all’area di sinistra – Firenze Antifascista, CPA Fi sud, Krisis, Collettivo Politico di Scienze Politiche, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, CSA nEXt Emerson, Rifondazione Comunista Firenze, Sinistra Progetto Comune, Partito Comunista sez. Firenze, Rete Antirazzista, Firenze Città Aperta, Occupazione Via del Leone e Partito dei Carc – e che ha sfilato per le vie fiorentine tra piazza Santo Spirito, piazza del Carmine, e piazza Tasso.
La manifestazione, annunciata qualche giorno fa sui social, aveva lo scopo di chiedere il ritiro immediato delle ordinanze di divieto e chiusura delle piazze, esternare l’opposizione a ogni forma di privatizzazione del patrimonio pubblico, nonché dare sostegno alla lotta degli operai GKN.
I ragazzi, ma anche qualche “diversamente giovane”, si sono ritrovati in piazza Santo Spirito verso le 21 e in quei sessanta minuti la piazza ha ospitato le due anime del modo di vivere le notti fiorentine: se all’altezza dell’incrocio tra via Sant’Agostino e via delle Caldaie i ragazzi ballavano al sound del rock di protesta “sparato” dalle casse, sul sagrato della basilica una decina di spettatori attendevano l’inizio dell’esibizione del cantautore Peppe Voltarelli, legata alla rassegna Tradizioni popolari - Il mondo di Santo Spirito e inserita all’interno del cartellone dell’Estate Fiorentina. Gli spettacoli della rassegna, il cui palcoscenico è appunto il sagrato della basilica, sono stati la risposta del comune alla situazione di degrado e malamovida denunciata dai residenti del quartiere e il tentativo di trasformare la piazza, usando le parole dell’assessore alla cultura Tommaso Sacchi, in un “luogo di incontro, legalità e cultura”.
Verso le 22 il corteo ha iniziato a muoversi e ha imboccato via Sant’Agostino, in direzione via dei Serragli, per raggiungere piazza Tasso e fare poi ritorno, verso mezzanotte, in piazza Santo Spirito, dove si è conclusa la manifestazione.
"Vogliamo dire al sindaco che non ci accontentiamo solo di tre o quattro ore in più prima che l’ordinanza entri in vigore – hanno dichiarato i manifestanti in piazza Santo Spirito – e non vogliamo vedere le nostre piazze chiuse, privatizzate. Vogliamo viverle liberamente per avere una socialità sana, fatta di relazioni e che non sia legata alla nostra capacità di spendere”.
“Siamo qui per dire no a un sistema economico che porta il Comune a chiudere spazi pubblici per consegnarli al profitto dei privati; lo stesso sistema che avalla nella nostra città speculazioni immobiliari che portano allo sgombero di edifici recuperati dall’abbandono grazie all’impegno di molti militanti. In nome della lotta al degrado – continuano – ci hanno tolto le piazze, chiamano degrado le persone sedute sulle scalinate a socializzare; per noi il degrado è vedere piazza Santo Spirito occupata con venti sedie per un concerto”.
“Con la scusa della sicurezza ci tolgono spazi pubblici, ma noi rifiutiamo la logica che ci vuole tutti consumatori in uno spazio privato. Firenze non è in vendita, anzi è di tutti quelli che la abitano e la attraversano, che siano cittadini, stranieri o turisti. Tutti hanno diritto a sostare nelle piazze e stare insieme. Sono ormai tante le città in cui alle persone viene impedito di stare in piazza e sedersi sui gradini delle chiese; si può stare solo nei dehors dedicati a chi può spendere. Il Comune vuole trasformare Firenze in un enorme parco giochi per i ricchi turisti del lusso”.
“Hanno definito malamovida coloro che non si allineavano a questo modo di vedere la città. Non era malamovida, ma la rabbia di una generazione che trascorre le giornate chiusa in casa a studiare o a cercare lavoro. La rabbia di una generazione che vede un futuro sempre più nebuloso. Prima di Santo Spirito hanno provato a toglierci piazza Tasso, ma ci siamo ribellati perché era rimasto l’unico posto non asservito alle logiche del capitalismo.
Ce la siamo ripresa perché sappiamo organizzarci e possediamo la forza per combattere per i nostri diritti, riguardino una piazza o una struttura occupata. Questa non è la città che vogliamo. Una città diversa è possibile e noi siamo in grado di costruirne una migliore. Nei luoghi sotto la nostra gestione – concludono gli attivisti – non circolano droghe pesanti, non c’è razzismo, classismo o sessismo. È in questi luoghi che può essere creata la possibilità di dare a Firenze, a chi la vive e a chi la vivrà, un futuro diverso da quello che le istituzioni intendono costringerci a vivere”.
Giovanni Gaeta