Green pass obbligatorio, le reazioni dalla Toscana
Il green pass sarà obbligatorio dal 6 agosto. La notizia ha creato molte reazioni dal mondo politico e imprenditoriale, anche in Toscana.
Anpit Firenze: "Sì al vaccino, no al green pass"
“Sì al vaccino, no a questo green pass. Non possiamo permetterci nuove chiusure nei prossimi mesi, quindi avanti spediti con la campagna vaccinale, ma non possiamo nemmeno colpire, seppur indirettamente, i settori economici già martoriati dall’emergenza come quelli del turismo, della ristorazione, della cultura e dello sport che stanno pagando un prezzo elevato nella nostra città. Potrebbe essere il colpo di grazia definitivo e non possiamo permettercelo”. Così Giorgio Gargiulo, Presidente di ANPIT Firenze.
Cna Firenze: "Ok ma servono modifiche"
“Sosteniamo l’introduzione dell’obbligatorietà del Green Pass sui luoghi di lavoro in cui esista un nesso tra l’attività svolta e la possibilità di contrarre e diffondere il virus, non possiamo che sostenere l’introduzione delle nuove misure in vigore dal 6 agosto, ma occorrono delle modifiche urgenti al provvedimento. Prima di tutto la soluzione della questione del Pubblico: possibile che star seduti all’interno di un ristorante sia più rischioso che fare un viaggio in treno o in autobus o di una giornata a scuola? La domanda è retorica, ma quel che è certo è che non è tollerabile che il pubblico scappi ancora davanti alle proprie responsabilità, mettendo a rischio i sacrifici fatti da imprese e privati cittadini. Il rischio è quello di aprire la porta all’ennesima ondata della pandemia e, a ruota, a nuovi stop o nuove limitazioni nell’attività di impresa. Il nostro paese è sempre stato reticente ad intervenire in ambito pubblico, ma questa volta non si può rimandare, non possono più coesistere due pesi e due misure. Secondo di poi, occorre un’accelerata per il piano vaccinale: ci sono tantissimi minori sopra i 12 anni per cui i vaccini non sono stati e non sono ancora disponibili. Se il gap non sarà superato entro il 5 di agosto, e la cosa è improbabile, occorre innalzare il limite dei 12 anni. Infine, venga affrontato a strettissimo giro, in accordo con i sindacati dei lavoratori, la questione dell’obbligatorietà della certificazione sui posti di lavoro, elusa dall’ultimo decreto”.
Questa la posizione di Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana, sull’ultimo decreto anti Covid varato dal Governo.
Fiepet Confesercenti: "Nuovo supplizio"
“E’ in arrivo un nuovo supplizio”. Michele Vitale, Presidente provinciale dei ristoratori Fiepet Confesercenti, commenta così l’annuncio del nuovo adempimento per i pubblici esercizi di tutta Italia, e quindi anche di Siena e provincia. “Il provvedimento ancora non è disponibile, vedremo nel dettaglio cosa conterrà davvero quando lo sarà. Certo è che l’obbligo di green pass per accedere alle sale interne di bar e ristoranti non sarebbe solo punitivo nei confronti delle attività: sarebbe anche costoso da mettere in pratica e rischioso per i gestori dei locali, che teoricamente dovrebbero istruire almeno una parte del personale in questo senso, con quello che ne consegue in termini di tempo e quindi costi. E’ facile immaginare come questa cosa sia tutt’altro che gratificante per chi, come nel nostro territorio, ha già scontato molto in termini di penalizzazioni nei mesi scorsi”.
Per Vitale, al momento ci sono molti punti da chiarire sull’eventuale introduzione dell’adempimento: in particolare, dice, “ci aspettiamo che vengano esclusi dall’obbligo i piccoli locali con pochi coperti e le attività della zona bianca che già avevano riaperto, anche perché in estate si vive prevalentemente fuori e non a caso le norme avevano permesso una ampia riapertura delle attività. Resta anche da capire che cosa dovrà accadere per gli hotel e i relativi ristoranti: al momento non è chiaro”.
Confartigianato Firenze: "Sacrificio per evitare nuove chiusure"
"La decisione di introdurre l'obbligo del Green Pass dal 6 agosto è una misura che comporterà sacrifici e difficoltà nella gestione ordinaria di molte attività, nonché un rischio di diminuzione del commercio. Tuttavia è una direzione che va condivisa e accettata sia come cittadinanza che come imprenditori. Non possiamo ignorare la difficilissima situazione sanitaria che ci ha accompagnato nell'ultimo anno e i numerosi contagi che, ancora in questi giorni, vengono registrati. Occorre più che mai lungimiranza. Accogliamo l'obbligo del certificato verde come una scelta necessaria per evitare ulteriori chiusure in futuro. Non possiamo in alcun modo permetterci in autunno nuove forme di lockdown o rigide restrizioni all'economia dovute alle zone a colori. Sarebbe un dramma assoluto per le imprese che va scongiurato ed evitato con tutte le forze a disposizione".
Così Alessandro Sorani, presidente di Confartigianato Firenze.
"Alcune questioni andranno definite con maggiore chiarezza, come il ruolo dei controlli che certo non può essere affidato alle singole attività. E' importante garantire la sicurezza sul posto di lavoro e di tutti coloro che entrano nelle aziende, partecipano ad eventi, si spostano per tra ristoranti, spazi culturali e negozi. Il Green Pass - aggiunge Sorani - deve diventare lo strumento che ricostruisce la fiducia e la libertà, non uno stimolo al sospetto verso l'altro. Vogliamo essere ottimisti anche del proseguimento sempre più celere delle vaccinazioni: unica via per instradare la piena ripresa economica".
Stacchini (Confsafit): "Il controllo non sia scaricato sulle imprese"
Il green pass, così come è stato delineato, rischia di essere un provvedimento ingiustamente punitivo per le imprese, che non solo devono sostenere l’onere organizzativo ed economico del controllo, ma anche assumersi responsabilità legali che non competono loro”, afferma con preoccupazione Stefano Stacchini, presidente di Confsafit - Confesercenti Toscana.
“Confesercenti condivide l’esigenza di accelerare l’adesione della popolazione alla campagna vaccinale – aggiunge il presidente Stacchini -, ma la collaborazione delle imprese non può diventare un’assunzione eccessiva di responsabilità o un caos organizzativo, anche in considerazione del fatto che il green pass è comunque una forte limitazione dell’attività economica, che andrà certamente indennizzata”.
“Restano, inoltre, delle incongruenze incomprensibili. Pensiamo ad esempio all’estensione dell’obbligo anche alle fiere all’aperto, che appare immotivata, visto che notoriamente il pericolo di contagio all’aria aperta è minore – prosegue Stacchini -. Questa decisione limita ulteriormente un mondo, quello delle palestre, salute sport e fitness che stato tra i più penalizzati. Comunque, non capiamo perché l’obbligo di green pass non sia sufficiente a riaprire le discoteche: una decisione che rischia di diventare il colpo di grazia per moltissime attività, praticamente chiuse da un anno e mezzo”.
“Confesercenti nazionale ha scritto al Governo per chiedere di aprire un tavolo tecnico ed avviare un confronto con le associazioni che rappresentano le imprese interessate dalle limitazioni – conclude Stacchini -. Draghi ci incontri: sono necessari correttivi urgenti e chiarimenti sulle modalità di controllo prima dell’entrata in vigore dell’obbligo”.
Confesercenti Grosseto: "Provvedimento punitivo per le imprese"
"Condividiamo l’esigenza di accelerare l’adesione della popolazione alla campagna vaccinale, ma la collaborazione delle imprese non può diventare un’assunzione eccessiva di responsabilità per gli imprenditori, anche in considerazione che il green pass è comunque una forte limitazione dell’attività economica, che andrà certamente indennizzata" afferma il presidente provinciale Confesercenti Giovanni Caso.
"Il green pass, così come è stato delineato, rischia comunque di essere un provvedimento ingiustamente punitivo per le imprese, che oltre a sostenere l’onere organizzativo ed economico del controllo, dovrebbero assumersi responsabilità legali che non competono loro".
Secondo Confesercenti restano delle incongruenze: "Ad esempio l’estensione dell’obbligo anche alle fiere all’aperto, che appare immotivata, visto che notoriamente il pericolo di contagio all’aria aperta è minore. Allo stesso modo, non capiamo perché l’obbligo di green pass non sia sufficiente a riaprire le discoteche: una decisione che rischia di diventare il colpo di grazia per moltissime attività, praticamente chiuse da un anno e mezzo".
"Abbiamo scritto al governo per chiedere di aprire un tavolo tecnico ed avviare un confronto con le associazioni che rappresentano le imprese interessate dalle limitazioni".