Vaccinare in carcere, il progetto europeo guidato dall'Università di Pisa
Con l’obiettivo di aumentare i tassi di vaccinazione nelle carceri di tutta Europa, è stato lanciato nelle scorse settimane il progetto “RISE-Vac: Reaching the hard-to-reach: increasing access and vaccine uptake among the prison population in Europe”, che nei prossimi tre anni opererà per ridurre il numero di nuovi casi di malattie infettive prevenibili da vaccino all’interno della popolazione carceraria. Guidato in Italia dall'Università di Pisa con il supporto delle principali istituzioni accademiche e sanitarie di diversi altri paesi, tra cui i Servizi Sanitari dei Paesi partecipanti, il progetto è stato finanziato dall’Unione Europea con oltre 1.5 milioni di euro. Il team di ricerca pisano è coordinato dalla dottoressa Lara Tavoschi, ricercatrice in Igiene generale e applicata al Dipartimento di Ricerca traslazionale dell'Università di Pisa e include anche la professoressa Laura Baglietto del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale, l’assegnista Davide Petri e la dottoranda Sara Mazzilli.
Il principio chiave alla base del lavoro di RISE-Vac è che la salute nelle carceri è un problema di salute pubblica: molti detenuti trascorrono solo un breve periodo in carcere, con un rapido ricambio e rientro nella società dove possono mettere a rischio di malattia infettiva anche altre persone. Vaccinare i detenuti contro le malattie infettive protegge anche le comunità a cui appartengono. «Più che mai, la pandemia di COVID-19 ha messo in luce la necessità di concepire e attuare interventi preventivi inclusivi – dichiara la dottoressa Lara Tavoschi – Avendo come obiettivo i detenuti, il progetto mira a migliorare lo stato di salute di questa popolazione e ad aumentare la consapevolezza del valore della assistenza sanitaria di qualità nelle carceri quale strumento per contrastare le disuguaglianze in salute e contribuire all'obiettivo globale fissato dall’OMS "Leave no one behind"».
Gli operatori sanitari e i ricercatori utilizzeranno metodi basati sui dati epidemiologici e sulle evidenze scientifiche per valutare lo stato dei servizi vaccinali nelle carceri, elaborare linee guida e identificare buone pratiche per programmi di immunizzazione efficaci. Verranno inoltre sviluppate risorse per la formazione e l’istruzione e per migliorare la conoscenza dei vaccini tra i detenuti e personale. «I detenuti hanno tra i più bassi tassi di copertura vaccinale in Europa – continua la dottoressa Tavoschi – Le conseguenze per la loro salute sono tanto maggiori in quanto sono anche uno dei gruppi di persone più a rischio per una serie di malattie infettive che i vaccini possono prevenire. Diversi fattori li rendono più vulnerabili: tendono a provenire da ambienti socialmente svantaggiati, spesso hanno scarsi livelli di istruzione, hanno maggiori probabilità di intraprendere comportamenti ad alto rischio e hanno scarso accesso a cure sanitarie adeguate. Di conseguenza, l'introduzione di programmi di immunizzazione più diffusi, coerenti ed efficaci nelle strutture carcerarie di tutta Europa ha il potenziale per offrire enormi benefici in termini di salute e benessere non solo ai detenuti, ma anche al resto della popolazione generale».
Nell’affrontare il problema, il progetto RISE-Vac riunisce le competenze e l'esperienza di numerosi esperti provenienti da più settori che lavorano nel campo della salute carceraria. I partner del progetto sono: Frankfurt University of Applied Sciences (Germania), ASST Santi Paolo e Carlo Presidio Ospedale San Carlo Borromeo (Milano), Department of Health - Public Health England (UK), National Administration of Penitentiaries (Moldova), Centre Hospitalier Universitaire Montpellier (Francia), Health Without Barriers (Italia), Cyprus National Addictions Authority (Cipro), Ministry of Justice and Public Order - Cyprus Prison Department (Cipro).