Ddl Zan, il fondatore dello Shalom contrario: "Si educa con la cultura, non la galera"
Una personalissima riflessione che condivido con voi sul tormentato iter del DDL Zan.
Sono stato sollecitato a questo da più parti e anche, se consapevole della delicatezza della questione voglio esprimere con libertà il mio pensiero da cittadino e da cristiano.
Come sempre il trabocchetto di essere catalogato di destra o di sinistra non mi preoccupa minimamente, perché la mia bussola è il Vangelo.
È un’odiosa e superficiale abitudine quella di politicizzare il pensiero. Io non ho bisogno di consensi.
La tutela della persona e la sua centralità sono incontrovertibili sul versante umano e religioso.
Il primato evangelico di coloro che per la loro specifica condizione di vita si trovano a vivere in situazioni di emarginazione, disprezzo, disabilità fisiche e psichiche debbono essere maggiormente amate come ha fatto Cristo, l'abbattitore delle diversità e il difensore degli ultimi.
L'atteggiamento di Gesù era quello di curare coloro che degeneravano dall'umano, addirittura con leggi religiose pensate da loro e attribuite a Dio, allontanando e creando le categorie da disprezzare.
Non esiste per Gesù nessuno da escludere, neanche il peggiore degli uomini perché ognuno porta l'impronta di Dio. Cristo si identifica con gli esclusi e gli emarginati.
Chiunque vive diffamando, rinnegando, escludendo dall'amore per l'unicità del suo essere, qualsiasi sia la propria condizione fisica o il proprio orientamento sessuale, è contro Dio.
Il bullizzatore, lo spregiudicato che giudica e offende, nel pensiero di Gesù, è colui che va curato, esorcizzato, lo dico in senso metaforico come nei vangeli, perché è contro l’uomo, dunque contro Dio.
Si cura e si educa con la cultura non con le sanzioni e la galera. Certi processi culturali hanno bisogno di tempo, perché la nostra società si trascina un retaggio di convinzioni che viene da molto lontano. Non si può un bel giorno sanzionare perché qualcuno pensa che la famiglia sia fondata nell'unione fra un uomo e una donna e che vige fin dai tempi di Gesù un Sacramento che è alla base del matrimonio.
Ma questo non esclude che si possa insegnare che vi sono altre forme di unioni affettive che meritano rispetto e accolgono la vita e quei bambini, quei figli sono sempre e comunque un dono per la chiesa e per la famiglia umana.
Si possono non condividere i metodi di fecondazione non naturale, ma non sta a noi giudicare, tanto meno ad alzare sospetti e atteggiamenti di esclusione di questi figli.
Accoglienza, comprensione, rispetto verso il nuovo che avanza a piccoli passi e senza forzature ricordando sempre che i figli non sono un diritto, ma un dono.
Per alcuni aspetti questo disegno di legge mi sembra aggressivo e se male attuato può portare a possibili e nefaste interpretazioni, nella parte sanzionatoria, che consiglierei di rivedere nel solco del buon senso.
Ho avuto anche il conforto di persone che vivono serenamente la loro unione gay, ma che rimangono ancorate alla convinzione che la famiglia tradizionale rimanga un pilastro fondamentale nelle variegate e mutate condizioni dell'essere umano che avanza nella libertà e matura progressivamente nel diritto e nella imprescindibile scienza, che ancora dovrà molto provare della profondità e originalità dell'essere umano.
Don Andrea Cristiani, fondatore del Movimento Shalom