A Calci 'Stellemiti', mostra del santacrocese Romano Masoni
Dal 2 luglio al 5 settembre 2021 il Museo ospita, all'interno della suggestiva Galleria dei cetacei, "Stellemiti" di Romano Masoni.
La mostra raccoglie installazioni, dipinti e incisioni dell'artista di Santa Croce sull'Arno.
“Un ragionamento su se stesso, con la consueta forza dissacratoria, che ha i caratteri di indubbia universalità.” Con queste parole Luigi Sirota presenta l'artista toscano, ricordando anche l'intervista di Alberto Pozzolini di qualche anno fa: “Heinrich Böll, un giorno, propose di definire l’arte con tre semplici aggettivi, due dei quali a me sembrano piani e semplici, prevedibili, il terzo, invece, una scudisciata inaspettata. L’arte, per Böll, è libera (frei), ordinata (geordnet) e inconsolabile (untröstlich). Me ne sono ricordato quella sera del 2009 quando a San Miniato Masoni fu premiato insieme ai due più illustri concittadini, i registi cinematografici Paolo e Vittorio Taviani. In mezzo ai due registi, ho capito gli aggettivi di Böll, ho capito che i Taviani sono frei (liberi) e geordnet (ordinati) e che il mio Romano è untröstlich (inconsolabile)”.
Ilario Luperini, nel suo testo a corredo del catalogo della mostra, racconta la ricerca di Masoni come “una ricerca motivata solo da interessi creativi che si sviluppa tra rabbie esistenziali ed esili fili di malinconia, preceduta da lunghe meditazioni intorno all’uomo, e al suo attuale svilimento.”
Lo stesso Romano Masoni, infine, ce ne offre la chiave interpretativa: “Stellemiti” - dice - “nasce così. Nasce sul sopra e sul sotto. Non sono capace di salire né più in alto né più in basso. Tutto il resto mi sembra muto. Come vedi mi fermo a un mucchio di ossa e di carcasse e ugualmente mi sento inghiottito in un abisso che trovo irragionevole e mi spaventa. Insomma, caro Ilario, qui si viaggia sopra i morti, che poi vuol dire camminare e abitare tempi e memoria. Mi sento come quel motociclista all'inizio, viaggiatore cieco e mascherato che conosce i ponti e le muraglie e comprende gli inciampi e i segni della terra. Ho cominciato la storia con lui e le sue cartografie e ho chiuso con la carcassa di un Batrace in movimento (un rospo) che si ferma dopo una lunga marcia e aspetta. Come aspetto io”.