Cogliere assolutamente le opportunità offerte dalla “white economy”, che in Toscana vanta numeri importanti; rivedere il modello delle Rsa, che sta andando in crisi; prevedere percorsi per la cura della cronicità, per le cure intermedie, implementare la prevenzione; investire sulla medicina territoriale e sui servizi sociosanitari partendo dalla co-programmazione con gli addetti ai lavori. Sono questi gli spunti emersi durante le audizioni, che si sono svolte ieri mattina in commissione Sanità presieduta da Enrico Sostegni (Pd), nell’ambito del percorso per gli Stati generali della salute.
Questa volta ad essere ascoltati sono stati i rappresentati delle categorie economiche: Confindustria, Cna, Confartigianato, Confcooperative, Legacoop, Confcommercio.
Quello delle audizioni per gli Stati generali della Salute è un percorso recentemente avviato dalla terza commissione e porterà alla definizione di un documento conclusivo da consegnare alla Giunta in vista dell’appuntamento del prossimo autunno. Un processo partecipativo che vede ora in primo piano il Consiglio regionale e che chiama in causa ogni cittadino attraverso una consultazione online sul sito web del Consiglio regionale.
Da parte di Massimiliano Boggetti, coordinatore del gruppo salute di Confindustria toscana, è stato messo in rilievo come la mancanza di produzione interna di vaccini e farmaci abbia creato un vulnus enorme all’Italia, emerso chiaramente con la pandemia. Per questo è necessario rafforzare il settore utilizzando anche le risorse messe a disposizione dal Pnrr, implementando la medicina territoriale e rinnovando il parco tecnologico degli ospedali. La “white economy” in Toscana ha numeri importanti: la farmaceutica ha esportato per 4 miliardi di euro (il 12% dell’export del settore a livello italiano) e, ha concluso Boggetti, servono strategie unitarie, il potenziamento del transfert tecnologico, politiche che attraggano i talenti.
Tina Pugliese, di Cna, ha sottolineato la necessità di investire sulla sanità digitale, di organizzare meglio i percorsi di cura Covid e non-Covid e di predisporre un sistema sociosanitario che garantisca la prevenzione e la cura per i pazienti affetti da altre patologie.
Per Confartigianato, Francesca Masselli ha ricordato che la Toscana è una regione anziana e che il 40% della popolazione è affetto da malattie croniche. Necessario, dunque, rivedere i modelli di cura, anche perché le Rsa sono in crisi e rischiano di chiudere per mancanza di personale, pensando anche a una diversa presa in carico di chi necessita di cure intermedie.
Anche Alberto Grilli di Confcooperative ha insistito sul bisogno di pensare ad altri modelli di presa in carico dei pazienti anziani che non siano le Rsa, partendo dal potenziamento delle cure territoriali; ha poi lanciato un allarme per la carenza di figure sanitarie e sociosanitarie.
Per Legacoop, rappresentata da Assunta Astorino, è da incrementare il meccanismo della co-programmazione e il coinvolgimento in questo del terzo settore, investendo in un sistema più evoluto di medicina territoriale e di servizi sociosanitari.
Siriano Fornesi di Confcommercio ha concluso ribadendo la necessità di ripensare il modello delle residenze sanitarie assistite, partendo anche da certe storture: se i gestori riescono ad aggiudicarsi i bandi anche con l’8 per cento di ribasso, ha spiegato, è evidente che non possono permettersi di formare il personale.
“Sicuramente la sinergia con il terzo settore è fondamentale – ha commentato alla fine Enrico Sostegni -. Per questo i suggerimenti di oggi sono importanti, e ne aspettiamo altri, per dare gambe a forme di co-programmazione che delineino le strategie sanitarie del futuro”.
Fonte: Regione Toscana - Ufficio Stampa
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