Estar, la centrale per gli acquisti sanitari della Regione Toscana, avrà indietro quasi 2 milioni di euro dei 3,2 che aveva pagato per la commessa da 93 milioni di mascherine stipulata con Yl, ditta cinese finita in un'inchiesta condotta dalla procura di Prato e guardia di finanza per i Dpi commissionati in emergenza Covid.
L'indagine, avviata un anno fa, aveva scoperto una maxitruffa ai danni della nostra Regione: le mascherine, infatti, non solo non rispondevano ai requisiti di qualità, ma la loro produzione era stata subappaltata a ditte cinesi con operai irregolari, nonostante l'appalto non prevedesse l'esternalizzazione del lavoro.
In piena emergenza sanitaria, infatti, la ditta convertì la produzione da abbigliamento a dispositivi di protezione e ottenne due maxi commesse: una da Estar per 93 milioni di mascherine, e l'altra dalla Presidenza del Consiglio dei ministri che ne ordinò 7 milioni da distribuire alla Protezione civile. L'incasso complessivo si sarebbe aggirato intorno ai 45 milioni.
La sentenza, dunque, ha accordato quindici patteggiamenti e confiscato circa 2 milioni di euro al gruppo Yl, soldi che appunto devono essere restituiti ad Estar. Patteggiano una condanna a 1 anno e 10 mesi i due fratelli al vertice del gruppo Yl.
Gli altri patteggiamenti riguardano i parenti dei fratelli a capo della Yl e dieci cinesi a capo delle varie ditte in subappalto: per loro condanne da 1 anno e 2 mesi, a 2 anni, a seconda del numero di lavoratori irregolari alle dipendenze.
Le accuse sono frode in pubblica fornitura, truffa aggravata ai danni di Estar e truffa tentata ai danni della Presidenza del Consiglio, impiego di manodopera clandestina, sfruttamento del lavoro e favoreggiamento della permanenza in Italia di operai irregolari per trarne profitto.
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