A Montelupo Fiorentino una nuova stagione di Cantieri d’Arte: la ceramica incontra la letteratura
A Montelupo Fiorentino, dal 18 al 31 luglio, si tiene una nuova stagione di Cantieri d’Arte.
Un programma di residenze artistiche, curato da Christian Caliandro, unirà l’arte visiva, la ceramica di Montelupo e la letteratura.
Cantieri Montelupo è il progetto, curato da Christian Caliandro, organizzato e sostenuto dalla Fondazione Museo Montelupo Onlus e dal Comune di Montelupo Fiorentino per la rassegna Cèramica OFF.
Negli ultimi anni la ceramica di Montelupo è stata il mezzo espressivo di laboratori di sperimentazione artistica in molti ambiti: dalla materia prima dell’arte contemporanea sviluppata nel programma Materia Prima, curato da Marco Tonelli, che ha costruito il nucleo del percorso urbano di opere site specific, alle edizioni di Materia Montelupo, About a Vase, Doppio Circuito, Il Colore Interiore, a cura di Matteo Zauli e Ceramica Dolce, il progetto curato da Silvana Annicchiarico, che hanno affrontato il tema del rapporto tra alto artigianato, arte contemporanea e design, mettendo in relazione gli artisti e i designer ospiti con le competenze degli artigiani del territorio per lo sviluppo di opere e collezioni di manifattura.
Con questo stesso significato, ovvero l’incontro, l’integrazione, la valorizzazione delle capacità del territorio e la sperimentazione di nuovi linguaggi, il Museo ha affidato a Christian Caliandro questa nuova edizione, che si contraddistingue per l’inserimento di un linguaggio ulteriore, quello della letteratura e della poesia.
Tre autori, che seguiranno i Cantieri Montelupo, dedicheranno un loro testo a Montelupo, al lavoro degli artigiani e allo sviluppo delle opere che ne nasceranno.
Il termine Cantieri scelto per designare il programma di residenze artistiche dell’estate 2021 (18-28 giugno; 9-18 luglio; 23 luglio-1 agosto) descrive il carattere sperimentale dei processi che esso intende attivare e si rifà all'esperienza consolidata a Montelupo dei cantieri d'arte.
I quattro artisti coinvolti Marco Ulivieri, Laura Cionci, Emanuela Barilozzi Caruso e Alessandro Bulgini, avvieranno una collaborazione con alcune realtà formative, artigianali e imprenditoriali del territorio, Centro Ceramico Sperimentale, Ceramiche Tombelli, Ceramiche Giglio e Ceramiche Arno, con cui condivideranno il loro metodo e il loro approccio creativo.
L’intero progetto si fonda sul tentativo di favorire l’emersione di dinamiche impreviste e inattese, che si riferiscano direttamente a loro volta non tanto a tratti stilistici e tecnici quanto a un’intera attitudine, a quella che potremmo definire una disposizione d’animo.
Le dimensioni fondamentali di questo lavoro collettivo – che si avvierà di volta in volta attraverso workshop intensivi e talk - sono dunque l’esperienza, il dialogo, l’incontro e la partecipazione: l’idea e la pratica, cioè, di una relazione paritaria e biunivoca. A questo scopo nelle residenze sarà convocato un terzo linguaggio, quello della letteratura e della poesia, attraverso la collaborazione e l’esperienza degli autori invitati, Claudia Di Palma, Mauro Covacich, Angelo Ferracuti.
«Questa idea e questa pratica si avvicinano, in fondo, a quello che Carla Lonzi definiva negli anni Settanta “sbocciare nella reciprocità”: coincidono forse con un’arte che aiuti a vivere, a esistere con gli altri; a (ri)costruire un mondo comune e un modo comune di stare al mondo, di stare insieme (con-vivere). Questa forma di arte è totalmente aperta, e vive nel rapporto con gli individui, con la comunità e con il territorio. È un’esperienza interiore e, al tempo stesso, un’esperienza vissuta insieme ad altri.
E non è lontana, in fondo, da quell’arte per tutti descritta nello stesso periodo dal designer Ettore Sottsass: “Da ogni parte si prenda, (…) a me pare che la cultura non sia un bene ‘superiore’: non mi pare che la cultura sia fatta di materia speciale, né soprannaturale, né magica, né niente. A me pare che la cultura sia un bene che – un giorno o l’altro – dovrà essere considerato come un bene qualunque, un bene come un altro, che tutti possono produrre per sé e per gli altri e al cui progetto tutti possono e hanno diritto di partecipare, inventando, negando, facendo casino…” (Il popolo lontano, in Molto difficile da dire, Adelphi 2019, p. 272)» (Christian Caliandro).
«Il critico letterario Samul Johnson più di un secolo fa scriveva "Il linguaggio è l'abito del pensiero". La formula dei cantieri che proponiamo a Montelupo mette a confronto linguaggi diversi: quello espressivo e figurativo della ceramica con quello delle parole di scrittori e poeti. In questa operazione tentiamo una comunicazione fra generi, fra linguaggi diversi con l'obiettivo e la speranza che ciò serva ad ampliare il pensiero di chi realizza l'opera, ma soprattutto di chi la fruisce.
Siamo soliti per necessità e per abitudine a semplificare i concetti. Credo che dovremmo tornare a innamorarci della complessità. Molti dei progetti proposti dal Comune e dalla Fondazione Museo Montelupo hanno questo filo conduttore: proporre un modo di fare cultura che ci avvicini al complesso, che lo renda accessibile e che incuriosica persone di estrazione ed età diverse», afferma l'assessore alla cultura Aglaia Viviani.
Fonte: Comune di Montelupo Fiorentino - Ufficio Stampa